Dopo lo splendido The Riddle of the Sphinx e l'avvincente Akane No Mai, Westworld abbandona temporamente la via (fruttuosa) della concentrazione su particolari storyline per recapitarci un episodio complesso e affollato in cui la sceneggiatrice Carly Wray, già vista all'opera con Reunion, fa un lavoro pulito e intelligente che ci permette di navigare gli eventi della ribellione senza perdere l'orientamento.
Fa eccezione una scena di apertura enigmatica che sembra complicare ulteriormente la timeline. Il dialogo è lo stesso che apriva la premiere di stagione: Dolores con il suo sorriso mite e radioso, e Arnold con i suoi dubbi sulla risoluzione del suo formidabile esperimento. Ma anche stavolta niente è come sembra, e il ribaltamento di ruoli a cui assistiamo ci svela che in realtà Arnold è Bernard e Dolores Wyatt, ma anche che forse quest'ultima è alla ricerca di Arnold attraverso la sua versione sintetica. Con lo scopo di contrastare il suo ex socio Robert Ford, anche lui defunto ma presente come coscienza immortale, codice onnipervasivo nella matrice digitale del parco? Questo è presto per dirlo, ma di certo questa scena di apertura si colloca cronologicamente un significativo intervallo di tempo dopo tutti gli altri eventi a cui assistiamo in Phase Space.
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Fedeli a Dolores
Quanto al fatto che Dolores dichiari di stare sottoponendo Bernard a un "test di fedeltà", ci riporta direttamente alla sua condotta nei confronti di Teddy: il personaggio interpretato da James Marsden appare completamente diverso da quello che, nella sua gentilezza e ingenuità, avevamo imparato a conoscere e ad amare come l'anima pure di Westworld. Questo Teddy Flood 2.0 è una ruvida e spietata macchina da guerra che disprezza ciò che è stato e che supera in sangue freddo persino la sua amata (ex amata? Questo Teddy può ancora amare Dolores, oltre ad obbedirle?). La sensazione di fronte a questo manipolo di host ribelli con al vertice Dolores, Teddy e Angela è che la loro cieca volontà distruttrice e l'incapacità di collaborare con gli umani finirà per ritorcersi loro contro.
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Lo scopriremo molto presto: la battaglia contro le forze della Delos - a cui Dolores è intenzionata a strappare suo "padre" Peter Abernathy, misterioso ricettacolo di dati preziosissimi di cui non sappiamo ancora granché - è imminente e forse coinvolgerà anche Bernard e Elsie, anche loro giunti sotto la Mesa, nella "Culla" dove lui fa una scoperta non esattamente sorprendente, ma decisamente interessante: Robert Ford non se n'è mai andato.
L'emozione negli occhi di ghiaccio
Chi resta fedele, nonostante la "redenzione" di The Riddle of the Sphinx con l'intervento protettivo nei confronti della famiglia di Lawrence, alla propria natura è l'Uomo in nero, nonostante l'incontro con l'unico affetto, umano o sintetico, che gli sia rimasto al mondo. La scena del dialogo attorno al fuoco tra il vecchio William e sua figlia, con Katja Herbers fiera e grintosa al punto da tenere testa brillantemente a Ed Harris, e ridurre quasi alle lacrime il suo inossidabile personaggio. Le emozioni dell'Uomo in nero, reso più complesso e "umano" in questa seconda stagione dello show, sono probabilmente genuine: i suoi sensi di colpa nei confronti di moglie e figlia sono autentici, ma il richiamo dell'impresa assurda (e, in questo momento, suicida) a cui ha dedicato tutta la sua vita adulta è più forte di qualsiasi residuo affettivo. E adesso Emily ne dovrà scagliare di anatemi prima di riuscire a riacciuffarlo.
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Il potere di scegliere
Tanto per cambiare, la storyline migliore di questo episodio è quella che coinvolge Maeve, e che accompagna fuori da Shogun World verso un nuovo (più o meno) scenario.
La separazione da Akane e Musashi è un momento toccante che arriva dopo una fantastica scena di azione (il duello con seppuku incorporato tra Musashi e lo shogun Tanaka) con un effetto un po' straniante, anche perché ci sarebbe piaciuto se Rinko Kikuchi fosse rimasta della partita.
Ciò che più conta, a livello narrativo, è la risonanza tematica di questa interazione, con Akane che fa suo l'insegnamento di autodeterminazione di Maeve, e riconosce che è grazie a lei che è ora consapevole delle proprie scelte.
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Maeve non perde tempo ad abbracciare la propria, di scelta: quella di avviarsi da sola verso la casa colonica dove si trova la piccola host che per lei è sua figlia, la sua Sakura. Non è sorprendente che la trovi accudita da un'altra madre, né è sorprendente che le tre host siano subito travolte da un gruppo di guerrieri della Nazione Fantasma a cavallo, come nelle reverie di Maeve. Ma i guerrieri, più che ad ucciderle, sembrano intenzionati a reclutarle per un'altra battaglia. Ed ecco che ci sorge il dubbio: Maeve non può controllare i Nazione Fantasma perché a controllarli è Robert Ford? Le domande si affollano come le trame di Phase Space, ma le risposte arriveranno: dopo il giro di boa (il prossimo episodio sarà il settimo) siamo già pronti a precipitare verso un nuovo elettrizzante finale di stagione.
Movieplayer.it
3.5/5