Harvey Weinstein è stato condannato a 16 anni di carcere dopo essere stato giudicato colpevole di stupro e altri crimini di tipo sessuale.
La nuova sentenza, pronunciata dal giudice Lisa B. Lench, si aggiunge ai 23 anni di carcere con cui si è concluso nel marzo 2020 il processo che si è svolto a Manhattan per altre accuse, sempre relative alle violenze subite da alcune donne vittime del produttore.
Il giudice Lisa B. Lench, pronunciando la sentenza, ha dichiarato: "Queste non sono scelte facili da prendere, ma questa è la mia decisione".
Harvey Weinstein, dopo che la vittima #1 ha pronunciato una dichiarazione in aula, ha dichiarato: "Ribadisco la mia innocenza. Non l'ho mai violentata o aggredita sessualmente. Non ho mai conosciuto questa donna e lei non conosce me. Tutto questo è per ottenere dei soldi. Per favore non condannatemi all'ergastolo. Non lo merito. Ci sono così tante cose sbagliate in questo caso".
Il procuratore distrettuale di Los Angeles aveva invece chiesto il massimo della pena prevista, ovvero 24 anni.
I legali dell'ex produttore hanno già dichiarato che cercheranno di far ribaltare le sentenze in appello, cercando di evitare al proprio cliente una morte dietro le sbarre, considerando che attualmente non potrebbe uscire in libertà vigilata prima del 2039. Secondo gli avvocati dello studio Werkman Jackson & Quinn i procuratori distrettuali Marlene Martinez e Paul Thompson hanno creato una "versione falsa" degli eventi e delle circostanze presentando il proprio caso ai giurati ed era necessario annullare il risultato del processo. Il giudice Lench ha però respinto oggi la richiesta.
Il 9 febbraio la vittima #1, la cui identità non è stata rivelata, ha inoltre sporto un'altra causa contro Harvey Weinstein relativa alla violenza che sarebbe avvenuta nel febbraio 2013 nella sua stanza di hotel a Beverly Hills, dove Weinstein si sarebbe presentato senza essere invitato dopo aver incontrato la donna, una modella italiana, durante l'Italia Film Fest poche ore prima. La difesa ha usato questo nuovo procedimento legale per sostenere la sua teoria che la donna voglia solo ottenere del denaro.