La calma della cima innevata e la rabbia del cratere che sputa fuoco. Da queste due immagini che si alternano vogliamo iniziare la recensione di Vesuvio - Ovvero: come hanno imparato a vivere in mezzo ai vulcani, perché è in questa alternanza che si muovono i pericoli e le contraddizioni del territorio che si sviluppa tra il popolare vulcano che distrusse Pompei ed Ercolano nel 79 d.c. e la caldera dei Campi Flegrei. Un territorio che Giovanni Troilo ha scelto di esplorare e approfondire nel documentario in sala per tre giorni, dal 14 al 16 marzo, per un'uscita evento.
Una bomba a orologeria
Il regista Giovanni Troilo ci porta nel complesso territorio campano circondato da vulcani, che si distende dal Vesuvio al complesso vulcanico noto come Campi Flegrei, una enorme caldera che giace sotto un'area tra le più densamente popolate d'Europa. È questa infatti la peculiarità di questo territorio suggestivo quando minaccioso: la componente umana. La gente che vive all'ombra di questa potenziale catastrofe, che ha scelto di abitarlo nonostante il pericolo in agguato su cui diversi ricercatori continuano a mettere in guardia la popolazione e nei confronti del quale sembra esserci poco spazio per la prevenzione.
"In qualsiasi momento"
È la frase che emerge con più prepotenza e inquietudine nel corso del lavoro di Giovanni Troilo, che tratteggia la situazione del Vesuvio e dell'area dei Campi Flegrei per definire il quadro geologico in cui le comunità di Napoli e provincia sorgono e si sviluppano. Ne parla Giuseppe Mastrolorenzo dell'INGV, ma Vesuvio - Ovvero: come hanno imparato a vivere in mezzo ai vulcani raccoglie diverse testimonianze che aiutano a capire il lavoro che l'Osservatorio Vesuviano e le istituzioni compiono per cercare di tenere sotto controllo queste possibili minacce per la popolazione, concentrando l'attenzione su un aspetto in particolare che fa riflettere: la difficoltà di un'evacuazione nel caso la situazione dovesse richiederlo.
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Il popolo del Vesuvio
Per questo assume ancor più valore l'analisi dell'aspetto umano, quello a cui fa riferimento il titolo stesso dell'originale documentario di Troilo, che ammicca a quello del Doctor Stranamore di Kubrick e che cerca di capire, appunto, come questa gente abbia imparato a convivere con queste minacce. Ci si sposta lungo il territorio, da una scuola di ballo al parco archeologico sommerso di Baia, da un'azienda di fuochi d'artificio a luoghi storici del capoluogo campano come il San Carlo o il Duomo, mostrando di volta in volta un'informazione fredda quanto inquietante: la distanza dal Vesuvio o dai Campi Flegrei, uno spazio a volte irrisorio che renderebbe difficile, se non impossibile, una fuga dalla furia della natura.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Vesuvio - Ovvero: come hanno imparato a vivere in mezzo ai vulcani elogiando l’originale operazione messa in piedi da Giovanni Troilo per raccontare un territorio complesso con un documentario sui generis che non si limita a definire il contesto geografico e geologico, ma anche e soprattutto l’aspetto umano, la popolazione che vive sopra questa ”bomba a orologeria” che ne minaccia, ma anche definisce, le esistenze.
Perché ci piace
- La ricostruzione del contesto su cui poggiano le storie che ci vengono raccontate.
- L’aspetto umano, così importante dell’economia del documentario di Giovanni Troilo.
- L’equilibrio tra le due anime del racconto, tra i vulcani e il loro popolo.
Cosa non va
- Sarebbe forse stato necessario un po’ di spazio in più affinché questa indagine fosse del tutto compiuta.