È su Apple TV dal 18 marzo WeCrashed, serie ideata da Drew Crevello e Lee Eisenberg che racconta l'ascesa e il clamoroso crollo di WeWork, startup fondata da Adam Neumann e Kyle Marvin, che offriva spazi di lavoro moderni e innovativi da affittare ad aziende e persone che non volevano lavorare da sole in casa o sfruttando il wi-fi dei bar.
A interpretare Adam Newman è il premio Oscar Jared Leto, che sfoggia ancora una volta un accento straniero (il vero Newman è israelo-americano), mentre l'attrice premio Oscar Anne Hathaway è sua moglie, Rebekah Neumann. Inizialmente preso in giro da tutti, Adam è riuscito a convincere investitori e uomini d'affari che la sua azienda valesse milioni, anche se era perennemente in rosso.
La moglie Rebekah, aspirante attrice, gli ha permesso di partire dandogli il milione di dollari che suo padre le aveva regalato per le nozze, con l'idea che la coppia si comprasse una casa. Voglia di successo e attenzione, self branding, il grande sogno americano che diventa una bugia gigantesca: la serie Apple WeCrashed racconta molto bene il mondo contemporaneo. Ne abbiamo parlato proprio con l'attrice Anne Hathaway.
WeCrashed: video intervista video ad Anne Hathaway
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WeCrashed: il branding è la religione di questo secolo?
In questa serie vediamo che il branding potrebbe essere la nuova religione di questo secolo. Sei d'accordo? Quando è importante il branding oggi?
Non penso sia importante quanto la religione! Non penso di essere la persona giusta per parlare di branding: i 17enni lo capiscono molto meglio di quanto io e te potremmo mai fare, perché è il mondo in cui sono cresciuti. Ma ormai sembra non negoziabile: è qualcosa che devi capire se vuoi avere successo.
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WeCrashed: Anne Hathaway e la paura, le donne e Catwoman
Il tuo personaggio dice che la paura è una scelta: pensi che abbia ragione? Non sono così sicura.
Penso sia più complicato di così. Penso che la paura sia comprensibile. Devi prenderti il tempo di fare amicizia con la tua paura, devi quasi amare ed essere grato per la tua paura. La mentalità sta a te: mia mamma dice sempre di scegliere la gioia. Quindi se la gioia può essere una scelta forse può esserlo anche la paura.
Il personaggio di Elishia dice al tuo che le donne spesso sono spinte a sentirsi invisibili e piccole, che non è biologia ma sociologia. Pensi che abbia ragione? In questo secolo è ancora così? Quanto dobbiamo lavorare ancora?
Devo essere onesta al 100%: non presto attenzione a questa mentalità. Sono stata cresciuta in una famiglia in cui non mi hanno mai dato la sensazione di essere inferiore per il mio genere. Sono consapevole che questa illusione, questo mito, esista nel mondo, ma non mi interessa. Ciò che mi interessa è essere me stessa. E se mi trovo faccia a faccia con la disuguaglianza faccio del mio meglio per raggiungere la parità. So che c'è del vero in questa frase, ma non mi ci ossessiono, perché non serve a nessuno farlo. Abbiamo bisogno di far finire questa mentalità.
Qualche anno fa hai dato a Zoë Kravitz un consiglio: non ascoltare nessuno e fai la tua Catwoman. Adesso che The Batman è uscito pensi che se la sia cavata bene? Ti ha ascoltato?
Non l'ho visto. Sono stata così impegnata nella promozione di questa serie che non sono ancora riuscita a vederlo, è appena uscito. Ho un'amica che l'ha visto nel weekend e mi ha detto che è stata fenomenale. Mi ha detto che andare al cinema e vederlo pieno è stato una gioia. Speriamo che la gente torni presto a riempire i cinema.
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Hai trovato una risposta alla domanda che si fa la serie: chi vince una battaglia, l'intelligente o il pazzo?
Credo che la cosa migliore sia essere un po' di entrambe le cose.
Penso che questa serie mostri come nessuno voglia sentirsi solo. Oggi più che mai, dopo i due anni appena passati. Come possiamo lavorare su questo? Sul non sentirci soli?
È una domanda davvero impegnativa. Penso che una delle prime cose da fare sia imparare a essere gentili. So che sembra una risposta semplicistica e un po' ingenua, ma ad esempio: il linguaggio di internet è molto duro. Mi preoccupo quando sento quel linguaggio nel mondo reale. L'altro giorno c'era una persona che stava facendo una cosa, era un po' impacciata e si è definita un troll. Non sono riuscita a trattenermi. Le ho detto: non parlare di te in questo modo! Bisogna ricordarsi che nella vita è molto importante scegliere bene le parole: bisogna usarle in modo un po' più affettuoso e compassionevole, più gentile. Penso che sia di grande aiuto.