Wolf Like Me, la recensione: chi ha paura del lupo?

La nostra recensione di Wolf Like Me, la fantasy comedy con Josh Gad e Isla Fisher co-prodotta da Stan e Peacock che arriva dal 1° aprile su Amazon Prime Video.

La perfezione è l'armatura che indossiamo per impedire di essere visti.

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Wolf Like Me: una scena della serie

C'era una volta... è con queste parole che vogliamo iniziamo questa nostra recensione di Wolf Like Me, la fantasy comedy sui generis co-prodotta da Stan e Peacock che arriva dal 1° aprile (e non è uno scherzo) a impreziosire il catalogo di Prime Video. Abbiamo scelto queste parole perché il racconto ideato da Abe Forsythe(Little Monsters, Down Under) si presenta come una favola dalle tinte dark ma allo stesso tempo familiari, e ancora una volta ci troviamo di fronte alla storia di un'elaborazione del lutto. Anzi, due elaborazioni del lutto che vanno a scontrarsi e che, proprio perché fatte della stessa pasta, trovano un terreno comune per costruire qualcosa insieme e provare a camminare mano nella mano lungo il sentiero del resto della vita.

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Wolf Like Me: Isla fisher in una scena

Gary (Josh Gad, Frozen, La Bella e la Bestia) è un vedovo con figlia undicenne a carico (Ariel Donoghue), taciturna e che fatica a creare un legame col padre dopo la prematura morte della madre. Un giorno si scontrano - letteralmente, parliamo di un tamponamento - con Mary (Isla Fisher, I Love Shopping), anche lei reduce da una grave perdita. Entrambi sono trapiantati ad Adelaide, in Australia, location bizzarra per una serie ma che le dona allo stesso tempo tutto quel sapore ancestrale e fiabesco. Le location che vanno oltre l'orizzonte, l'utilizzo della luce nel buio della vita dei protagonisti insieme alla musica, elemento importantissimo per i personaggi prima e di conseguenza per la storia poi - Gary non la ascolta, Mary sì e la usa per comunicare ciò che non riesce a dire a parole, e crede nell'esistenza dei segni nello spirito "serendipitesco" del destino.

Il Bello e la Bestia

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Wolf Like Me: una foto di scena

Ci sono tante favole che più o meno consapevolmente vengono citate in Wolf Like Me, per ricordarci che tutti possiamo essere la preda, il predatore, il lupo, la ragazzina curiosa, e così via. La serie ci ricorda però anche che da un lato è qualcosa più grande di noi a gettare le basi della nostra esistenza e dei nostri incontri più o meno fortuiti, dall'altro siamo noi gli autori del nostro libro, abbiamo una pagina bianca su cui poter scrivere ciò che preferiamo. Nei sei episodi da mezz'ora che compongono il serial non viene affrontata solo l'elaborazione del lutto, che rimane il fil rouge della narrazione, ma anche tematiche come gli attacchi di panico e il senso di colpa per chi rimane tra i vivi, siano essi adulti o ragazzini.

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Wolf Like Me: Isla Fisher e Josh Gad in un'immagine

La musica culla dolcemente lo spettatore in questo viaggio tra i suggestivi paesaggi australiani, insieme alla regia, che si prende il suo tempo, e alla fotografia, che spazia tra i colori caldi sfruttando quelli naturali, per portare al pubblico una favola moderna e dalle tinte oscure. Si ride in Wolf Like Me, della vita e sulla vita, della morte e sulla morte, perché si tratta di due facce della stessa medaglia. È molto interessante la scelta dei ruoli da assegnare ai due protagonisti, quasi antitetici rispetto alle favole classiche, e allo stesso tempo l'elemento familiare preponderante e che ci mostra come, ora più che mai, la famiglia di sangue non è detto sia per sempre e che c'è sempre speranza e c'è vita dopo una perdita, anche quella che percepiamo come la più grande di tutte.

Conclusioni

E vissero felici e contenti alla fine di questa nostra recensione di Wolf Like Me? Non ve lo sveliamo, però possiamo dirvi che il percorso fatto dai personaggi, con due ottimi Josh Gad e Isla Fisher, è sicuramente di evoluzione e di crescita, come individui e come nucleo familiare. Varie le tematiche affrontate nel serial e, seppur con alcuni passaggi un po’ frettolosi, Abe Forsythe dimostra una grande consapevolezza narrativa e di saper utilizzare a proprio vantaggio il paesaggio e l’elemento musicale.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • Josh Gad e Isla Fisher ci regalano una buona chimica e si dimostrano a proprio agio nei rispettivi ruoli.
  • Gli elementi drama, comedy e favolistici del racconto ben mescolati insieme.
  • La location inedita e suggestiva dell’Australia meridionale e la colonna sonora, scheletro del tessuto narrativo e non mera appendice.

Cosa non va

  • Alcune parti risultano un po’ frettolose e alcuni dialoghi un po’ retorici.