Recensione Disconnect (2012)

Con un talento scoperto grazie al fiuto di James Mangold che lo volle come regista della seconda unità in Ragazze interrotte e Copland, Rubin dirige questo thriller-drama indipendente con la maestria di un narratore navigato.

Vite nella rete

Due coniugi in crisi per la perdita del figlio appena nato si stanno isolando l'uno dall'altra e stanno lasciando morire l'amore che li lega. Quando la loro carta di credito viene clonata da un truffatore on-line decidono di assumere un investigatore privato specializzato in frodi postali per scoprire chi è l'autore di questo furto. Anche l'uomo che indaga sulla vicenda, un ex-poliziotto che ha lasciato il lavoro dopo la morte della moglie, fatica ad avere un rapporto di complicità con il figlio adolescente, un ragazzo piuttosto difficile che si diverte a tormentare un compagno di scuola attraverso Facebook. Una zelante reporter tv sceglie invece il mondo delle chat erotiche come argomento per il reportage che potrebbe trasformarsi in scoop e proprio in uno di questi siti di incontri conosce un ragazzo che offre prestazioni sessuali di fronte ad una webcam e vive in una specie di casa chiusa insieme ad altri coetanei gestita da un protettore che mette loro a disposizione tutte le attrezzature necessarie. Infine un avvocato sempre troppo impegnato per seguire da vicino i due figli adolescenti tenterà di scoprire la vera identità della ragazzina che ha diffuso una foto scabrosa del figlio spingendolo al suicidio.


Com'è cambiata la nostra vita con l'uso di Internet? Quanti pericoli si nascondono dietro all'essere connessi alla Rete? Quanto possiamo arrivare a conoscere della vita delle persone attraverso Facebook? Parliamo abbastanza e conosciamo a fondo con le persone che amiamo? Come sopravvivere in un mondo sempre più connesso alla rete ma sempre più disconnesso sul fronte dei rapporti umani? Queste le tematiche affrontate in Disconnect, tante storie in una sola nel film che segna l'esordio nella fiction di Henry-Alex Rubin (nella foto) dopo la candidatura all'Oscar nel 2006 per il documentario Murderball, un tesissimo thriller incentrato sul degrado nei rapporti umani ai tempi di Internet e dei social network. Con un talento scoperto grazie al fiuto di James Mangold che lo volle come regista della seconda unità in Ragazze interrotte e Copland, Rubin dirige questo thriller-drama indipendente con la maestria di un narratore navigato raccontando storie di uomini e donne imprigionati nella Rete e nelle trappole che si nascondono nei meandri delle chat, dei siti di incontri e di gioco d'azzardo, tante piccole tessere combinate tra loro che vanno a comporre un puzzle avvincente dal grande appeal visivo che avvolge lo spettatore e lo lascia incollato alla poltrona dall'inizio alla fine.

Girato nella periferia di New York, Disconnect è un emozionante mix d'azione, thriller e dramma che pur risultando molto frammentario a livello di narrazione non perde mai il filo del discorso ma anzi mantiene un ritmo serrato dall'inizio alla fine. Jason Bateman e Alexander Skarsgård guidano un cast di attori più o meno noti che mettono in piedi un meccanismo quasi perfetto senza perdere mai in credibilità e realismo e senza mai far perdere alla storia il suo equilibro corale. E lo spettatore vive queste storie, partecipa, riesce ad insinuarsi nei circuiti del film animati da scintille narrative e da colpi di scena a ripetizione.
Disconnettiamoci dalla rete, prestiamo più attenzione alle persone che abbiamo intorno e che amiamo anziché pensare a raggiungerne altre sconosciute ed aspettarsi un conforto che non arriverà mai. Un Crash informatico dunque, basta solo saper riavviare il sistema.

Movieplayer.it

4.0/5