Potere dello streaming. Soltanto pochi giorni fa era al centro del buzz festivaliero del Sundance, ed eccolo che ce lo ritroviamo subito su Netflix: questo Velvet Buzzsaw non solo segna il ritorno della coppia Dan Gilroy e Jake Gyllenhall, rispettivamente regista (all'epoca esordiente) e protagonista dell'ottimo e sottovalutato Nightcrawler, ma anche quello che, sulla carta almeno, prometteva di essere uno dei prodotti di genere più originali e divertenti da molto tempo a questa parte.
Sulla carta dicevamo, perché sebbene l'idea di ambientare un thriller-horror nel mondo delle gallerie d'arte sia tanto ambiziosa quanto geniale, bastano pochi minuti per rendersi conto che in realtà tutta la parte sovrannaturale non è altro che una scusa per rendere appetibile e vendibile una pellicola che in realtà è soprattutto una critica sulla mercificazione dell'arte. Quella che segue è quindi una recensione di Velvet Buzzsaw assolutamente spoiler free, anche se, ve lo assicuriamo, dal punto di vista della trama e del thriller non c'è nulla che non abbiate già visto in ben più di un'occasione. A questo punto meglio gli spunti horror veri e propri: l'unione dei dipinti e delle opere con le sequenze di omicidio garantisce originalità e freschezza, ed almeno un paio di momenti degni di essere ricordati.
Trama horror e cast corale, omaggiando Altman
Ma facciamo un passo indietro e partiamo dalla trama: Josephina (Zawe Ashton) è una giovane ed ambiziosa agente che ha una relazione prettamente sessuale con il critico Morf Vandewalt (Jake Gyllenhaal) e lavora alle dipendenze della spietata e potente gallerista Rhodora (Rene Russo). La sua vita e la sua carriera cambiano per sempre quando, per puro caso, scopre il cadavere di un suo vicino di casa, un uomo misterioso e solitario che nella sua vita ha dipinto centinaia di straordinari quadri che nessuno ha mai visto prima d'ora. Da quel momento in poi tutti cercano di trarre vantaggio da questa incredibile scoperta, ed è proprio qui che iniziano i guai: perché tutti coloro che hanno a che fare con questi quadri sembrano morire in modo bizzarro e inspiegabile.
In questi giorni al Sundance il regista Dan Gilroy ha più volte citato il grande e indimenticato Robert Altman come sua ispirazione, ed in un certo senso non è difficile capire il perché: non solo Velvet Buzzsaw è un film corale, dal cast ricco e senza un vero protagonista, ma in fondo anche l'assunto di base dell'intera pellicola non è troppo differente dal film Prêt-à-Porter di 25 anni fa. All'epoca Altman aveva scelto la commedia pura (con un pizzico di "giallo") per graffiare e irridere il mondo caotico e spesso farneticante dell'alta moda, ma aveva dimenticato di farne un film vero e proprio; qui Gilroy si butta sull'horror ma utilizza i topoi del genere con lo stessa superficialità e lo stesso disinteresse del suo illustre predecessore. Anche in questo il risultato è un film di genere che non decolla mai ed una satira che dopo un po' diventa semplicemente ridondante.
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Se uccidere è un'arte
La fortuna di Velvet Buzzsaw è però nei dettagli: perché è vero che i suoi protagonisti sono tutti sgradevoli, ma quando a disposizione hai attori del calibro di Jake Gyllenhaal o Toni Collette anche portare sullo schermo delle macchiette può essere molto divertente. Così come trasformare un gran numero di personaggi in semplice carne da macello, inserirli in una sorta di Final Destination molto più sofisticato, colorato ed artistico. Ma se cercate spaventi o un thriller che possa davvero prendervi e farvi interessare alle sorti dei protagonisti, non è questo il film per voi. A meno che non siate proprio appassionati di gallerie d'arte, ma anche in questo caso potreste rimanere delusi.
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Anche perché negli ultimi anni non sono stati pochi i film che ci hanno parlato di arte contemporanea anche in modo molto critico o ironico (basti pensare a Animali notturni o alla palma d'oro The Square), ma riuscendo a far funzionare molto meglio anche la commistione tra più generi e più anime del film stesso. Per non parlare poi degli stessi Gilroy o Gyllenhall, che con Lo Sciacallo - Nightcrawler erano riusciti davvero a trasformare la semplice critica sociale in un thriller davvero inquietante, spaventoso e a passo con i tempi. Quello che dovrebbe essere un'opera d'arte.
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Movieplayer.it
2.5/5