Ospite del podcast Dinner's On Me, Alexander Skarsgård ha raccontato a Jesse Tyler Ferguson di aver vissuto alcuni anni particolarmente difficili prima di ottenere la parte in Generation Kill.
Nonostante fosse già comparso in una commedia di successo come Zoolander, l'attore svedese faticava parecchio nelle fasi di casting e ha spiegato in che modo reagiva alle risposte negative.
Le reazioni di Alexander Skarsgård ai provini andati male
"Trovavo quelle esperienze orribili: ti presenti per qualcosa che sai non fa per te, non ti connetti per nulla con il personaggio, ma sei in una fase della carriera in cui non puoi dire di no a un'audizione" ha ricordato la star di True Blood.

"Ero sempre sul punto di essere licenziato dai miei agenti. Se dico di no a questa audizione, probabilmente mi scaricano, quindi devo andarci... ma non mi sento adatto al ruolo. Mi viene un po' di Disturbo da Stress Post-Traumatico, perché mi ricordo la sensazione di tornare nel mio squallido appartamento a Los Angeles e piangere sotto la doccia dopo una giornata così. Mi sentivo sporco nell'anima e con zero fiducia in me stesso" ha concluso l'attore.
La risalita di Alexander Skarsgård dopo aver toccato il fondo
La star ha ricordato che all'epoca si sentiva un pessimo attore e pensava di non avere dignità perché si presentava comunque ai provini, sottolineando quanto fosse grave la mancanza di fiducia in se stesso.

Successivamente, Alexander Skarsgård ha trovato il successo grazie alla serie True Blood oltre a diversi ruoli in Big Little Lies, Succession e nell'attuale serie tv Murderbot.
Di recente, ha presentato al Festival di Cannes il film Pillion nel quale recita al fianco di Harry Melling, in quella che è stata descritta come una romantica storia queer dai toni audaci.