Werner Herzog reinventa Il cattivo tenente

Un maestro del cinema tedesco alle prese con il genere noir. Werner Herzog approda al lido con il suo Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans accompagnato dalla splendida Eva Mendes.

Il mitico regista tedesco Werner Herzog accompagnato dalla splendida Eva Mendes e dall'agguerrito Nicolas Cage (di cui qui potete leggere l'intervista), è approdato al Lido di Venezia per presentare in concorso il suo nuovo film, Il cattivo tenente - Ultima chiamata New Orleans, pellicola ispirata all'omonimo cult di Abel Ferrara. Come Wenders ha spiegato da tempo per arginare le polemiche sollevate da Ferrara, il suo film è profondamente diverso dal precedente sia nell'atmosfera che nelle tematiche fondanti e il regista ci spiega la genesi dell'opera affiancato dalla bella Eva Mendes, qui in un ruolo diverso da quelle della bad girl a cui l'attrice ci ha abituato.

Come mai ha deciso di realizzare un remake de Il cattivo tenente, di Abel Ferrara?

Werner Herzog: Non ho ancora parlato con Abel Ferrara, non so chi sia e non ho mai visto nessuno dei suoi film, ma credo che dovremmo incontrarci qui a Venezia per gustarci insieme una bottiglia di wiskey. Per quanto riguarda il progetto mi è stato presentato dai produttori e io ne ero entusiasta, così ho deciso di dirigerlo. I diritti del titolo sono di proprietà di uno dei produttori che all'inizio aveva intenzione di trarne una serie tv. Quando io ho deciso di prendere in mano il progetto l'ho trasformato in un lungometraggio perché mi sembrava più giusto per il tema trattato. Tutte queste cose le possiamo fare perché l'industria del cinema è un business.

Il film è incentrato su un poliziotto dipendente dagli stupefacenti. Quale è il suo rapporto con le droghe? Ne ha mai fatto uso in passato?

Werner Herzog: Non ho alcun tipo di esperienza con le droghe, non amo e non condivido quel tipo di cultura. Nella sceneggiatura originale c'erano molte più scene di droga, ma io ho deciso di farle togliere lasciando solo quelle necessarie alla comprensione del personaggio.

La New Orleans che vediamo nel film non è quella semidistrutta che i media ci hanno mostrato dopo l'uragano Katrina, ma una città sfaccettata di cui scopriamo un volto inedito.

Werner Herzog: Quella di ambientare il film a New Orleans è stata un'idea dei produttori grazie agli incentivi fiscali voluti dal governo della Louisiana. New Orleans ha una strana atmosfera, è pervasa da una sensazione di collasso del vivere civile. In una delle strade dove abbiamo girato il giorno dopo sono state uccise due persone. Ho scelto di non mostrare il quartiere francese e i luoghi più caratteristi per non creare speculazioni, ma ho preferito mostrare aspetti inediti della città, che però ne rendessero bene l'atmosfera sonnolenta e lievemente perversa. New Orleans in questo film rappresenta il lato oscuro dell'America che per me è molto più affascinante di Disneyland. Non sarò mai così vicino all'America, mi piace, altrimenti non vivrei lì, ma non potrei mai diventare cittadino americano perché non condivido la pena capitale. Io mi sento ancora al 100% bavarese.

A conti fatti, il tenente interpretato da Nicolas Cage non è poi così cattivo come dovrebbe essere.

Werner Herzog: Dobbiamo essere cauti ad applicare l'etichetta di buono e cattivo. Il secondo giorno di riprese Nicolas mi ha chiesto perché il suo personaggio è così cattivo. Cercava delle motivazioni per caratterizzarlo e si chiedeva se a determinare le sue azioni foassero le droghe o la città di New Orleans o la sua situazione familiare. Io gli ho risposto di non essere tagliato per le motivazioni, spesso amo mostrare cose senza dover per forza spiegare tutto. C'è una specie di estasi del male che io volevo riprodurre nel mio film. Anche l'incidente che capita al tenente quando salva il detenuto all'inizio del film viene solo accennato. Il ferimento di Cage non è direttamente collegato da un rapporto di casualità alla sua dipendenza dalle droghe. Lo possiamo intuire, ma non ci viene mostrato esplicitamente perché volevo lasciare un po' di mistero, senza spiegare troppe cose.

Alcune scene del film sono dominate dalla presenza di rettili e iguane. Ci può spiegare il significato della loro apparizione?

Werner Herzog: In realtà mi trovo in difficoltà a dpver spiegare il significato esatto di quelle scene perché forse non c'è. Adoro dare ruoli importanti agli animali, trovavo le iguane così buffe e al tempo stesso un po' stupide e ho deciso di inserirle nel film. Ho voluto girare io stesso le immagini con una piccola telecamera collegata con un cavo a fibra di vetro. In un'occasione un'iguana mi ha morso il pollice e non voleva più lasciarmi andare. Eva mi guardava e non la smetteva più di ridere.

Eva, in questo film ti è stato affidato un ruolo più maturo e complesso di quelli che interpreti solitamente, in cui però non hai molti dialoghi. Come ti sei avvicinata al personaggio di Frankie?

Eva Mendes: Credo di essere l'unica attrice a fare una simile dichiarazione, ma io odio i dialoghi, credo che in un certo senso ostacolino la perfomance dell'attore. Dovrebbe essere possibile togliere il volume al film e poter capire ugualmente in ogni momento ciò che un attore sta esprimendo. Per me questo film è una fiaba, forse un po' anomala, ma una fiaba. La bellezza di Frankie è che dietro il suo rapporto con un uomo tormentato da drammi, da un lato oscuro, c'è una storia d'amore pura, semplice. C'è una grande dolcezza in lei e ho molto amato la sua forza.

Signor Herzog, quale è stato il suo approccio con due attori come Nicolas Cage ed Eva Mendes

Werner Herzog: Ho chiesto ai due attori di spingersi fino al loro limite Nella scena in cui Cage insulta e minaccia due anziane signore, inizialmente non era prevista la presenza della pistola; siamo stati io e Nicolas a inserirla e io ho stimolato Nicolas a recitare spingendo al massimo, dando tutto se stesso. All'inizio del film ho guardato Nic e ho pensato al personaggio. Gli ho detto che le sue spalle dovevano essere sbieche perché la prima cosa che si doveva vedere di lui era lo sguardo, il volto.

C'è tanto del Kinski dei primi film nella recitazione di Cage. Come pensa che Klaus avrebbe recitato un personaggio come questo?

Werner Herzog: Lasciamo che Kinski riposi in pace. Non si possono confrontare due attori come loro, sarebbe andare troppo al di là. Io e Nicolas abbiamo parlato di Klaus, ma senza mai volerlo imitare perché non sarebbe possibile.

Come mai il ruolo di Val Kilmer è così limitato?

Werner Herzog: Mi piace molto Val Kilmer, è una persona che stimo e con cui adoro passare del tempo, ma non avevo un grosso ruolo da offrirgli e gliel'ho detto subito. Lui ha ugualmente accettato di partecipare al film con entusiasmo.

Definerebbe la sua pellicola un noir? Perché ha scelto di girare un film di genere?

Werner Herzog: Ho pensato che fosse il clima e il momento giusto per fare il noir, visto che stiamo vivendo le conseguenze di una grande depressione e del crollo del sistema finanziario. In questo senso ho trovato Il cavaliere oscuro di Nolan estremamente nero. E' un'opera che mi ha colpito molto, perciò ho deciso di realizzare anche io una pellicola strettamente collegata all'epoca che stiamo vivendo. Per me è stato estremamente divertente lavorare a un film di genere, anche se non è un noir nel senso classico. Durante la proiezione molti hanno riso e questo è stato un bene per me. Lo humor presente nel film è così cupo che alla fine diventa quasi divertente. In molti dei miei film c'è questo humor cupo, anche se so che il pubblico pensa "Ecco Herzog con le sue solite ossessioni e i suoi simboli". Quale messaggio vuole che arrivi ai giovani che senza dubbio si appassioneranno al suo film?

Werner Herzog: Dovremmo essere cauti quando parliamo di messaggi che provengono da film. Io mando un piccolo messaggio. Spero che il film possa trovare l'approvazione del pubblico. E' fatto per il mercato, per la grande distribuzione e sono molto orgoglioso di aver lavorato con produttori molto competenti, che sanno come lavorare nel mondo del cinema.