Voglio crederci, la recensione: su Netflix una commedia romantica scontata

La recensione di Voglio crederci, film original Netflix che ci racconta dell'amore nascente tra una bella editor e un famoso fotografo, all'insegna degli stereotipi in una Turchia da cartolina.

Voglio crederci, la recensione: su Netflix una commedia romantica scontata

No, non stiamo parlando del secondo film tratto dall'amatissima serie televisiva di X-Files, che portava come sottotitolo nonché dichiarazione d'intenti proprio Voglio crederci, bensì di una nuova produzione romantica sbarcata nel folto catalogo Netflix nelle vesti di original. Una produzione battente bandiera turca, cinematografia che sia sul grande che sul piccolo schermo si sta ritagliando uno spazio sempre più numeroso di affezionati, come conferma anche la recente serie televisiva La ragazza e l'ufficiale, trasmessa in prima serata dai nostri palinsesti.

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Voglio crederci: Ayça Aysin Turan, Ekin Koç in un'immagine

Niente a che vedere con la trama e l'ambientazione di una vicenda ambientata ai giorni nostri, raccontante ancora una volta un amore impossibile tra due figure apparentemente agli antipodi, seguente un canovaccio più che consolidato a uso e consumo del relativo target di riferimento.

Amore già visto

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Voglio crederci: Ayça Aysin Turan, Ekin Koç in una foto

Come vi raccontiamo nella recensione di Voglio crederci, i protagonisti sono la bella Sahra e Deniz: lei lavora per un magazine di moda, lui è uno stimato fotografo. I due si conoscevano già durante l'infanzia ma si sono persi di vista per molti anni, fino a quando l'amicizia tra le loro due nonne non li porta a rincontrarsi. Inizialmente tra di loro non scorre buon sangue, anche per via di quel passato che torna prepotentemente a galla, carico di rimorsi e di rimpianti, ma con il passare del tempo e anche la spinta delle due arzille vecchiette - che sperano di farli fidanzare - i rapporti tra loro migliorano. Sahra non ha però detto tutta la verità, in quanto ha scoperto come Deniz sia proprio il famoso fotografo che la sua rivista agognava a tutti i costi e ha pensato bene di nasconderglielo. Quando l'amore farà effettivamente capolino, una verità non detta rischierà di compromettere nuovamente tutto...

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Niente di nuovo sotto il sole turco

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Voglio crederci: una scena del film

Sin dal prologo che ci porta alla rocambolesca conoscenza dei due personaggi principali, con tanto di gag comica gratuita e forzata, comprendiamo come la sceneggiatura si affidi a solidi cliché. Il gioco di due figure che non si sopportano, circondate da uno stuolo di comprimari che cerca di combinarle a forza contro ogni logica apparente, è scritto secondo le regole di un filone che dovrebbe cercare altrove idee inedite per presentarsi al pubblico con originalità. In Voglio crederci la formula è invece fin troppo abusata, con tanto di feeling, rotture, colpi di scena, migliori amici che si frequentano tra loro, nonne salvifiche, gattini sull'albero, corse in moto, cene di pesce, scorsi paesaggistici di un film cartolina. Il tutto in un'ora e quaranta di visione che non offre nient'altro, se non un sentimentalismo a prova di bignami.

Nomi e volti

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Voglio crederci: Ayça Aysin Turan in un primo piano

L'approccio più leggero poco sopra accennato è affidato a situazioni improbabili e la commedia non sembra certo nelle corde dei registi Evren Karabiyik e GünaydinMurat Saraçoglu - il secondo assai più esperto del primo - che collaborano per la prima volta dietro la macchina da presa. Impossibile sentire la mano anche soltanto di uno di loro, giacché Voglio crederci non ha nulla di peculiare e anche nel suo incedere emozionale è troppo scontato per essere anche appassionante. Ayça Aysin Turan ha invece uno sguardo che buca lo schermo e la sua Sahra è forse tra i pochi spunti realmente riusciti dell'operazione, con Ekin Koç a giocare lo stereotipato ruolo di "bello e dannato" pronto a far breccia nel cuore delle spettatrici. Un cast che comunque non brilla nel suo complesso, anche per via di personaggi quasi caricaturali nella loro totale sottomissione ai luoghi comuni.

Conclusioni

Una bella editor e un famoso fotografo si ritrovano dopo tanti anni e dopo le prime scintille più accese scende tra loro il sereno, con una love-story (ri)colma degli immancabili cliché che si dipana nel corso dei cento minuti di visione. Come vi abbiamo raccontato nella recensione di Voglio crederci, questa nuova produzione turca si rivela una commedia romantica fallace e banale, priva di spunti originali e messa in scena con il preciso intento di non sgarrare da precisi canoni estetici e narrativi, sperando di conquistare ancora una volta quel fedele target di riferimento che non chiede molto di più di un amore sì tormentato, ma non troppo.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
4.3/5

Perché ci piace

  • Ayça Aysin Turan ha una bellezza fatta per il grande schermo.

Cosa non va

  • Una storia abbonata a cliché e stereotipi.
  • Una messa in scena da film cartolina, priva di emozioni e sussulti.