Harvey Weinstein, secondo una testimone al processo contro l'ex produttore, avrebbe usato i nomi di Charlize Theron e Salma Hayek per intimidire le proprie vittime e giustificare le richieste sessuali.
Dawn Dunning, non coinvolta come accusastrice ma come testimone, ha infatti ricordato davanti alla Corte Suprema di New York le tattiche usate per intimidirla. La donna, ora quarantenne, ha incontrato Harvey Weinstein quando aveva 24 anni e lavorava come cameriera in un nightclub. Dunning ha ricordato di aver avuto due incontri con l'ex produttore che le aveva fatto credere che la stesse considerando per un ruolo in Derailed - Punto d'impatto e altri due progetti. La testimone sostiene che il primo dei due incontri sia avvenuto in un hotel e Weinstein l'avrebbe toccata in modo inappropriato nelle parti intime, situazione che l'ha sconvolta e l'ha spinta ad allontanarsi rapidamente, mentre Harvey la implorava di non rendere la situazione più drammatica di quanto fosse e chiedendole scusa. Un mese dopo, in occasione del secondo incontro, invece che parlare di lavoro il produttore le aveva proposto un rapporto sessuale a tre in una suite. Dunning ha rifiutato, scatenando la reazione di Weinstein che aveva iniziato a urlare. La donna sostiene che fosse in accappatoio e avesse mostrato dei contratti urlando che li avrebbe firmati subito se avesse accettato il rapporto. Dunning ha sottolineato: "Mi sono messa a ridere. Pensavo stesse scherzando". Questo atteggiamento avrebbe scatenato la rabbia di Harvey che avrebbe replicato: "Non farai mai strada nel settore, è così che funziona!". In quel momento l'ex produttore avrebbe citato Charlize Theron e Salma Hayek come esempi di chi aveva fatto strada grazie a quello che erano disposte a fare.
Dunning sostiene inoltre che aveva accettato gli incontri perché i commenti che aveva ricevuto da Weinstein sul suo corpo non erano peggiori rispetto a quello che le veniva detto dai clienti del nightclub, non dimostrando inoltre un atteggiamento pericoloso. La scelta di rivederlo dopo il primo approccio era stata inoltre motivata dalla convinzione che fosse un incidente isolato: "Volevo fingere che non fosse accaduto. Non volevo essere una vittima. Stavo cercando di ottenere un lavoro, quindi era un rapporto professionale... Per me era davvero importante".