Whiplash: 10 anni fa abbiamo imparato a non andare a tempo

Il film di Damien Chazelle compie dieci anni, ma quel colpo di frusta continua a far male. E visione dopo visione, continua ad ammaliarci.

Dieci anni di Whiplash

Le bacchette colpiscono sempre più forte, sempre più intensamente, piatti sporchi di sangue. Poi tutto si sospende, si ferma. Campo contro-campo: gli occhi di Andrew Neiman incrociano quelli di Terence Fletcher e tutto riparte in un finale lirico, spiazzante, perfettamente a tempo. Whiplash compie dieci anni, senza che una sola inquadratura del film di Damien Chazelle sia invecchiata.

Whiplash: Miles Teller durante una concitatissima scena del film
Whiplash: Miles Teller durante una concitatissima scena del film

La fotografia desaturata, l'ombra che tutto inghiottisce lasciando all'occhio di bue il compito di illuminare un Miles Teller indemoniato, che baratta ogni goccia di sudore con legami da spezzare, tradire, distruggere, pompa ancora di adrenalina un cuore che corre senza freni a una decade di distanza. Perché Whiplash non è solo il primo lungometraggio (o meglio, il secondo, se teniamo conto del progetto di laurea del regista canadese, Guy and Madeline on a Park Bench) che ha fatto conoscere al mondo il nome di Chazelle, ma anche il primo tassello di un puzzle umano di uomini e donne forgiati dal fuoco sacro del talento e dell'ambizione, ma maledetti nei rapporti sentimentali e amorosi.

Andrew Neiman, Prometeo ribelle del jazz

Miles Teller in Whiplash
Miles Teller nei panni di Andrew Neiman

Prometeo del jazz, perché simbolo di sfida e ribellione a un'autorità alienante e abusante come quella di Fletcher, il giovane Neiman decide di rubare il fuoco della musicalità lasciando che l'ambizione si nutra non più del proprio fegato, ma di un cuore sempre più freddo, gelido, isolato. Perché nel microcosmo angusto di Chazelle non c'è spazio per l'amore se la stanza è occupata dalla volontà di farcela, di eccellere, di sfondare. Il bianco dei vestiti del suo protagonista si fa sempre più cupo; sequenza dopo sequenza, Andrew si abbiglia a lutto, mentre la sua anima si fa sempre più cupa, il suo sguardo più saturnino: a illuminarsi di vendetta sono solo i suoi occhi, bracci oculari che cercano e attaccano quelli del professore distruttivo, glaciale, interpretato da un mefisotelico J.K. Simmons.

Whiplash, o l'eterna guerra intergenerazionale

Whiplash: J.K. Simmons nei panni dell'insegnante di musica in una scena del film
J.K. Simmons nei panni del terribile Fletcher

Whiplash ha saputo varcare immune le soglie del tempo perché vive di un sentimento di base universalmente riconoscibile e condivisibile come quello della fama di successo, e delle batoste psicologiche che siamo chiamati ad affrontare nel percorso di crescita sia professionale, che personale. Un discorso quanto mai attuale, sopratutto nel contesto di un periodo storico in cui i giovani vengono abbattuti come corpi inermi dalle pallottole di autorità incapaci di accettare un nuovo che avanza che potrebbe (e spesso dovrebbe) sostituirli. Non spronano, ma urlano i grandi maestri; impastano parole che feriscono come fendenti affilati, copie perfette di quel "not quite my tempo" lasciato fuoriuscire da una bocca avvelenante come quella di Fletcher pronta a intorpidire spiriti puri ora sempre più marci, isolati, doloranti.

Da La La Land a First Man: il cinema ossessionato di Damien Chazelle Da La La Land a First Man: il cinema ossessionato di Damien Chazelle

L'ambizione che distrugge a tempo

Whiplash: l'urlo di J.K. Simmons stordisce Miles Teller in una scena del film
Il famoso urlo di Fletcher

Sembra quasi paradossale che Chazelle affidi questo sguardo sociale, di chi incatena e frena l'estro personale, con un genere musicale che fa dell'improvvisazione il suo fulcro pregnante. Scevro di regole pre-impostate, il jazz vive di sensazioni, corre e rincorre umori, pensieri, adagiandosi sulla battigia di note suggerita da altri musicisti, o da intuizioni personali. E invece Andrew deve imparare a correre al ritmo di un maestro che si fa autocrate; come un popolo omologato a un pensiero unico, deve sottostare un solo tempo, senza possibilità di parola, senza libertà di improvvisazione. Il sudore di prove incessanti si mescola così al sangue di chi decide di dare tutto, anche corpo e anima, alla propria passione; il talento si immola sul tempio della divina musica, sacrificando la propria unica personalità.

Whiplash: Miles Teller con Melissa Benoist in una scena-
Whiplash, una scena del film

Ma Andrew non ci sta: se deve abbandonare ogni forma di legame interpersonale - vita amorosa compresa - per diventare il più grande, allora tanto vale farlo a proprio modo, e non seguire più il tempo impostogli da altri. È Davide che sfida Golia seduto su una seggiola dietro una batteria. Ogni piatto colpito, ogni incipit fermato, diventano pertanto parte di una battaglia fatta di urla, sputi, bacchette e grancassa. Si instaura un conflitto intestino, di giovani ribelli e maestri insofferenti, che Chazelle evidenzia con scelte registiche mai casuali, ma atte a tradurre in linguaggio filmico sia chi preferisce cadere, magari soccombere, pur di non sottostare alle volontà altrui, e chi si crogiola nel proprio intoccabile ruolo autoritario.

Giovani frammentati, maestri inflessibilmente dittatoriali

Whiplash: bacchette insanguinate in una scena del film
Un dettaglio delle bacchette insaguinate

Sono inquadrature sempre meno frontali, ma inclinate, angolate, che dall'alto spingono verso i propri inferi personali, o che dal basso lo elevano a capro espiatore, quelle che immortalano Andrew. Un giovane uomo frammentato, come frammentato è il montaggio che lo restituisce a pezzetti, dettaglio dopo dettaglio, tra particolari delle mani, degli occhi, di una batteria che si fa estensione ipertrofica del proprio corpo. Con Fletcher è tutta un'altra storia: il suo è un corpo da cogliere nel suo insieme, perché fermo, solido, incapace di farsi smussare dal pensiero altrui. J.K. Simmons viene restituito dalla lente di Chazelle con primi piani, o piani medi, sempre frontali, quasi perché incapace di tralasciare nel fuori campo parti di un uomo che non intende essere spodestato, perché il suo è tempo migliore, quello da seguire, quello su cui modularsi.

Whiplash: Miles Teller con J.K. Simmons in una scena del film
Lo scontro tra Andrew e il maestro Fletcher

Le mani strette a pugno, e i pugni che stringono bacchette; insulti gridati e uno sfinimento urlato. Nessuna anarchia, ma solo feroce dittatura. Vive tra i raccordi di Whiplash uno specchio minacciosamente speculare del mondo che aspetta lo spettatore là fuori, al di là della sala di visione. La cinepresa di Chazelle si fa dunque monito denunciante ali troppo presto spezzate, e voli pindarici impossibili da compiersi. Dopo dieci anni Whiplash si fa dunque un grido disperato, una musica incalzante, un ritmo indemoniato che invita lo spettatore a non disunirsi, a rimanere fedele a se stesso, anche a costo di andare fuori tempo.