Il passato di Pietro Marcello contiene echi fortissimi del presente. Lungi dal realizzare un ritratto lontano nel tempo e mitizzato, Duse si concentra sugli anni più difficili e complessi per la Divina e per l'Italia stessa, quelli della transizione dalla Grande Guerra al fascismo, preludio alla dittatura di Mussolini, raccontati attraverso il filtro della sua visione.
"Noi siamo la generazione della confusione, della non speranza" ha esordito il regista in conferenza stampa alla Mostra del Cinema di Venezia 2025, dove il suo film concorre al Leone d'Oro. "Ora è il momento della disobbedienza civile per tornare a fare arte dal basso, per me è un momento di autocritica. Mi colpisce ciò che sta avvenendo nel mondo, sto seguendo i camalli pronti a bloccare il porto di Genova. Finora un gesto come questo l'avevo letto solo nei libri. Sono liberatorio, ho abbracciato Duse con questo stesso spirito"_.

La lezione della storia: come rileggere un personaggio in chiave moderna
L'intento di Duse è ben lontano dal tradizionale ritratto di un personaggio del passato. Pietro Marcello ha scelto di raccontare Eleonora Duse concentrandosi sulla fase crepuscolare della sua vita e della sua carriera mentre, consumata dalla malattia, lotta per tornare sulle scene mentre il fascismo si impone in Italia.
"Sono sempre stato affascinato dai personaggi in rivolta come dimostrano tutti i miei film" chiarisce Pietro Marcello. "Valeria Bruni tedeschi è stata la prima scelta per raccontare lo spirito della Duse. Non sono affascinato dal genere biopic, e poi con quale arbitrio raccontare la Divina? Di lei abbiamo un film, Cenere, tante foto e varie testimonianze, ma quello che volevo riproporre era il suo spirito. Ho scelto di soffermarmi sulla fase finale della sua vita perché quelli sono gli anni della dissoluzione. La Duse è un personaggio ottocentesco e si affaccia nel 900, è una fase di passaggio come quella che stiamo vivendo oggi, è il tempo dell'ignavia, quello in cui niente è vero e tutto è permesso".

Il metodo 'segreto' di Valeria Bruni Tedeschi
Interrogata sulla vicinanza col personaggio che è stata chiamata a interpretare, Valeria Bruni Tedeschi specifica: "Mi sento vicina alla Duse sotto molti aspetti. Il lavoro è ossigeno per me come per lei, senza recitare, scrivere e dirigere non potrei vivere. Un altro aspetto che ci accomuna è il suo non essere una diva, aveva quest'idea per cui migliorarsi era più importante di tutto e per migliorarsi come artista bisogna educare la propria umanità. Sono entrata in contatto con lei in segreto, ho fatto delle "riunioni" con Eleonora, ho sviluppato una connessione con lei che mi ha aiutato a interpretarla. Bello raccontare la sua fragilità nel mondo di oggi in cui sembra che siano i forti a dover vincere".
L'attrice invita dunque a coltivare l'empatia affinché la situazione migliori: "Pur raccontando la perversione, l'arte porta pace e sollievo, ha un potere catartica, aiuta l'essere umano a sviluppare l'empatia. Oggi abbiamo bisogno dell'empatia, finché non impariamo a comprendere il nostro vicino non possiamo sperare che le guerre finiscano".