Almeno nella metà dei casi porsi domande con la parola sesso in mezzo è insensato. Per esempio: qualcuno può determinare il sesso degli angeli? No e non ha senso chiederlo. L'altra metà delle volte la risposta è più o meno interessante a seconda dell'interlocutore. Chiedere per esempio se il sesso nei film sia vivo o morto è una di quelle domande talmente generiche da meritare giorni di riflessione o non meritarne affatto, ma chiederlo a Dakota Johnson, proprio quella di tutte le 150 sfumature di Anastasia e Mr. Grey, può essere divertente. L'ha fatto Armie Hammer in un faccia a faccia per Variety e la risposta scherzosa della Johnson è stata: "Sì, l'ho ucciso io!", giocando sul doppio senso dell'espressione "kill it" in inglese.
Cinquanta sfumature di grigio e i suoi piccanti sequel hanno regalato all'attrice la notorietà mondiale, ma sono stati anche il punto di partenza per una riflessione sulla natura delle storie raccontate al cinema e sul modo di farlo. Per la nuova musa di Luca Guadagnino, che ritroveremo a gennaio nelle sale nel remake di Suspiria, il cinema può raccontare storie realistiche o completamente irreali. Il sesso fa parte della vita di tutte le persone ma può essere raccontato in modi completamente differenti: "Luca Guadagnino riesce a mostrarne l'umanità. Ciò che mi piace di lui è il modo in cui guarda alle relazioni, il sesso nei suoi film è fatto non soltanto di carnalità ma anche di momenti di imbarazzo, di difficoltà, di tutte quelle componenti che esistono. Nelle grosse produzioni hollywoodiane invece molto viene taciuto e coperto perchè il sesso e la nudità mettono a disagio le persone. Soprattutto in America, dove la sessualità è stata oppressa per così tanto tempo".
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La riflessione sul sesso è stata lo spunto per un'interessante conversazione tra Hammer e Dakota Johnson sui pregi e i difetti delle grandi produzioni rispetto a quelle indipendenti, in cui entrambi gli attori hanno concordato sul preferire film più piccoli, con budget ridotti ma con idee alla base molto più coinvolgenti. Tuttavia, pur di continuare a fare il mestiere che preferiscono, di tanto in tanto vanno bene anche i blockbuster, che la Johnson ha definito senza mezzi termini "prostituzione artistica".
Esattamente il contrario di quello che pensa di Suspiria, che ha richiesto all'attrice un lavoro massacrante non solo sul piano fisico ma anche dal punto di vista psicologico: Dakota ha infatti raccontato di essere letteralmente crollata a pochi giorni dalle riprese davanti a Luca Guadagnino e Tilda Swinton, non sentendosi all'altezza del compito. Il risultato finale, però, ha soddisfatto ampiamente le aspettative di tutti.
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