Presentato Fuori Concorso come apertura della kermesse romana, The Lady racconta la straordinaria avventura umana e politica di Aung San Suu Kyi, la pacifista birmana da decenni attiva contro la dittatura nel suo paese e per la difesa dei diritti umani. Costretta agli arresti domiciliari quasi ininterrottamente per vent'anni e separata a forza dal marito e dai figli residenti in Inghilterra la donna è oggi un simbolo di democrazia, libertà e uguaglianza. Ad interpretare sul grande schermo le sue gesta l'attrice cino-malese Michelle Yeoh, che per questo film è stata bandita a vita dalla Birmania. Ispirato e commosso dalla storia personale di Aung San Suu Kyi e dalla sua lotta per la
democrazia Luc Besson, icona dell'action europeo, ha deciso di realizzare questo film per contribuire a far arrivare la sua voce in tutto il mondo in modo che tutti possano conoscerla e condividere il suo messaggio. A Roma ad accompagnare il toccante e potente film stamattina c'erano il regista, che indossava con orgoglio la maglietta del suo film, insieme alla moglie Virginie Besson-Silla (produttori del film con la loro società EuropaCorp), il co-protagonista David Thewlis, che nel film è Micheal Aris, studioso di cultura tibetana marito della Kyi, e naturalmente la protagonista assoluta di questo bio-pic, Michelle Yeoh, già protagonista de La tigre e il dragone e Memorie di una geisha. Per ora il film non ha un distributore italiano ma siamo certi che lo troverà presto, forse proprio in questi giorni.
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Quanto di quello che vediamo è assolutamente vero? Luc Besson: La casa, ad esempio, era fedele alla realtà era la stessa in cui lei ha vissuto gli arresti, lo stesso dicasi per la casa di Oxford, siamo persino riusciti a rintracciare una foto del suo cane vero. Le maggiori difficoltà venivano dalla permanente incertezza sul suo destino, c'erano delle situazioni non molto cinematografiche che andavano ugualmente raccontate, ma nel farlo ho cercato di essere sobrio, la difficoltà si è successivamente affievolita grazie agli splendidi attori che ho scelto e che mi hanno sempre molto sostenuto.
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Come ha costruito David Thewlis il personaggio del marito Michael, una persona che non ha potuto conoscere di persona e sulla quale esiste meno materiale a disposizione? David Thewlis: Devo ammettere che non sapevo nulla di lui prima di questo film, conoscevo ovviamente la storia di Aung San Suu Kyi, ma quando mi hanno chiesto di recitare nel film non avevo idea di dover interpretare il marito. Non avevo idea di come potessi fare per indagare su di lui visto che è sempre vissuto nell'ombra e che nelle poche apparizioni pubbliche aveva sul volto solo tanta angoscia e un'espressione di dolore persistente e molto seria. Dal materiale video che ho visionato appare come un uomo molto tenace, uno che prima di questa triste avventura doveva essere estremamente diverso. Come abbia potuto dare aiuto alla sua donna compiendo dei sacrifici così immensi è per me ancora un mistero, è un uomo che ha rinunciato alla vita normale per il popolo birmano e per la donna che ha amato sempre e comunque.
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Aung San Suu Kyi sceglie di portare avanti la lotta senza violenza, è una donna gentile, piena di grazia e sensibile. Quanta importanza ha avuto questo aspetto nel suo film e nella sua scelta di dirigerlo? Luc Besson: Probabilmente è l'aspetto più importante del film quello della ricerca della democrazia senza violenza, si sono verificati molti spargimenti di sangue durante la primavera araba specialmente, in Libia e in Tunisia ad esempio. In questi paesi la libertà è stata raggiunta con tante battaglie sanguinose, io non sono un esperto di storia ma mi pare di poter dire che qui abbiamo di fronte agli occhi un esempio di lotta perpetuata per oltre trent'anni senza mai l'uso della violenza. Semmai dovesse riuscire finalmente a governare il suo Paese Aung San Suu Kyi sarà la prova vivente che è possibile farlo. Credo che sia nostro dovere cercare di sostenere questa lotta pacifica, certo il processo può durare dei decenni come nel suo caso, ma alla fine mi auguro che possa finalmente diventare Primo Ministro e vivere felice.
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A breve usciranno le nomination degli Oscar, lei ci spera? Luc Besson: Sono un professionista libero di scegliere, ho scelto liberamente di fare questo film e sono stato molto fortunato ad essermi sentito in grado di farlo. Quando Michelle è venuta per la prima volta con la sceneggiatura ero molto impegnato, poi l'ho letta, ho pianto e subito dopo ho chiamato la mia assistente per cancellare tutti gli impegni per i successivi diciotto mesi. Più volte ho cercato di capire perchè l'ho fatto ma posso dirvi che la prima reazione è stata istintiva, animalesca, non volevo che qualcun altro potesse rovinarlo. Ho provato qualcosa di viscerale per questa storia ed ho sempre pensato solo a lei. Un'eventuale nomination sarebbe importante, ma per lei e per la sua causa, non per me.
Quali sono state le difficoltà produttive di un film come The Lady? E' stato ostacolato da qualcuno, è stato difficile realizzarlo? Virginie Besson-Silla: Non è stato particolarmente difficile, è stato un film fatto per amore, in cui tutti noi abbiamo messo tutto quello che avevamo. Qualche difficoltà l'abbiamo avuta in Thailandia durante le riprese fatte in gran segreto, non volevamo che qualcuno ci interrompesse per motivi politici e per questo non abbiamo permesso che trapelasse alcuna informazione.
I figli della donna sono stati coinvolti nella scrittura del film? L'hanno visto o commentato? Luc Besson: Abbiamo incontrato uno dei figli, un vero gentiluomo, che ha potuto visionare il film solo due giorni fa e potete immaginarvi le sue reazioni. Per lui vedere questo film è stato qualcosa di diverso rispetto a noi, si è limitato a dire "è bello" e poi non ha detto altro, comprensibilmente. Molte delle scene sullo schermo deono essere state molto difficili da guardare, ma alla fine di tutto siamo ancora amici, quindi direi che è rimasto soddisfatto del risultato. Abbiamo cercato di stabilire contatti e chiesto permessi per fare il film, loro ci hanno concesso l'approvazione senza problemi ma non hanno contribuito in alcun modo alla sceneggiatura per non rischiare di vedersi vietare di andare dalla mamma in Birmania.
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