Recensione Highlander - Vendetta Immortale (2007)

Ben presto la sensazione del già visto attanaglia lo spettatore senza abbandonarlo fine alla fine: la mancanza di originalità una complessiva debolezza dello script,rappresentano le pecche principali di un lavoro troppo poco incisivo.

Vendetta immortale

"Ne resterà uno solo." Così recita la battuta più celebre della saga degli immortali MacLeod che, contrariamente a quanto inizialmente promesso, vede una manciata di sequel con protagonista l'affascinante Christopher Lambert e una serie televisiva durata ben sei stagioni animata da un altro MacLeod interpretato, stavolta, da Adrian Paul. Dopo tanti live action, Highlander: The Search for Vengeance viene a colmare la sola lacuna rimasta, quella dell'animazione, proponendoci il cavaliere che attraversa indenne tutte le epoche trascinandosi sulle spalle il peso di millenarie sofferenze sotto una veste completamente nuova. Tralasciando muscoli scolpiti bene in evidenza e pelli di animale al posto degli abiti, il nuovo immortale Colin MacLoud ha i tratti decisamente femminei e stilizzati tipici dell'animazione giapponese di numerosi anime e, ad esclusione di un breve prologo ambientato durante l'impero romano, si muove armato di katana in una New York post-apocalittica devastata da guerre ed epidemie. In preda a dolorosi ricordi, Colin si imbatte in un gruppo di ribelli che cercano di sfuggire al virus letale che ha colpito gli abitanti della metropoli scoprendo così che il tiranno rinchiuso nella fortezza dorata che si erge tra le macerie non è altri che Marcus Octavius, unico responsabile della diffusione del morbo, immortale anch'egli e assassino della coraggiosa Moya, la consorte celtica di Colin perita per difendere il marito. Insieme alla bella ribelle Dahlia, l'immortale MacLeod cercherà di salvare i sopravvissuti sventando lo sterminio totale progettato da Marcus e portando a termine la propria vendetta.

A dirigere Highlander: The search for vengeance è stato chiamato il regista di Animatrix Yoshiaki Kawajiri che filtra la leggenda dell'ultimo immortale offrendone una propria personale visione, coadiuvato dallo sceneggiatore di tv serials David Abramowitz. La coppia non fa mistero della volontà di puntare a modelli qualitativamente elevati sia a livello estetico che narrativo: la devastazione metropolitana e l'atmosfera post-apocalittica richiamano alla mente capolavori quali Akira o Ghost in the shell, la lotta dei ribelli contro il sanguinario dittatore declina nell'ennesima variante i ben noti temi orwelliani, il taglio adulto della vicenda in cui trovano spazio anche scene di sesso richiama anime più adulti e raffinati, la parte ambientata in epoca romana presenta forti analogie con l'Alexander di Oliver Stone e il gioco dei rimandi potrebbe andare avanti all'infinito. Se in alcuni casi la strizzata d'occhio al pubblico esperto ben posizionata può trasformarsi in plusvalore nel mondo dell'animazione, non è questo il caso.

Dopo il primo quarto d'ora di visione la sensazione del già visto attanaglia lo spettatore senza abbandonarlo fine alla fine del film e la mancanza di originalità, unita a una complessiva debolezza dello script, rappresentano le pecche principali di un lavoro troppo poco incisivo al quale non giova la scelta di impreziosire la narrazione incastonando una serie di flashback che svelano il passato dell'eroe. Il taglio drammatico che dovrebbe caratterizzare la pellicola viene smorzato dall'inesistenza del benché minimo approfondimento psicologico dei caratteri. Il personaggio di Colin, ipotetico fulcro della pellicola, assume più volte nel corso della narrazione vaghe pose da eroe tormentato senza mai elevarsi dall'anonimato, così come altrettanto incolore risulta la caratterizzazione del suo antagonista, il feroce Marcus Octavius. Fortunatamente a risollevare la sorte dei caratteri ci pensano le figure femminili di Dahlia e Moya, intrigante e sensuale la prima quanto indomita e bellicosa la seconda, alle quali però viene dedicato uno spazio troppo limitato perché il film possa in qualche modo risollevarsi e guadagnare una personalità che sembra mancargli completamente.

Movieplayer.it

2.0/5