A raccontarla in breve potrebbe sembrare quasi una storiella alla Woody Allen, ma invece è la sconcertante realtà. Mia Farrow è finita nei guai dopo aver condiviso su Twitter l'indirizzo dello studio di Walter Palmer, il dentista americano che ha ucciso Cecil, il leone-simbolo di un parco naturale dello Zimbabwe. Molte star, così come tante persone comuni, hanno sfogato sui social tutta la loro indignazione quando è stata svelata l'identità dell'uomo che ha ucciso il felino con l'aiuto di due cacciatori di frodo, ma la Farrow è andata decisamente oltre ha avuto una reazione poco equilibrata nell'esprimere la sua rabbia. Alcuni utenti di Twitter hanno creduto che quallo condiviso dall'attrice fosse l'indirizzo di casa del dentista e hanno chiesto la sospensione del profilo dell'attrice.
Un portavoce del social network non ha rilasciato commenti sull'accaduto, ma si è limitato a far presenti le regole di Twitter, che paventano interventi disciplinari nel caso si diffondano dati privati altrui. Ovviamente la scelta di sospendere il profilo della Farrow si è resa necessaria per evitare che Palmer fosse rintracciato da gente determinata a vendicare il leone con le sue mani.
Qualche anno fa, a Locarno, l'attrice aveva detto: "Adoro Twitter, credo che sia uno strumento incredibile per la lotta ai mali della società. La comunicazione e l'informazione sono armi potentissime e internet ti permette di raggiungere persone da ogni parte del mondo. Credo che quando si hanno ruoli pubblici, la responsabilità nei confronti della società aumenti e io voglio informare il più possibile per invitare le persone a impegnarsi per cambiare le cose".
Che dire, forse l'attrice aveva preso il suo impegno con troppo zelo.
Un utente di Twitter ha detto all'attrice: "E se Donald Trump avesse diffuso il tuo numero di telefono?" (riferendosi al fatto che Trump ha svelato in televisione i dati di un rivale politico) mentre un'altra persona ha commentato dicendo che anche se Palmer ha sbagliato, diffondere il suo indirizzo non è il modo più opportuno di fare giustizia.