Saranno Germania e Argentina a contendersi il trofeo calcistico più importante, al termine di un Mondiale che ha mietuto vittime illustri, con l'eliminazione immediata di Inghilterra, Spagna e Italia e quelle cocenti di Brasile e Olanda, che si sono consumate in due drammatiche semifinali. Facciamo questo prologo solo per ricordarvi che il nostro #cinefantamondiale non ha nulla a che vedere con i risultati del campo, perché noi, cinefili dichiarati, abbiamo strutturato le sfide ad un livello diverso, mettendo di fronte, cioè, i film più belli o semplicemente più rappresentativi di una nazione.
E l'esito di questo lungo torneo è sorprendente. A contendersi la vittoria, infatti, saranno due pellicole, Una separazione e Rashomon, che fin dai primi turni hanno conquistato le vostre simpatie. L'Iran da una parte e il Giappone dall'altra, quale altro campionato potrebbe portare una finale simile se non quello di un gioco in cui a contare è la bellezza della storia, l'incisività delle immagini e la ricchezza del linguaggio cinematografico; doti che ravvisiamo tutte nelle opere in questione, che hanno raggiunto la visibilità internazionale che meritano. Da subito abbiamo chiesto la vostra partecipazione, aiutandoci a delineare il gruppo di film che secondo voi meritavano considerazione e per questo vi ringraziamo.
L'ultimo sforzo, ora, servirà a decretare il vincitore finale. Mano al mouse e votate sulla nostra pagina di Facebook, sul nostro Twitter, sul nostro profilo Google+ o anche sul nostro forum. Quale sarà il film più bello del mondo? Lo deciderete voi!
Rashomon
Diretto nel 1950 dal maestro Akira Kurosawa, Rashomon arriva in finale dopo aver sconfitto Pulp Fiction di Quentin Tarantino, un risultato che non ci aspettavamo, soprattutto per la perentorietà con cui è arrivato, ma che non possiamo non apprezzare. A cinque anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Giappone proponeva al mondo un'immagine diversa di sé, attraverso autori che, come Kurosawa, indagavano sul senso profondo della realtà umana e sulla verità.
L'omicidio di un samurai, assassinato da un brigante, diventa lo spunto per un vertiginoso racconto polifonico, in cui il punto di vista di ciascun personaggio è portatore di una verità parziale. Moderno dal punto di vista narrativo, sublime da quello estetico, Rashomon è un classico di inarrivabile bellezza. E basta vedere gli onori tributati al maestro in occasione della consegna dell'Oscar alla carriera nel 1990.
Una separazione
Il film di Asghar Farhadi si è imposto su No - I giorni dell'arcobaleno di Pablo Larrain, altra opera di pregevole qualità. Evidentemente, Una separazione è riuscito a entrare nel cuore degli spettatori con il racconto sommesso di una tragica verità.
In fondo nella vita di tutti noi, le grandi rivelazioni non si manifestano mai in maniera clamorosa e in un tempo determinato. Tutto si muove impercettibilmente, salvo poi scoprirci diversi rispetto a prima. Farhadi sa come pochi altri cineasti della sua generazione cogliere queste sfumature e trasformarle in arte.