Gualtiero Cannarsi ha spiegato il proprio processo lavorativo sugli adattamenti nel corso di un appassionato dibattito durante il panel dell' Ultrapop Festival, moderato dai nostri Giuseppe Grossi e Antonio Cuomo con lo scopo di approfondire insieme il tema e analizzare la filosofia alla base del suo lavoro. Un processo spesso criticato, al punto che lo scorso anno, in seguito a numerose polemiche, Netflix scelse di rimuovere la versione italiana di Neon Genesis Evangelion, realizzata a partire dall'adattamento di Cannarsi, e proprio in queste ultime settimane è stato caricato un nuovo doppiaggio, fatto ex novo.
Gualtiero Cannarsi, che ha parlato anche di Hayao Miyazaki e lo Studio Ghibli, non ha avuto interesse a cavalcare l'onda di quella polemica, quel che conta per lui è l'opera a cui ha lavorato: "Per me esiste solo Shin seiki Evangerion, una serie giapponese andata in onda dal 1995 al 1996 e poi conclusa con due film usciti nel 1997. Una serie su cui ho operato insieme a dei colleghi per cercare di renderla nella maniera ottimale nella mia lingua madre." Una serie che, come ricorda lo stesso Cannarsi, sollevò grandissimo interesse mediatico al momento della sua prima trasmissione giapponese e merita una forte attenzione.
Un'attenzione che Gualtiero Cannarsi ha avuto modo di dedicare alla serie per due volte, perché suo era anche l'adattamento precedente a quello presentato su Netflix lo scorso anno, collaborando a stretto contatto con i traduttori di cui si avvale e arrivando a una profonda comprensione dell'opera. Proprio questa profonda comprensione va canalizzata nel lavoro di adattamento, con tutte le difficoltà e criticità che possono emergerne. "Il doppiaggio è un falso" dice Cannarsi quando gli viene chiesto se ha ragionato sull'adattamento della discordia dello scorso anno, "qualsiasi doppiaggio non è l'originale. Nasce falso e resta falso" e quindi è per lui inevitabile continuare a pensarsi anche una volta chiuso, perché si tratta di un lavoro "sempre perfettibile".
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Ammette di ricordare ogni singola frase e i ragionamenti fatti per ognuna di esse: "continuerò sempre a pensarci, sono condannato a questo" e tanti sono gli spunti emersi anche successivamente, anche nel confronto con la community online con cui mantiene un dialogo costante, da appassionato quale è. La discussione si è concentrata su alcune di queste scelte, quelle più divisive e discusse, come il "nessuna recalcitranza" dell'ultimo adattamento di Evangelion per Netflix, ma Gualtiero Cannarsi rivendica le proprie scelte come le più sensate e aggiunge: "Non è importante se il pubblico trova strana qualcosa, è anzi importante che resti tutta la stranezza di un'opera", ribadendo il rispetto per l'originale. Sul caso specifico, spiega come Hideaki Anno sia noto per rappresentare l'esercito giapponese come "una macchina vecchia, anacronistica e ingolfata in meccanismi fini a loro stessi e questa caratterizzazione passa attraverso uniformi, musica, ma anche dialoghi".
E per questo pensa che "sia bene se il pubblico trovi strana la parola recalcitranza", ed è una scelta che sintetizza al meglio la filosofia dell'autore. Gualtiero Cannarsi non ha potuto presiedere in sala di doppiaggio, ma ha chiesto una stretta attinenza al testo. Ciononostante qualche modifica è stata fatta, come è naturale che accada sotto la supervisione del direttore del doppiaggio, perché "i testi di Evangelion sono difficili in quanto tali e quelli italiani scritti da me con intento di fedeltà sono difficilissimi" e immagina quindi le difficoltà che possono aver incontrato i doppiatori.
Gualtiero Cannarsi considera un falso problema la reazione del pubblico, perché lo spettatore è consapevole "nel momento in cui qualcuno si dispone a seguire l'opera di un'altra cultura" e per lui la "ragion d'essere di qualsiasi adattamento è presentare il contenuto culturale di un'opera straniera in un'altra lingua" e "si adatta la lingua, non il contenuto" ribadisce con convinzione spiegando il suo approccio. Gli spettatori del panel hanno sollevato che questa metodologia di lavora possa avere l'effetto indesiderato di allontanare il pubblico dall'opera, ma "il valore di un'opera è anche nelle sue spigolosità" e quello di un lavoro di adattamento è nell'offrirle al pubblico. Un concetto che sottolinea con una metafora culinaria fatta da un commentatore giapponese riguardo la difficile fruizione di un film di Gundam: "Le cose indigeste sono anche quelle più saporite".
La registrazione integrale del panel è disponibile nel video embeddato a seguire.