Questa nostra recensione di Wolfwalkers potrebbe limitarsi a lodi incondizionate e l'impellente invito a guardare il film di Tomm Moore e Ross Stewart su Apple TV+, dove è disponibile dall'11 dicembre dopo il passaggio al Toronto Film Festival. Basterebbe questo, perché si tratta di un'opera ricca sia dal punto di vista emotivo che visivo, di quelle in cui lasciarsi trasportare gioiosi e disarmati, da vivere piuttosto che analizzare. Ma il nostro lavoro è anche di spiegare, commentare e illustrare, quindi ci sforzeremo di farlo, di mettere da parte l'emotività e trovare le parole per spiegarvi perché è uno dei film più belli di questo difficile 2020.
Storia di due giovani donne
Partiamo dalla trama, da una storia che ci porta nel 1650 e ci accoglie a Kilkenny, in Irlanda, dove lo stesso studio Cartoon Saloon ha la sua sede, per seguire le avventure di due giovani donne provenienti da due culture e mondi agli antipodi: da una parte c'è Robyn, che vive in città, ha un falco di nome Merlin, passa le giornate a esercitarsi con la balestra e punta a diventare cacciatrice come suo padre; dall'altra Mebh, che vive nella foresta con sua madre Moll ed è una wolfwalker come lei. Ovvero fa parte di una stirpe di creature che ha abilità magiche che permettono loro di trasformarsi in lupi mentre dormono, ma anche di curare ferite e comunicare con queste affascinanti creature della foresta.
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In compagnia dei lupi
Così diverse, eppure simili sotto alcuni aspetti che sanciscono il loro legame: le due ragazze sono spinte dalla stessa voglia di indipendenza, nonché adombrate da preoccupazioni che riguardano i rispettivi genitori e dietro le quali potrebbe esserci il viscido signore della città, una figura minacciosa che non rinuncia a punire i cittadini per ogni minima infrazione e che mira a distruggere la foresta. Un elemento, quest'ultimo, chiave della storia di Wolfwalkers e dei suoi chiari presupposti ambientalisti, che ne riconducono lo spirito ad alcuni lavori dello Studio Ghibli di Hayao Miyazaki.
La profondità dei temi
Lo script di Will Collins è aperto ed esplicito nel veicolare la sua anima più ecologista, ma sarebbe riduttivo ricondurre lo scopo primario del film a questa unica chiave di lettura, perché Wolfwalkers ha la capacità di ricamare una storia semplice in modo per niente banale e sorprendente attorno al suo cuore pulsante riconducibile al conflitto tra uomo e natura: c'è coraggio, dedizione, perseveranza a muovere i personaggi, così come empatia a connetterli; c'è una solida base di realismo a sostenerne il folklore e la componente più fantasy e magica; ci sono delicatezza e poesia, ma anche azione e ritmo.
C'è colonialismo e fanatismo religioso, ma anche la saggia capacità di tratteggiare figure tridimensionali che non dipendono il loro essere positive o negative dall'appartenenza a uno specifico gruppo sociale o culturale. Una ricchezza di sfumature che rendono un disegno narrativo essenziale un magnifico e variopinto arazzo.
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Una gioia per gli occhi
Un'operazione non dissimile a quella fatta sul piano visivo: forme essenziali e basiche, un tratto sporco che trasmette vissuto, colori intensi che travolgono, una ricchezza di particolari e dettagli in ogni singolo fotogramma, il tutto a sostegno di un impianto bidimensionale quasi da fumetto su schermo che acquista, come per magia, profondità e spessore. Wolfwalkers è una gioia per gli occhi tanto e più di quanto lo sia per il cuore e la mente, è un piccolo miracolo animato che dimostra come si possano seguire strade diverse e parallele allo stile grafico che va oggi per la maggiore senza rinunciare alla componente comunicativa. Di sperimentare senza rinchiudersi in una nicchia troppo autoriale e raccontare per immagini.
Vanno spese in chiusura in paio di parole per il cast vocale e per il lavoro fatto sui toni, gli accenti e il linguaggio, perfettamente sostenuto dai doppiatori di cui fanno parte Honor Kneafsey e Eva Whittaker, nei ruoli delle due ragazze protagoniste, e Sean Bean in quello di Bill Goodfellowe, padre di Robyn. Un valore aggiunto che temiamo possa essere ridimensionato dal doppiaggio, ma che vi suggeriamo di provare scegliendo la traccia originale su Apple TV+.
Conclusioni
Nel riepilogare questa nostra recensione di Wolfwalkers non possiamo che ribadire la qualità del lavoro artistico e narrativo di Tomm Moore e Ross Stewart, nonché l’invito a guardare il film ora che è disponibile su Apple TV+, perché sa emozionare e catturare lo spettatore nel suo mondo e nella sua mitologia, trasportandolo in una realtà fantastica fatta di mito e tradizione, di colori audaci e vera e propria arte dal gusto pittorico. L’animazione al suo meglio, il cinema nella sua essenza.
Perché ci piace
- Il lavoro artistico degli animatori al servizio di Tomm Moore e Ross Stewart.
- La storia, semplice ma d’impatto, che ci immerge nel mondo mitologico irlandese.
- Lo spirito ecologista che emerge dai presupposti della storia.
- Il lavoro del cast vocale, fatto di toni, accenti e sfumature che rendono viva la storia.
Cosa non va
- Diverso dall’animazione mainstream a cui il grande pubblico è abituato… ma forse rientra nei pregi.