Harry Potter, Miriam Margolyes: "Se la mia salute peggiora voglio la morte assistita"

La star della saga basata sui romanzo di J.K. Rowling ha espresso pubblicamente le sue intenzioni nel caso dovessero aggravarsi le sue condizioni.

Primo piano di Miriam Margolyes

Miriam Margolyes, conosciuta in tutto il mondo per il ruolo della professoressa Pomona Sprite in Harry Potter, sta vivendo un periodo particolarmente complicato.

L'attrice, in una recente intervista, ha raccontato la sua convivenza con diverse condizioni mediche, e ha confessato che sarebbe pronta a ricorrere alla morte assistita nel caso le sue condizioni dovessero peggiorare.

Miriam Margolyes è favorevole alla morte assistita

"Non voglio attraversare un periodo di lenta decadenza fatto di dolore e imbarazzo" ha spiegato Margolyes "Se un ictus significasse che non potrei più parlare, o fossi doppiamente incontinente, o perdessi completamente la testa, chiederei la morte assistita. Questo perché voglio essere chi sono. Non voglio essere meno di ciò che posso essere".

Miriam Margolyes e il regista Chris Columbus sul set del film Harry Potter e la Camera dei Segreti
Miriam Margolyes sul set di Harry Potter e la camera dei segreti

Da diverso tempo, la star di Harry Potter e la camera dei segreti si è aperta pubblicamente sui suoi problemi di salute, tra cui la stenosi spinale. A causa di queste condizioni, lo scorso anno l'attrice dichiarò di avere una mobilità ridotta, attribuendo le sue patologie anche ad una scarsa cura della propria salute, tra attività fisica e alimentazione.

La morte assistita nel Regno Unito

Attualmente, la morte assistita non è legale nel Regno Unito ma due mesi fa il Parlamento britannico ha votato a favore di un disegno di legge che la legalizzi per le persone malate terminali.

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Il Terminally III Adults (End of Life) Bill concede ai pazienti terminali dai 18 anni in su in Inghilterra e in Galles, che siano mentalmente presenti e con un'aspettativa di vita inferiore ai sei mesi, il diritto di porre fine alla propria vita con assistenza medica.

Si tratta di un trattamento diverso dall'eutanasia, perché sono i pazienti stessi ad assumere i farmaci prescritti per porre fine alla loro vita e non un medico. La richiesta viene accordata previa valutazione di medici, e una commissione composta da un assistente sociale, una figura giuridica senior e uno psichiatra.