Se c'è una cosa che la fantascienza ha sempre fatto è indagare la realtà, metterne in scena i temi traslandoli in un mondo di fantasia. Utopia lo fa riprendendo la popolare serie britannica del 2013 ampliandone i presupposti e arrivando a includere anche un virus e una pandemia che risuonano in modo inquietante con la realtà che stiamo vivendo dalla scorsa primavera. Ne abbiamo parlato con John Cusack, uno dei nomi più importanti del cast messo insieme dalla showrunner Gillian Flynn nel costruire il suo remake per Amazon Prime Video, una serie che lo stesso attore definisce spiazzante e che sarà disponibile dal 30 Ottobre.
John Cusack e Utopia
Che puoi dirci del tuo personaggio? Ti sei ispirato a qualcuno in particolare per interpretarlo?
John Cusack: Sì, ci sono un paio di personaggi reali del mondo della tecnologia, capitani d'industria molto noti, ma non voglio dire molto, perché qualunque cosa pensiate del personaggio intorno al secondo o terzo episodio, quando pensate di averlo capito, cambierà al quinto e poi ancora, alla fine dell'ultimo episodio della stagione, molte delle idee che avrete dei personaggi e del loro ruolo, in quanto all'idea tradizionale di buoni e cattivi, cambieranno ancora. Penso che sia una delle cose interessanti di Utopia.
Che tipo di serie dobbiamo aspettarci?
Qualunque cosa penserete all'inizio della serie, cambierà quando arriverete al quarto episodio e nei successivi vi renderete conto di sapere meno di quanto pensate e sarete di nuovo sconvolti. È una di quelle serie in cui accadono cose così scioccanti che ti fanno dubitare di tutto quello che avevi pensato in precedenza, come placche tettoniche che si spostano e creano nuovi paesaggi. Mettere insieme qualcosa del genere è molto difficile e tutto quello che pensate di sapere sarà messo in discussione alla fine. Credo che sia una di quelle serie in cui la gente pensa di sapere cosa sta per accadere, convinta di seguire una strada per finire in trappola. Penso che sarà divertente con il suo umorismo dissacrante e le trovate scioccanti.
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La scelta di John Cusack
Conoscevi già la serie britannica prima del ruolo o l'hai guardata dopo aver avuto la parte?
Non l'ho guardata di proposito finché non abbiamo finito, mi sono detto che le avrei guardate entrambe una volta pronta. Ma so che se l'unica ragione per cui Gillian Flynn ha deciso di rifarla è perché aveva intenzione di aggiungere qualcosa di nuovo. Utopia è una serie di successo, molto amata e considerata, non avrebbe avuto senso limitarsi a rifarlo con interpreti americani, quindi ha inserito nel plot questi Christie Labs e questo individuo che cerca di salvare il mondo creando fonti di cibo alternative, lavorando sull'ambiente. È qualcosa di nuovo, così ho deciso di non guardare l'originale per non avere idee preconcette che influissero sul mondo che presenta Gillian negli script.
Utopia è stata la tua prima serie. In che modo è stata un'esperienza nuova per te e cosa ti ha portato ad accettare il ruolo?
È bello essere richiesti. Gillian mi ha chiesto di farla ed è stato bello. Se qualcuno mi dice che mi vorrebbe per un progetto, è qualcosa che mi lusinga. Inoltre Gillian è una scrittrice fantastica e il coinvolgimento di Amazon è una sicurezza, perché è una splendida piattaforma e ha investito un budget importante nel progetto per farlo nel modo giusto. Quando mi ha mandato gli script ho iniziato a leggerli nel pomeriggio e ho continuato fino alle due di notte. Erano nove script e li ho letti tutti di fila perché la scrittura era spettacolare ed è stato molto facile dire di sì. È vero, non avevo mai fatto tv, ma Gillian come showrunner è stata una sicurezza e il filo conduttore anche in un contesto con diversi registi e troupe per ogni episodio. È stata un'esperienza nuova, perché non avevo mai fatto un personaggio per più di due ore mentre in questo caso ho potuto tratteggiarlo nell'arco di nove ore. È stato nuovo ed eccitante.
Il legame con l'attualità
La componente pandemica della serie è particolarmente attuale al momento. Come pensi che la gente potrà accoglierla?
Si tratta in ogni caso di un prodotto d'intrattenimento di finzione, quindi spero che la gente possa godersela come tale, visto che i temi distopici non sono nuovi nell'ambito di serie, film e romanzi. Il riscaldamento globale ci circonda, abbiamo fuochi fuori controllo dalla California a Portland, e ci sono tanti temi distopici che fanno parte della serie. Il virus è parte della storia, come tante altre cose che già esistevano da tempo, ma è qualcosa di pericolosamente vicino. La pandemia è iniziata dopo che abbiamo terminato le riprese di un qualcosa in cui il virus è solo parte dell'ambientazione distopica, ma è stato decisamente disturbante.
E qual è stata la tua reazione nell'avere Utopia pronta ad andare in streaming con l'arrivo del Covid-19? È stato strano trovarvi in questa situazione?
Lo è stato sicuramente. Nel periodo di ricerca abbiamo fatto riferimento all'influenza spagnola di inizio secolo, la SARS, Ebola e altre patologie che hanno spaventato il mondo, ma ovviamente nessuno si sarebbe aspettato che ce ne sarebbe stata una poco tempo dopo. È disturbante e terribile, la realtà di questo periodo è orribile. Ma se fai una serie su questi temi distopici, non c'è modo di aggirare l'argomento, fanno parte di quello che sta accadendo.
La serie parla di teorie della cospirazione. È qualcosa in cui credi? Ne hai una preferita?
Il discorso sulle teorie della cospirazione è complesso e pericoloso, perché ce ne sono alcune che sono legate ai governi e i grandi interessi economici, e quelle sono molto interessanti e in molti casi vere. Ricordo che nel 2012 lanciammo questo gruppo Freedom of the Press Foundation e vennero fuori i leak di Ed Snowden che parlavano di Bluffdale, dove il governo aveva creato un luogo in cui raccogliere tutte le informazioni sui telefoni da tutto il mondo. Una di quelle cose che se ne parli sembri un pazzo, ma poi se indaghi scopri che è tutto vero. E lo stesso si potrebbe dire per altri argomenti, come l'ambiente e quello che le multinazionali fanno che mette le vite delle persone a rischio per il profitto. Argomenti che hanno fatto parte a lungo delle storie cospirazioniste, ma le teorie che mi allarmano ora sono quelle guidate dagli algoritmi delle compagnie di social media, che non sono altro che compagnie di raccolta dati sotto mentite spoglie, che diffondono informazioni false. Se certe teorie della cospirazione avevano spesso legami con la verità, oggi non hanno nessuna base reale e sono usate per dividere le persone le une dalle altre su base razziale o con altri criteri. Sono un tipo diverso di teoria del complotto, disgustoso e pericoloso, e non sono interessato a nessuna di queste che non fanno altro che diffondere odio, paura o altri sentimenti meschini.