Con Beasts of No Nation, Cary Fukunaga prosegue nell'esplorazione delle varie forme di distribuzione contemporanee. Dirigendo per intero la prima spettacolare stagione di True Detective, il regista ha dimostrato di sentirsi perfettamente a suo agio non solo sul grande, ma anche sul piccolo schermo. Dopo la collaborazione con HBO, adesso il regista stringe un nuovo accordo, stavolta con Netflix, per diffondere la sua pellicola sui bambini soldato. Beasts of No Nation non è una produzione originale di Netflix. Come spiega Fukunaga, "la piattaforma streaming è stata coinvolta alla fine del montaggio e ha acquistato il film per 12 milioni, quindi il formato televisivo non ha influenzato il mio stile".
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Beasts of No Nation affronta un tema ben poco televisivo, almeno in senso stretto. E' un film duro che racconta senza sconti la vicenda di un bambino africano rapito dal suo villaggio, tormentato dalla guerra, e catturato da un manipolo di ribelli che lo contringe a combattere. L'opera è tratta da un libro firmato da Uzodinma Iweala, che Fukunaga ha letto e apprezzato anni fa decidendo poi di trasformarlo in film. Negli Usa la pellicola dovrebbe avere una distribuzione limitata in circuiti piccoli, più artistici, in vista degli Oscar, visto che le grandi catene dei multisala si rifiutano di proiettare pellicole non esclusive per i multiplex, ma questo non preoccupa assolutamente Netflix che, nel suo modello commerciale non ha aspettative di ricevere entrate cinematografiche, ma punta sul bacino di abbonati che si fa sempre più vasto.
A ottobre debutterà anche in Italia e non è un caso che la Mostra di Venezia a poche ore di distanza presenti due pellicole tutt'altro che facili, entrambe a marchio Netflix. Oltre al film di Fukunaga, la piattaforma ha presentato al Lido anche Winter on Fire, documentario che ricostruisce l'escalation di violenza che ha portato alla guerra civile in Ucraina. Fukunaga, però, ha le idee molto chiare sulle regole di fruizione delle opere audiovisive e non nasconde il suo pensiero: "Credo che sia difficile guardare con attenzione un film facendo altre cose e interrompendo la visione. Ogni regista auspica un pubblico attento. Ma la distribuzione è già cambiata. Le sale cinematografiche sono in crisi. I film restano poco in sala e far andare il pubblico al cinema è difficile".
Dalle paludi della Louisiana alla giungla del Ghana
Scommettiamo che per Cary Fukunaga, dopo il successo di True Detective, non sia difficile trovare un pubblico interessato ai suoi lavori. Soprattutto nel caso di questa nuova opera che gode della presenza di una star del calibro di Idris Elba e affronta il tema scottante delle conseguenze del postcolonialismo nel continente africano. Quando gli viene chiesto il motivo dell'interesse in un tema così lontano dalla sua realtà, Fukunaga spiega: "Sono laureato in scienze politiche e storia e la geopolitica l'ho studiata con molta attenzione. Sono molto consapevole delle problematiche dell'Africa. Nel 2005 un mio amico mi ha regalato il libro di Uzodinma Iweala e in seguito ho fatto ricerche sul tema. Il libro non crea un contesto preciso così, quando ho decido di adattarlo, ho usato le mie ricerche sulla Liberia contestualizzando la vicenda in Ghana". Fukunaga, il britannico Idris Elba e la troupe si sono così trasferiti in Africa per girare nella giungla e hanno provinato centinaia di attori locali per trovare i protagonisti del film. "Volevamo che gli attori fossero spontanei e riuscissero ad avere accesso alle loro emozioni, cercavamo persone che si sentissero a loro agio davanti alla macchina da presa. Abbiamo provinato tantissimi ragazzini. Volevamo fare un workshop di diversi mesi per scegliere il cast con calma, ma alla fine abbiamo avuto dei ritardi e abbiamo scelto i ragazzi più adatti e più reattivi. Ci voleva molta energia per partecipare al film".
Violenza mai gratuita
Anche se non indugia sulla violenza, Beasts of No Nation ha un approccio realistico alla vita dei bambini soldati e non mancano scene raccapriccianti, come quella dell'iniziazione del piccolo Agu o il suo primo omicidio. Cary Fukunaga e i suoi collaboratori si sono ovviamente posti il problema e, trovandosi a lavorare con molti attori giovani e non professionisti, hanno usato le dovute cautele, ma senza rinunciare a ottenere un effetto altamente drammatico. "Abbiamo indivuduato ragazzi della Liberia che hanno realmente partecipato alle guerre" racconta il regista. "Eravamo preoccupati per loro perché temevamo che fargli rivivere la situazione di violenza sperimentata durante l'infanzia avrebbe scatenato risposte traumatiche. Ma in realtà, quando si gira, il lavoro è frammentato. Sul set non si hanno le stesse emozioni che lo spettatore vive vedendo il film completo. Ci sono altre pellicole che affrontano la violenza ricostruendola, penso al documentario The Act ok Killing, e capisco che qualcuno, vedendo il film, abbia pensato a qualche legame con le pratiche attuate oggi dall'Isis, ma quando abbiamo iniziato a girare, l'Isis era appena apparso sui giornali. La verità è ci sono analogie tra tutti i movimenti che puntano a indottrinare i ragazzini. I riti di iniziazione visti nel film sono antichi, li utilizzano le tribù locali. Una cosa che ho cercato di fare è stato evitare di approfondire la tematica religiosa, questo perché credo che la religione sia un tema ormai abusato, perciò mi sono concentrato su altri aspetti".
Idris Elba è il Comandante
Assente a Venezia, Idris Elba parteciperà solo alla promozione di Beasts of No Nation al Festival di Toronto. L'attore, si vocifera in lizza per il ruolo del futuro James Bond, interpreta l'enigmatico Comandante, leader dei ribelli sanguinario e prevaricatore. "Nel romanzo il personaggio del Comandante è un po' strano, è una figura incerta e a livello letterario funziona perché si adatta al viaggio psicologico del protagonista" commenta Fukunaga. "Nel film avevo bisogno di dargli dei contorni netti e un finale, così per delinearlo mi sono ispirato a un ribelle, ultimo sopravvissuto di una gang di Haiti, che avevo incontrato. Volevo che il mio Comandante avesse il sapore della terra, che fosse uno strumento perfetto da usare per seminare il terrore tra la popolazione. In quest'ottica ho anche cambiato la sorte del Comandante. Nel libro viene ucciso in combattimento, nella mia prima sceneggiatura lo uccide Agu. Questo perché volevo che fosse più attivo, che avesse maggior potere decisionale sulla propria vita. Poi però ci ho ripensato perché sarebbe stato troppo soddisfacente. Se il Comandante avesse continuato a esistere da qualche parte, sarebbe stato più spaventoso". Per quanto riguarda la funzione civile del cinema e del suo film in generale, Fukunaga ha le idee molto chiare: "Credo che i film abbiano il potere di rendere il mondo un posto migliore, più civile. Il modo di cui si combattono le guerre oggi fa sì che i bambini servano. La guerra in Africa è una forma di industria. Alla fine diventa un lavoro, i ragazzi del Niger prendono 400 dollari l'anno se combattono per Boco Haran e di fronte ai soldi nessuno si preoccupa che gli sia rubata l'innocenza".