Watchmen 1x03, la recensione: barzellette lanciate su Marte

La recensione di Watchmen 1x03: She Was Killed by Space Junk segna l'entrata in scena di una vecchia conoscenza capace di rendere la serie ancora più imprevedibile.

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Watchmen: Jean Smart in una scena del terzo episodio

Non ci sono più le barzellette di una volta. Trent'anni fa raccontavano di pagliacci depressi, incapaci di sorridere e di rallegrare una città triste. Una città perduta nel quale anche gli smile gialli piangevano sangue. Adesso le barzellette non riguardano più una città ma il mondo intero. Oggi non parlano più di semplici pagliacci ma di eroi giudicati da Dio. Apriamo questa recensione di Watchmen 1x03 rievocando la barzelletta che funge da filo conduttore nell'ennesimo grande episodio che va a comporre la straordinaria serie HBO.

Uno show che, settimana dopo settimana, non smette di sorprenderci per la qualità della sua scrittura e della sua messa in scena, e soprattutto per l'abilità con cui maneggia le icone del torbido immaginario creato da Alan Moore e Dave Gibbons. Niente è fuori posto. Ogni elemento ha un suo peso specifico nell'economia della storia. Nessuna citazione è puro ammiccamento fine a se stesso. Ce lo conferma anche She Was Killed by Space Junk, forse l'episodio finora più nostalgico e rivolto al passato, ma non per questo autoreferenziale e privo del fascino che permea ogni sequenza di una delle serie dell'anno. Watchmen si conferma ispirata anche quando si guarda indietro con un dolente malinconia, anche quando si permette il lusso di giudicare gli storici personaggi del fumetto. Perché l'America brutale raccontata da Damon Lindelof è figlia di quella di quella di Moore. Perché, come dice Laurie Blake nel prologo dell'episodio, "un uomo non ha che la sua eredità", e lo stesso vale anche per le grandi storie. Un'eredità che Watchmen continua a gestire con una disinvoltura disarmante. Come se Lindelof avesse davvero abbracciato l'animo inquieto di un fumetto epocale per tradurlo con eleganza in una serie tv brutale.

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Watchmen: una scena del terzo episodio

Brutale nel ricordarci quanto quel fumetto non fosse solo attuale, ma impermeabile al passare del tempo. Anche lontano dagli anni Ottanta, Watchmen si insinua nei punti deboli della società occidentali e ne mette a nudo ogni ferita. Sempre puntuale come un grande orologio nel mostrarci quanto sia inevitabile il nostro bisogno di eroi. Che siano vigilanti o dei, poco importa.

La trama: lo spettro del dio blu

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Watchmen: Jean Smart nel terzo episodio della serie

Dalle parti di Tulsa la fiducia non è stata invitata. Non c'è fiducia nei politici, nei massa media, nella polizia, nei vigilanti, negli altri. E laddove manca la fiducia, tanto vale appellarsi nella sorella maggiore: la Fede. Con la speranza che Dio abbia voglia di rispondere. E nel mondo di Watchmen, anzi, nell'universo di Watchmen, sappiamo bene che dio è muscoloso, nudo, apatico e parecchio blu. Così, una donna che ci è stranamente familiare alza la cornetta per chiamare il divino Dottor Manhattan, ormai rintanato su Marte da oltre trent'anni. Sulla Terra sono state create apposite cabine telefoniche in cui mandare il proprio messaggio verso il pianeta rosso: preghiere, sfoghi, richieste. La donna, invece, si mette a raccontare una barzelletta, proprio come faceva il suo collega Rorschach. La signora in questione non è altro che l'ex Spettro di Seta II, ovvero quella Laurie Blake che è riuscita a conquistare il cuore freddo del dio blu. L'entrata in scena di un personaggio iconico della saga è di grande impatto, sintetico ma efficacissimo. Capiamo subito che Laurie è una federale, chiamata a catturare tutti i vigilanti a piede liberano che operano lontano dal controllo del corpo di polizia. Subito dopo aver stanato una specie di Batman di serie B, Blake viene spedita a Tulsa per fare luce sull'omicidio del commissario Crawford. Il passato è pronto a intrecciarsi col presente. L'ex Spettro di Seta II incontra i nuovi Watchmen e, ovviamente, la miscela è subito esplosiva. L'arrivo di Laurie, infatti, è subito percepito come ingombrante da Sister Night, Specchio e compagni, come se il carisma dell'agente dal passato glorioso fosse uno scomodo imprevisto.

Watchmen 1X03 La Recensione Zhvssx4
Jean Smart in una sequenza del terzo episodio di Watchmen

Un carisma prorompente che She Was Killed by Space Junk non esaspera mai, non sottolinea mai. Merito di una grande prova di Jean Smart e di una scrittura misurata, capace di evocare senza risultare didascalica. Da pochi indizi capiamo che Laurie è molto simile a sua madre, perché anche lei è nostalgica dei tempi andati: conserva opere pop dedicate ai vecchi Watchmen, dà da mangiare a un gufo in ricordo di un grande flirt, non lascia che il tempo inibisca il suo fascino e la sua carica erotica. Tutte cose imparate, volente o nolente, da Sally Jupiter. Ma non è a Giove che la nostra Laurie è interessata. La nostra Laurie è proiettata verso Marte per provare a scuotere un vecchio amore che del mondo non vuole più saperne.

Preghiera laica

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Watchmen: Jeremy Irons in una scena del terzo episodio

Eroi all'inferno, un dio ucciso, un mondo distrutto dai suoi stessi paladini. La barzelletta di Blake vale come indizio: il mondo di Watchmen non si può salvare. È "sempre stato troppo tardi", direbbe qualcuno. E continua a essere troppo tardi. Nonostante il nemico principale sia il Settimo Cavalleria, nubi oscure si addensano anche su altri personaggi dello show. Ovviamente i metodi poco ortodossi dei nuovi Watchmen non li rendono certo impeccabili e i dubbi sollevati sulla vera tempra morale di Crawford, forse troppo idolatrato da tutti, ci sembrano solo un depistaggio.

Dopo questo episodio ci sembra evidente che anche l'impeccabile senatore Joe Keene non sia esente da macchie (l'attentato nel cimitero ha le fattezze di una bella messa in scena), per cui orientarsi tra il Bene e il Male continua a essere molto difficile. Una zona grigia che rende Watchmen sempre più intrigante e misterioso, senza mai rischiare di essere troppo cervellotico e complicato. Al di là del delitto irrisolto di Tulsa, il vero grande enigma restai il ruolo di Adrian Veidt: lontano da tutto e da tutti (proprio come il Dottor Manhattan), ma alle prese con sadici esperimenti molto sospetti. Volendo trovare una piccola rotella fuori posto nell'ingranaggio perfetto creato da Lindelof e soci, forse dopo tre episodi il nostro Ozymandias ci è sembrato un po' troppo grottesco e sopra le righe, ma siamo certi che presto anche lui troverà la sua dimensione all'interno dello show. Così come siamo certi che, prima o poi, questa telefonata di Laurie porterà il dio blu a tornare sulla Terra. Quell'inferno azzurro che ha bisogno di aiuto e che merita di essere salvato anche solo in nome di un vecchio amore e di quel doppio bacio che indeboliva l'essere più potente del pianeta.

Conclusioni

In questa recensione di Watchmen 1x03 siamo rimasti molto colpito dalla prorompente entrata in scena di una vecchia conoscenza del mondo di Watchmen: Laurie Blake, ovvero Spettro di Seta II. Un personaggio storico che ruba subito la scena a tutti con il suo spirito disincantato e nostalgico, che non priva lo show HBO della sua energia e della sua costante dose di mistero.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
4.5/5

Perché ci piace

  • La presentazione della carismatica Laurie Blake è di grande impatto.
  • I vari richiami nostalgici saranno molto apprezzati dai fan del fumetto.
  • Il braccio di ferro tra l'ex Spettro di Seta II e Sister Night promette scintille.
  • L'eco del Dottor Manhattan è molto affascinante.

Cosa non va

  • Il personaggio di Veidt ci è sembrato un po' troppo grottesco e sopra le righe.