Dorset, 1870. Bathsheba Everdene, una giovane orfana, è cresciuta lavorando nel piccolo podere di proprietà della zia, confinante con quello del pastore Gabriel Oak; l'uomo, molto attratto da Bathsheba, chiede alla ragazza di sposarlo, ma lei è troppo legata alla propria indipendenza e rifiuta la proposta di Gabriel. Poco tempo dopo, Bathsheba eredita i possedimenti di uno zio a Weatherbury e prende in mano le redini della fattoria.
Gabriel, nel frattempo, a causa di una fatalità ha perso tutto il suo gregge; costretto a rinunciare alle proprie ambizioni, il giovane accetta di lavorare come bracciante e viene ingaggiato nella fattoria di Bathsheba. Gabriel prova ancora dei sentimenti per lei; Bathsheba non ha intenzione di prendere marito, ma nel frattempo mostra di apprezzare i segnali di interesse di un ricchissimo proprietario terriero della zona, William Boldwood...
Thomas Hardy secondo Thomas Vinterberg
L'impulso di abbandonarsi alla forza dei sentimenti contrapposto al desiderio di indipendenza e alla volontà di mantenere il controllo sulla propria vita: è il conflitto che contraddistingue Bathsheba Everdene, eroina di uno dei più importanti romanzi dello scrittore britannico Thomas Hardy, Via dalla pazza folla. Un personaggio di sorprendente modernità, che in questa nuova riduzione per il grande schermo ha il volto dell'attrice londinese Carey Mulligan (un talento già comprovato in film come An Education, Non lasciarmi e Shame), nello stesso ruolo interpretato quasi mezzo secolo prima, nel 1967, da una radiosa Julie Christie nell'omonima trasposizione diretta da John Schlesinger. Da allora, Thomas Hardy ha conosciuto una rinnovata fortuna fra piccolo e grande schermo (da citare quantomeno lo splendido Tess firmato Roman Polanski), e Via dalla pazza folla ha costituito la fonte per un adattamento televisivo del 1998 e per una liberissima rivisitazione contemporanea del 2010, Tamara Drewe - Tradimenti all'inglese di Stephen Frears.
A riportare al cinema il classico di Hardy è ora il regista danese Thomas Vinterberg, cineasta proveniente da tutt'altro background (nel 1995, con l'acclamato Festen - Festa in famiglia, era stato tra gli alfieri del manifesto Dogma), tornato sul set a tre anni di distanza dal magnifico Il sospetto. E se lo stile di Vinterberg, perlomeno nel post-Dogma, si era dimostrato freddo e controllato, in Via dalla pazza folla a prevalere, sul piano dell'immagine, è soprattutto la fotografia di Charlotte Bruus Christensen, che ammanta i personaggi di una luce calda e avvolgente e conferisce ai paesaggi rurali del Dorset un costante senso di eleganza: un ideale compendio visivo al romanticismo di cui è pervaso il racconto di Hardy, a cui contribuisce in misura determinante anche la colonna sonora composta da Craig Armstrong. E sono innegabili la bellezza e la capacità di suggestione di una messa in scena che, senza scivolare in un accademismo di maniera, risponde a un'idea di classicismo in base alla quale lo spazio filmico si trasfigura nell'idilliaco teatro delle passioni dei protagonisti.
Passioni vittoriane: dai romanzi a puntate al grande schermo
Dove, al contrario, la trasposizione di Vinterberg denota alcuni limiti quasi congeniti è nella difficoltà di gestire una materia romanzesca strettamente legata ai canoni della narrativa vittoriana. Via dalla pazza folla, come moltissimi altri libri del diciannovesimo secolo, in origine fu pubblicato a puntate (i singoli capitoli erano inclusi sui numeri della rivista mensile Cornhill Magazine, nel 1874), per poi essere riedito in volume nel 1895. La natura della trama, pertanto, risponde alle esigenze di una fruizione seriale, guadagnando in complessità, presenza di subplot e colpi di scena: elementi ricorrenti nelle opere della letteratura britannica dell'Ottocento, ma che lo scrittore e sceneggiatore David Nicholls (già autore dello sceneggiato televisivo del 2008 Tess dei D'Urberville, con Gemma Arterton ed Eddie Redmayne) fatica a condensare nell'arco di due ore in maniera sempre fluida e coerente. Ecco dunque che, in prossimità dell'epilogo, alcuni passaggi significativi del romanzo appaiono sviluppati in modo frettoloso, mentre la vicenda del Sergente Frank Troy (Tom Sturridge) e della sua fidanzata Fanny Robin (Juno Temple) non si integra perfettamente al resto del racconto.
Da qui quella lieve sensazione di 'incompletezza' dovuta, con tutta probabilità, a determinate scelte di montaggio (Vinterberg ha dichiarato del resto di aver girato molte sequenze ulteriori, dovendo però escluderle dalla versione finale del film), e che conferma le problematiche insite nel confronto con i classici della narrativa vittoriana. Ciò nonostante, il Via dalla pazza folla di Vinterberg si fa ammirare in virtù di diverse scene vibranti di pathos, frutto di un'abile costruzione delle atmosfere e dell'ottima alchimia fra i due interpreti principali: infatti, mentre il malinconico William Boldwood del pur bravo Michael Sheen risulta in parte penalizzato dal copione, Carey Mulligan e Matthias Schoenaerts riescono a suggerire l'attrazione latente e il tenero affetto che continueranno a scorrere fra i rispettivi personaggi, a dispetto delle barriere autoimposte e dei tragici scherzi del destino.
Movieplayer.it
3.0/5