Recensione Diaz (2012)

Il film di Daniele Vicari racconta una delle pagine più vergognose e sconcertanti della cronaca italiana, mettendo a nudo il lato più oscuro e inquietante del nostro Paese, un volto di soprusi e repressione che si nasconde dietro una maschera di civiltà e democrazia.

La notte dei manganelli

Adolescenti presi a manganellate, con i volti ridotti a maschere di sangue, ragazzi e uomini terrorizzati costretti a nascondersi e a subire umiliazioni indicibili dopo essere stati stanati, gente inerme ed estranea a qualsiasi movimento sovversivo con le schiene livide, sulle quali i poliziotti infieriscono con ferocia inaudita. Durante la visione del nuovo film di Daniele Vicari, Diaz - Don't Clean Up this Blood, viene da chiedersi ripetutamente, fino all'ultima inquadratura, se quello che si vede sullo schermo sia realmente accaduto in Italia e non in Cile o Argentina, negli anni Settanta. E invece si tratta di Genova, nella caldissima notte del 21 luglio 2001, che resterà nella memoria collettiva come quella dell'assalto alla scuola Diaz, dove il Genova Social Forum aveva la sua base mediatica nei giorni del G8, e dove erano stati ospitati manifestanti di qualsiasi nazionalità ed età, oltre a reporter e giornalisti.


Nel realizzare quello che ha definito il suo "film di guerra" - girato in Italia e Romania, dove ha ricostruito buona parte dei locali della scuola - Vicari si concentra sui fatti e meno sulle storie personali dei protagonisti, che nell'insieme sono dei tasselli che completano il quadro degli eventi stessi. La fotografia fredda e sgranata del film si allinea alle immagini di repertorio che furono registrate all'epoca e mostrano le folle di manifestanti pacifici, i gruppi isolati di teppisti, e alcune fasi dell'assalto alla scuola, ma nel raccontare quel che avvenne, il regista de Il passato è una terra straniera evita di insistere morbosamente sulle violenze e gli abusi delle forze dell'ordine, e si concentra invece sulle dinamiche che portarono al massacro. Nonostante questo, le sequenze più drammatiche di Diaz sono comunque un pugno allo stomaco, perchè rendono tangibile l'incubo che si trovarono a vivere coloro che avevano scelto di passare la notte nel complesso scolastico genovese, ma soprattutto tolgono certezze a qualsiasi cittadino che dovrebbe sentirsi tutelato dalle forze dell'ordine e invece potrebbe ritrovarsi a vivere una situazione simile.

Durante il racconto di quella notte folle, facciamo dei passi indietro di qualche ora per capire in che modo furono prese determinate decisioni e chi erano davvero gli "ospiti" della Diaz e i loro carnefici. C'è il giornalista interpretato da Elio Germano che decide di recarsi a Genova perchè vuole raccontare i fatti del G8 direttamente dal "campo di battaglia", ma c'è anche un anziano esponente della CGIL che ha il volto di Renato Scarpa, oltre ad anarchici e ragazzi uniti da ideali comuni. Tra gli agenti invece, Claudio Santamaria presta il volto all'unico tra loro che tenta di mettere un freno a quello che sta accadendo. Diaz tenta quindi di ricostruire la notte dell'orrore (e in parte quello che accadde alla caserma di Bolzaneto, alcune ore dopo) perchè non sia dimenticata o occultata, ma soprattutto chiede delle risposte alle domande che si susseguono prima dei titoli di coda, domande che svelano una facciata oscura del nostro Paese, che di fatto non considera la tortura come un reato e tutela quindi i carnefici.

Sviluppato su documentazioni e testimonianze raccolte scrupolosamente in fase di sceneggiatura, al film di Vicari manca forse il "calore" che avrebbe potuto dargli un vero protagonista del film, con una sua storia inserita nel contesto degli eventi, ma nonostante questo riesce comunque a lasciare lo spettatore col fiato sospeso fino alla fine e, cosa più importante, a far riflettere. Qual'è il vero volto di questo paese? Possiamo avere fiducia nelle istituzioni o è necessario fare qualcosa perchè il massacro della Diaz non è stato (e non sarà) un caso isolato? Di sicuro, il film non mancherà di riaccendere le discussioni di undici anni fa che divisero chi vedeva nei ragazzi della Diaz gli stessi teppisti che avevano messo a ferro e fuoco Genova, e chi invece accusava le forze dell'ordine di crimini gravissimi e di averli occultati tentando di manipolare i media e le prove.

Movieplayer.it

3.0/5