Periodo molto intenso per Sigourney Weaver, impegnata nel tour promozionale di Avatar - Fuoco e cenere ma anche al Red Sea International Film Festival in Arabia Saudita, dove ha approfondito la sua incredibile e longeva carriera.
L'attrice si è soffermata anche sul suo ruolo maggiormente iconico, quello di Ellen Ripley nella saga fantascientifica di Ridley Scott, Alien. Dopo aver ritirato il premio, Weaver ha dialogato in sala con il pubblico.
Ellen Ripley ha anticipato i tempi
Nessuno si aspettava che Alien avesse il successo che poi è stato certificato da critica e pubblico ma Sigourney Weaver sottolinea quanto un personaggio come Ripley fosse avanti rispetto all'epoca in cui uscì il film di Ridley Scott.
"Gli sceneggiatori avevano fatto una cosa interessante. Era una sceneggiatura con 10 uomini, credo, e così hanno deciso di trasformarlo in un gruppo misto nello spazio, come sporchi camionisti nello spazio. E pensavano che il pubblico non avrebbe mai sospettato che la giovane donna sarebbe stata l'eroina, essenzialmente la sopravvissuta" ha spiegato Weaver "Quindi, lo hanno fatto davvero per ragioni narrative, non stavamo cercando di fare un grande passo avanti femminista, [anche se] in qualche modo si è rivelato essere così".
Sul personaggio, Weaver ribadisce: "Mi rendo conto ora che era avanti rispetto ai tempi, purtroppo, come tutti i film dell'epoca. Ma amavo il personaggio di Ripley. È incredibile per me quanto sia stato influente. Credo sia perché ci ricorda tutti che possiamo fare affidamento su noi stessi, e non abbiamo bisogno che un uomo arrivi volando a salvarci o qualcosa del genere. Perché sento davvero che le donne sono la colla che tiene insieme il mondo, ed eccolo: sto solo dicendo la verità".
Il legame con James Cameron
Nell'intervista, Sigourney Weaver sottolinea la fortuna di poter lavorare con James Cameron: "Sono sempre stata così fortunata a lavorare con Jim, era la prima volta [che lavoravamo insieme] e sto ancora lavorando con lui".
L'attrice, star di Avatar - Fuoco e cenere, prosegue: "Mi sono resa conto allora [del fenomeno Ripley] perché aveva davvero costruito questo film straordinario attorno al personaggio di Ripley e alla sua storia, con la quale credo possiamo tutti identificarci. È stata emarginata dalla società e messa in una situazione che non vuole vivere, dovendo salvare la situazione. È una sceneggiatura bellissima".