Da oggi il mondo è più povero.
Con queste parole l'allora Governatore della California Ronald Reagan, poi presidente degli Stati Uniti, commentava la morte di un personaggio unico, una mente brillante, creativa e così colma di sogni da doverli seminare in giro per il mondo. Il 15 Dicembre del 1966 moriva, infatti, Walt Disney, ma ci sentiamo di dover dissentire con Reagan anche sulla suddetta affermazione e non solo sulla sua successiva politica, perché l'eredità di Disney è tanta e tale che il nostro mondo contemporaneo ne è e sarà arricchito per sempre.
Un'eredità che oggi appare sempre più ricca, ampia e versatile grazie al lavoro fatto da The Walt Disney Company nel portare avanti una visione e un modo di intendere l'intrattenimento, coprendolo a trecentosessanta gradi e dando all'aggettivo disneyano un maggior numero di sfumature di quelle che da decenni ha acquisito. Quello costruito da Walt Disney è un vero e proprio impero che non è soltanto sopravvissuto al suo imperatore, ma risulta oggi, dopo un periodi di assestamento, addirittura in espansione. Un impero costruito perseguendo un unico grande sogno ma basandosi su una serie continua e ambiziosa di intuizioni forti, da molti considerate pazze, in cui Walt ha avuto la forza di credere sempre e comunque. A cominciare da un piccolo topo con le orecchie tonde.
Mickey and Friends
Tra il 1927 e 1928, gli allora Walt Disney Studios lavorarono ad una serie di cartoni animati per Universal, Oswald the Lucky Rabbit, ed il suo protagonista, Oswald, riscosse subito un notevole successo. Un successo che diede potere a Universal, che deteneva i diritti, e non Disney stesso che fu costretto a tirarsi fuori per non sottostare alle imposizioni ricevute. Per Walt fu una lezione dura ma importante, perché gli insegnò a proteggere le proprie creazioni, ma soprattutto a rimboccarsi le maniche e creare un nuovo personaggio che potesse sostituirlo. Nacque così Mortimer Mouse, a tutti noto come Mickey Mouse, ovvero il nostro Topolino. Eppure i primi due corti che lo videro protagonista, L'aereo impazzito e Topolino Gaucho, non ebbero il riscontro sperato e Disney capì subito che un aspetto in particolare avrebbe fatto fare il salto di qualità alle sue creazioni: il sonoro, appena arrivato sulla scena.
Nel Novembre del 1928, Steamboat Willie fu presentato al pubblico, riscuotendo un notevole successo e introducendo già altri dei personaggi che poco a poco avrebbero popolato l'universo Disney, Minni e Gambadilegno, mentre per il Pluto che noi conosciamo si dovrà aspettare il 1931 ed il corto Topolino a caccia. Primi passi di quel che conosciamo, affiancati da subito da un'altra intelligente creatura, una serie di corti animati musicali intitolati Silly Symphonies, dal 1932 prodotti anche a colori. Va sottolineato un punto in particolare di questi primi passi di Topolino nel mondo: la mente aperta alle novità di Disney, che gli permise sia di sperimentare subito le nuove tecnologie, sia di andare oltre il prodotto in sé, autorizzando l'uso delle sue creazioni per prodotti derivati, quali block notes e fumetti. Siamo intorno al 1930 e già nasceva il merchandising Disney, per gestire il quale fu create un'apposita società, la Walt Disney Enterprises.
Classici Disney e come crearli
Ma tutto questo a Disney non poteva bastare. Chi sa abbastanza di animazione si rende conto degli sforzi che i diversi cortometraggi dovevano rappresentare già all'epoca, risultando però in introiti modesti che riuscivano a mantenere lo studio senza farlo crescere. Serviva un lungometraggio ma servivano anche tecniche e competenze nuove per poterci lavorare: così tra il 1934 e il 1937 le Sinfonie allegre sono diventate il banco di prova per le tecniche necessarie a mettere in piedi il nuovo sogno di Walt e realizzare un film su Biancaneve. Un sogno che per quasi tutti era una pazzia, al punto che la stessa moglie Lilian e il fratello e socio Roy cercarono di dissuaderlo. Walt non mollò e dopo due anni di lavorazione, il 21 Dicembre 1937, Biancaneve e i sette nani fu proiettato a ad Hollywood ricevendo una meritata standing ovation.
Oggi che guardiamo a quel momento a 80 anni di distanza, sappiamo che si trattava del primo Classico Disney, ovvero quella serie di film che da quel dicembre arriva fino ad oggi, fino ad Oceania che arriverà nelle sale la prossima settimana, ma passando per altri capolavori del genere che hanno portato sul grande schermo fiabe classiche e storie moderne, da Pinocchio, Cenerentola, Peter Pan e Alice nel paese delle meraviglie a Dumbo, Bambi, La carica dei 101 e Robin Hood, con un impatto sul mondo dell'animazione occidentale straripante e senza precedenti, con l'inevitabile e pericolosa deriva di rendere "cinema d'animazione" sinonimo di "cinema per bambini", rendendolo un genere piuttosto che una tecnica.
Le principesse Disney, eroine da favola alla ricerca dell'emancipazione
Passione, ambizione e... Fantasia
Eppure lo stesso Walt si era impegnato per far capire che l'animazione poteva essere usata non solo al fine di mettere in scena una favola. Ci aveva provato da subito, a dirla tutta, sin dal terzo Classico Disney, dopo Biancaneve e Pinocchio: Fantasia. Perché è vero che lo stile di disegno è quello che tutti conosciamo e che in uno degli episodi c'è Topolino apprendista stregone, ma lo spirito e l'ambizione del progetto vanno ben al di là della storia per bambini, perché si tratta di otto segmenti animati accompagnati da altrettanti brani classici, quasi tutti eseguiti dall'Orchestra di Filadelfia, e introdotti dal critico e compositore Deems Taylor. Fantasia è un film che non si dimentica, che fa la storia del cinema, un'opera alla quale anche i detrattori più convinti di Walt Disney, quelli che lo considerano un danno, il Male puro, devono riconoscere i suoi indubbi meriti artistici e la rivoluzione che ha portato sul grande schermo.
Play it Again, Walt
Nel 1944 accade qualcosa di apparentemente piccolo, che però riteniamo essenziale per contribuire all'immaginario disneyano con cui tutti noi siamo cresciuti: Biancaneve torna in sala. Si era alla fine della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale la Walt Disney Studios aveva dovuto cedere parte dei suoi padiglioni all'esercito, producendo film d'intrattenimento e istruzione per i militari, oltre che di vera e propria propaganda. Film che ovviamente non bastavano a sostenere le spese degli studios che avevano affrontato la produzione di Dumbo e Bambi, entrambi discreti successi ma ancora incapaci di reggersi sulle proprie zampe, proprio come il tenero cucciolo di cerbiatto che siamo abituati ad amare.
La riedizione di Biancaneve fu così un'esigenza di cassa, che però inaugurò un'abitudine di riportare i film nelle sale periodicamente. Un'abitudine che ha permesso alle favole Disney di segnare l'immaginario popolare di ogni generazione, accompagnando i bambini per decenni e imponendo il proprio stile visivo e narrativo insieme al sapiente uso del mezzo televisivo che iniziò a diffondersi di lì a poco e che Walt dimostrò di capire fin da subito, producendo la prima trasmissione già nel 1950 ed affiancandola ad altre produzioni successivamente, sino a lanciare nel 1955 la sua prima serie TV, Micky Mouse Club, che con modalità diverse è andata avanti fino agli anni '90.
C'erano una volta i cattivi Disney
Favole, non solo animate
Gli anni '50 sono un momento cruciale della storia di Walt Disney: accanto allo sfruttamento del mezzo televisivo, si inizia a lavorare ad una ulteriore idea rivoluzionaria che vedremo al punto successivo, ma si iniziò anche a produrre film live action cominciando da un classico della letteratura come L'isola del tesoro, proseguendo sulla stessa falsariga con 20000 leghe sotto i mari, Geremia, cane e spia e Il cowboy con il velo da sposa (che ancora oggi è un classico natalizio di chi scrive) e facendo diventare la Walt Disney Productions il primo produttore mondiale per quanto riguarda l'intrattenimento per tutta la famiglia. Un cammino che è andato avanti negli anni e che ha visto col passare del tempo titoli di assoluta popolarità, come quel Mary Poppins che tutti conosciamo, uscito nel 1964 dopo aver lottato due decenni per i diritti del libro di Pamela Lyndon Travers e diventato il film di maggior successo dello studio negli anni '60.
Welcome to Disney World
Poco sopra abbiamo accennato ad un'idea rivoluzionaria, un grande sogno che diventa realtà nel Luglio del 1955, ad Anaheim in California, quando apre il primo parco a tema: Disneyland. Se parliamo di primo Disneyland è perché sappiamo tutti che l'ambizione ma anche la lungimiranza di Walt lo portarono a sviluppare l'idea ben al di là del semplice parco tematico, in direzione di una serie di centri diversi sparsi in tutto il mondo. E non solo! Perché a partire dal 1964 Walt Disney iniziò ad acquisire terreni in Florida attraverso società fittizie, arrivando a mettere insieme 109 chilometri quadrati di terra e ottenendo di modificare la legislazione dello Stato per esercitare un controllo quasi totale sull'area. Quello che nasceva come Progetto Florida fu sviluppato seriamente solo dal 1966 con l'idea di realizzare una versione estesa di Disneyland nel Magic Kingdom: hotel, resort ed altre strutture, ma soprattutto l'EPCOT (Experimentale Prototype City of Tomorrow).
È un progetto che Walt non ha potuto seguire in prima persona, perché nell'estate del 1966 gli fu diagnosticato un cancro che lo portò via a Dicembre di quell'anno. Ma fu il fratello Roy a renderlo realtà, denominandolo Walt Disney World e inaugurando il Magic Kingdom nel 1971, tre mesi prima di morire a sua volta. Quanto all'utopica città del futuro di EPCOT, vide la luce solo nel 1982 in un'ottica di ampliamenti che hanno reso la rete mondiale Disney quella che conosciamo oggi, che comprende la struttura europea di Parigi, quella di Tokyo e quella di Shanghai.
Disney, oggi: un impero in crescita
Se in tanti siamo cresciuti con l'idea che Disney fosse sinonimo di intrattenimento per i più giovani, questo concetto si è addirittura consolidato ed ampliato dopo la morte di colui che ha dato via al tutto. Senza pretesa di completezza, ci basterà citare alcuni punti per far capire come il mondo Disney oggi sia in grado di coinvolgere un pubblico molto più vasto e le famiglie al completo. L'acquisizione della Pixar, che ha messo il suo creatore John Lasseter al comando anche di Disney Animation, ha ampliato il bacino d'utenza degli appassionati di animazione, anche quelli che storcevano il naso al cospetto dei Classici Disney; l'acquisizione di Marvel ha esteso il raggio d'azione verso un pubblico più adolescente, e possibilmente nerd, mentre le diverse serie televisive musicali hanno coinvolto la controparte femminile; infine Star Wars ha completato l'opera facendo sì che entrare oggi in un Disney Store sia un pericolo per le tasche di quasi tutti.
I 10 film di Walt Disney meno conosciuti, ma da vedere assolutamente
Insomma, l'Impero Disney non è crollato come quello romano dopo i suoi grandi imperatori, forse non lo farà mai, perché la visione che l'ha fatto nascere era così forte e viva da permettergli di reggersi su gambe solide e autonome, camminando da solo, senza il proprio padre, con sicurezza, gioia e orgoglio. Il 15 Dicembre del 1966 moriva l'uomo, ma non il sogno.