Hayao Miyazaki, con Il mio vicino Totoro: "Ho assolto un debito nei confronti del Giappone"

Il regista Hayao Miyazaki ha raccontato che Il mio vicino Totoro nacque da un sentimento di "debito" verso il Giappone. Uscito insieme a Una tomba per le lucciole, il film ha segnato un punto di svolta per Studio Ghibli, trasformandosi in icona universale.

Un ritratto di Hayao Miyazaki

Ogni film di Studio Ghibli è un capitolo a sé, ma pochi potrebbero pensare che Il mio vicino Totoro per Hayao Miyazaki non fu soltanto un racconto poetico: rappresentò il modo per restituire qualcosa alle radici che lo avevano formato.

Il "debito" di Miyazaki e la genesi di un'icona

Prima di lavorare a Il mio vicino Totoro, Hayao Miyazaki aveva diretto due lungometraggi ambientati in mondi lontani o immaginari, una scelta che iniziò a pesargli come un fardello invisibile. "Fino ad ora ho realizzato opere ambientate in paesi stranieri o in nazioni immaginarie, e a poco a poco ho iniziato a sentire di accumulare un debito verso il mio Paese, il Giappone", dichiarò il regista durante l'annuncio congiunto di Totoro e Una tomba per le lucciole. A rivelarlo di recente è stato l'account ufficiale del Friday Roadshow di Nippon TV, in occasione della trasmissione integrale del capolavoro di Isao Takahata.

Un wallpaper del film Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki
Una scena de Il mio vicino Totoro

Il film vide la luce nel 1988, in un'insolita doppia uscita insieme a Una tomba per le lucciole, una scelta nata dalla necessità economica. Inizialmente, infatti, l'idea di Totoro era stata respinta dalla casa editrice Tokuma Shoten. Solo l'intuizione del produttore Toshio Suzuki, che decise di proporre i due titoli come un pacchetto unico, convinse gli investitori: da una parte il valore storico di Takahata, dall'altra la freschezza fiabesca di Miyazaki.

Così nacque uno dei doppi programmi più spiazzanti e memorabili della storia del cinema. Nonostante un avvio al botteghino meno fragoroso di quanto ci si potesse aspettare, entrambi i film conquistarono critica e pubblico nel tempo, aprendo una nuova era per Studio Ghibli.

Totoro tra memoria personale e mito universale

L'idea di Totoro era germinata anni prima, durante il periodo in cui Miyazaki lavorava alla Nippon Animation, tra il 1975 e il 1979. Già allora aveva abbozzato l'immagine, destinata a diventare iconica, di una bambina sotto la pioggia accanto a una creatura enorme e bonaria.

Un wallpaper del film d'animazione Il mio vicino Totoro di Hayao Miyazaki
I personaggi di Il mio vicino Totoro

Il progetto, concepito inizialmente come serie animata per bambini dal titolo My Neighbor is a Mimin Owl, fu accantonato fino a quando Suzuki non ne sostenne la rinascita come lungometraggio, sulla scia del successo di Nausicaä della Valle del vento e Laputa - Castello nel cielo.

La forza di Totoro risiede nell'intreccio tra invenzione poetica e vissuto personale. Miyazaki ambientò il film a Tokorozawa, la città di Saitama dove si era trasferito nel 1970, arricchendo i paesaggi con ricordi d'infanzia legati al fiume Kanda e agli anni trascorsi nei pressi di Seiseki Sakuragaoka. Persino la madre delle protagoniste, Satsuki e Mei, porta con sé l'ombra della biografia del regista: come sua madre, anch'essa affronta una lunga malattia. L'art director Kazuo Oga aggiunse ulteriore autenticità, inserendo scorci ispirati al proprio villaggio natale in Akita. Il risultato fu un mondo sospeso tra il realismo intimo e la magia senza tempo.

L'animatore di Principessa Mononoke rivela come Hayao Miyazaki ha quasi mandato in bancarotta lo Studio Ghibli L'animatore di Principessa Mononoke rivela come Hayao Miyazaki ha quasi mandato in bancarotta lo Studio Ghibli

A distanza di decenni, Totoro continua a risuonare in culture lontane: non solo attraverso il merchandising, che ha reso la creatura un'icona pop globale, ma anche grazie a nuove forme di rilettura. La recente trasposizione teatrale al Gillian Lynne Theatre di Londra, con le musiche di Joe Hisaishi e un sofisticato uso di marionette, ha conquistato pubblico e critica, collezionando sei Olivier Awards e cinque WhatsOnStage Awards. Una conferma che l'eco di quel "debito" restituito da Miyazaki non si è mai esaurita, ma continua a moltiplicarsi in nuove vite artistiche.