Io capitano, recensione: Garrone completa la sua "trilogia della speranza"

La recensione di Io capitano, film di Matteo Garrone in concorso a Venezia 2023, sull'epopea di due ragazzi senegalesi in viaggio verso l'Italia per realizzare i propri sogni.

Io capitano, recensione: Garrone completa la sua 'trilogia della speranza'

Quando vediamo le immagini dei migranti morti in mare, o stipati sui barconi, spesso, a seconda del nostro grado di empatia, le reazioni possibili sono due: profonda compassione o distaccato cinismo. "Sarebbero potuti rimanere a casa loro invece di rischiare", dice chi reagisce all'orrore valutandolo soltanto dal proprio punto di vista, senza provare a mettersi nei panni degli altri. Matteo Garrone va oltre: invece di affrontare la tragedia di chi è disposto a scommettere sulla propria vita pur di partire concentrandosi su protagonisti con una storia disperata, sceglie di seguire due ragazzi adolescenti come tanti, la cui situazione familiare è dignitosa. Ma niente di più. È proprio per questo che vogliono andare in Italia: esattamente come qualsiasi ragazzino europeo, vogliono provare a fare musica, sognando di diventare famosi. La recensione di Io capitano parte da questa consapevolezza: Seydou e Moussa non sono creature lontane, incomprensibili, sono due ragazzi assolutamente normali.

Io Capitano Trailer Garrone
Io Capitano: i protagonisti in una scena del film

Io capitano di Matteo Garrone, nelle sale italiane dal 7 settembre, dopo la presentazione in concorso a Venezia 2023, è un film coraggioso perché, proprio per l'approccio scelto dall'autore, potrebbe essere accolto male sia da chi è a favore di politiche di sostegno ai migranti, sia chi vorrebbe invece una linea più dura. Raccontare il dramma con toni cupi e disperati è molto più facile: è consolatorio, fa sentire chi sta dall'altra parte magnanimo e anche più fortunato, ponendo un confine tra "noi" e "loro". Mostrare invece due ragazzi comuni, anche ingenui, come potrebbe essere qualsiasi adolescente italiano, accorcia le distanze.

E Seydou e Moussa sono veramente due persone semplici: ascoltano la musica occidentale, indossano le magliette dei calciatori famosi, portano le Nike. Il primo in particolare è veramente ancora un bambino: gioca con la sorella più piccola, è molto attaccato alla madre, che rivede in ogni signora che incontra sul suo percorso. Eppure, la voglia di inseguire le proprie aspirazioni è più forte di tutto: ai due cugini non basta semplicemente sopravvivere. Vogliono essere felici, realizzarsi. Un diritto che, a quanto pare, per chi è nato nella parte più sfortunata del mondo è non solo inammissibile, ma nemmeno pensabile.

Io capitano: il trailer

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Matteo Garrone e la sua "trilogia della speranza"

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Io Capitano: un frame del film

Seguendo un discorso cominciato con Gomorra e continuato con Pinocchio, Matteo Garrone realizza quella che potremmo definire una "trilogia della speranza": al cuore di queste tre storie ci sono infatti tre ragazzi che cercando la bellezza pur provenendo da un ambiente che non li aiuta per nulla a trovarla. Totò, Pinocchio e Seydou hanno tutti gli occhi lucenti, non ancora corrotti definitivamente dal mondo degli adulti.

Ecco perché il viaggio dei due cugini, pur essendo pericoloso, sembra quasi una favola: si spiegano così le visioni magiche di Seydou, e la scelta di non mostrare le scene più brutali nella prigione. Come fossero due "candidi" di Voltaire, i ragazzi si ostinano a credere che ce la faranno, che andrà tutto bene. L'Europa è il loro Paese dei balocchi.

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Io Capitano: un momento del film

Garrone si affida totalmente al carisma e alla fisicità del suo protagonista, Seydou Sarr, che ha messo diverse cose biografiche in questo personaggio. Un talento che vediamo sbocciare sotto i nostri occhi e che sarebbe un candidato ideale per il Premio Marcello Mastroianni, riconoscimento che la mostra dà agli attori emergenti. I suoi occhi dolci e il sorriso aperto, da bambino, creano un contrasto interessante con il suo fisico atletico e forte.

Così come energica è la regia dell'autore, che dà a ogni sua opera il vigore di un incontro sportivo: sempre nervosa e pronta all'azione, al movimento. Il finale di Io capitano è un altro elemento che farà discutere: non c'è bisogno di raccontare di più, il dopo, perché il cuore di tutto qui è la speranza. Quella che molti di "noi", a cui ogni possibilità è vicina, diamo spesso per scontata.

Conclusioni

Come scritto nella recensione di Io capitano, Matteo Garrone racconta il viaggio di due ragazzi senegalesi verso le coste dell'Italia come se fosse una favola. Scegliendo due protagonisti perfetti, che portano anche parte della propria biografia ai personaggi, appoggia tutto il peso del film sulle loro spalle. Scegliendo di raccontare la storia di due adolescenti normali, che si imbarcano perché vogliono realizzare i propri sogni, Garrone realizza un film coraggioso, che accorcia le distanze tra "noi" e "loro".

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • La spontaneità dei due protagonisti, Seydou Sarr e Moustapha Fall.
  • La regia sempre pronta all'azione di Garrone.
  • L'approccio da fiaba verso un tema molto complesso.

Cosa non va

  • Il film potrebbe suscitare polemiche, sia da parte di chi è a favore di politiche di sostegno ai migranti, sia chi vorrebbe invece una linea più dura.