Welcome to the jungle
Outsider assoluto nel panorama della stagione cinematografica in corso, vincitore a sorpresa dell'Orso d'Oro all'ultimo festival di Berlino dopo aver convinto una giuria decisamente orientata a favore del cinema politico e militante, arriva anche nelle nostre sale il brasiliano Tropa de Elite - Gli squadroni della morte. Il focus del film ruota attorno al BOPE, corpo speciale della polizia militare brasiliana impegnato nella bonifica delle favelas in concomitanza con la visita del Papa a Rio De Janeiro, e al capitano Nascimento che, in attesa del primo figlio, decide di lasciare il BOPE per un incarico meno pericoloso. Prima di andarsene, però, deve trovare un sostituto alla sua altezza. La voice over di Nascimento ci accompagna nel corso dell'intera pellicola nel solerte intento di chiarificare allo spettatore i numerosi salti temporali che, soprattutto nella prima parte, rischiano di confondere le idee; in più stabilisce un punto di vista solido che contiene a priori un netto giudizio sugli eventi mostrati, anticipando talvolta i fatti. Proprio il taglio moralistico così accentuato ha scatenato non poche polemiche visto che il film scaglia indistintamente strali contro tutte le classi sociali senza risparmiare nessuno.
La guerra tra narcotrafficanti e polizia si combatte quotidianamente a colpi di kalashnikov e mazzette che passano di mano in mano. Gli agenti corrotti placano la propria sete di denaro instaurando patti di ferro con i pusher, capi incontrastati delle favelas. Dal canto suo il ceto benestante, inutilmente filantropico e socialmente sensibilizzato, non si pone troppi problemi nel consumare grosse quantità di droga che vanno a gonfiare le tasche degli spacciatori, contribuendo ad alimentare la spirale infinita di violenza e morte. La visione "da dentro" del BOPE permette di aprire una finestra sui brutali metodi di addestramento utilizzati, giustificati dalla necessità di liberarsi delle mele marce, troppo deboli o troppo corrotte, che militano nella polizia ordinaria. Ampie strizzate d'occhio a Full Metal Jacket nelle scene in cui il duro training a cui gli agenti sono sottoposti giustifica la loro capacità di adottare senza batter ciglio metodi repressivi quali violenza, torture e intimidazioni per eliminare i narcotrafficanti. La realtà brasiliana tratteggiata da José Padilha è un inferno dove non esistono luce né salvezza. In un modo o nell'altro sono tutti colpevoli. L'onestà e l'integrità morale non sono sufficienti a sfuggire al sistema corrotto e la scelta, volutamente provocatoria, di gettare una luce fosca su tutto e tutti rischia di deviare l'intento di denuncia tanto sbandierato dal regista verso una deriva pericolosamente qualunquista.
L'ambiguità ideologica di Tropa de Elite va di pari passo con l'estetica sfrontata della pellicola che, unità alle tematiche scottanti trattate, giustifica l'enorme successo riscosso in patria e gli straordinari incassi ottenuti nonostante la sfrenata pirateria carioca avesse immesso il dvd nel mercato nero ben prima dell'uscita del film nelle sale. La commistione tra montaggio concitato e adrenalinico in puro video clip style e uso abbondante della macchina a mano, che segue nervosamente i protagonisti standogli addosso con soffocante puntualità, permette al film di preservare il suo taglio impegnato pur non rinunciando a un'estetica accattivante, fatta di luci contrastate, musica ossessiva e ritmo narrativo elevatissimo. Più thriller che cinéma vérité, quantomeno nella forma, il film può contare sulle ottime interpretazioni di un cast di alto livello al cui interno spiccano il protagonista, il ruvido e tormentato Capitano Nascimento (Wagner Moura, il bello della telenovela brasiliana Paraiso Tropical), e l'intenso esordiente André Ramiro. Tanti i fattori che hanno contribuito a far parlare di questa pellicola che ostenta violenza a ritmo di rap con l'intento di denunciare i mali della società brasiliana. Sarà interessante vedere come reagirà il pubblico nostrano di fronte alla mostrazione di una realtà feroce e brutale che, dopo l'uscita nelle sale di film come Gomorra, non sembra più così aliena neppure a noi.
Movieplayer.it
3.0/5