U.S. Palmese, i Manetti Bros: "La purezza dello sport per mostrare l'altro lato del Sud Italia"

I registi Antonio e Marco Manetti, insieme al cast capitanato da Rocco Papaleo, raccontano il film presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2024 e al cinema dal 20 marzo 2025.

Antonio e Marco Manetti

Lo sport arriva alla Festa del Cinema di Roma 2024 con U.S. Palmese, il film diretto dai Manetti Bros. e scritto da loro insieme a Luna Gualano ed Emiliano Rubbi. La pellicola è ambientata a Palmi, un paesino calabro che sta molto a cuore ai registi poiché diede i natali alla loro madre, morta la scorsa estate, che ha potuto seguire la sua produzione da vicino, e arriverà nelle sale italiane dal 20 marzo 2025.

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Papaleo in un scena

La storia? Don Vincenzo (Rocco Papaleo), geniale agricoltore in pensione, ha un'idea folle per risollevare la squadra di calcio locale: organizzare una bizzarra raccolta fondi per ingaggiare Etienne Morville (Blaise Afonso), giocatore di Serie A dal pessimo carattere, ma tra i più forti al mondo. Ci riuscirà?

Il cuore dello sport in U.S. Palmese

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I Manetti Bros. sul set

Il film dei Manetti ci ricorda quanto lo sport in generale e il calcio in particolare possa diventare corruzione: "Umana più che giudiziaria. Troppi soldi in ballo e troppa attenzione mediatica lo fanno diventare uno sport individualistico e non più di squadra, mettendo l'interesse contro la passione e il divertimento puro" spiega Marco Manetti. "Oltre all'affezione per il luogo, ci siamo chiesti come doveva essere far incontrare un campione che ha perso la sua anima con un paesino del Sud Italia per fargli ritrovare se stesso. Abbiamo in mente uno slogan che è l'anima del film ma non sappiamo se lo useremo per la promozione. 'È venuto per aiutare la Palmese ma sarà la Palmese ad aiutare lui'. Volevamo non raccontare sempre e solamente il crimine, il folklore e l'arretratezza culturale. Non vogliamo negare che esistano, ma abbiamo provato a mostrare che non esiste solo quello, senza però voler essere detentori della sola ed unica verità".

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L'improbabile coppia del film

Gli fa eco Antonio: "Ad un certo punto, nella scena della riconquista da parte del portiere, va in scena una sorta di western. Un'idea che c'era già in sceneggiatura, ma che ha preso forma dopo le prove costumi. A quel punto la musica si è adattata al nostro modo di girare. Noi siamo sempre in bilico tra cadere nel grottesco eccessivo e riuscire a stare in equilibrio, in questo caso per i palmesani abbiamo preso spunto dalla realtà, non sono finti, ma è esattamente come noi vediamo i cittadini che abbiamo cercato di restituire sullo schermo. Sempre in chiave ironica, che è il nostro tratto distintivo".

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Etienne Morville come Mario Balotelli?

Il calciatore francese interpretato da Blaise Alfonso rappresenta proprio la deriva individualista e la parabola tossica dello sportivo oggi. Non era necessariamente ispirato solamente a figure come Mario Balotelli, ma quest'ultimo era solamente uno dei tanti riferimenti: "Ha quel tipo di talento che si vede quanto da bambino amava il calcio, ma in campo abbia finito per odiarlo. Volevamo quindi raccontare come si arriva a quel punto".

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Etienne Morville di spalle

Dice Alfonso: "Per la lingua è stato complicato perché non parlavo nemmeno l'italiano e ancora non sono in grado di distinguere il dialetto, ho imparato le mie battute con grande preparazione e fatica andando lì qualche tempo prima con un vocal coach. A Palmi ho trovato una piccola realtà molto gradevole, in cui si finisce per conoscersi tutti, i vicini diventano tuoi amici, un ambiente molto caloroso e umano". Gli fa eco Antonio: "Tanto che poi ha detto che ha finito per avere più amici italiani che in Belgio (ride)".

Lo sport come lingua universale

A proposito di lingua e linguaggio, i Manetti ci tenevano che i loro attori non parlassero calabrese, ma dialetto palmesano in U.S. Palmese. Il cast ha quindi dovuto studiare nelle settimane antecedenti le riprese, accolto dalla popolazione locale. Rocco Papaleo scherza sulla sua assenza temporanea dalla recitazione per prepararsi, "un dialetto molto musicale ma ostico", anche perché non è abituato ad essere così filologico. Per fortuna hanno avuto un vocal coach come Cristoforo. Dice Giulia Laenza: "Da siciliana avevo paura si sentisse subito l'accento, ma per fortuna c'era lui, ero sempre con le cuffie ad ascoltare le battute pronunciate in modo corretto per replicare questo dialetto al meglio possibile".

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Una sequenza della pellicola

Don Vincenzo Rocco è un simbolo di come i sogni si possano realizzare, come aggiunge Papaleo: "Sono rimasto subito affascinato dal personaggio, con loro con quest'idea del Sud che non ha bisogno di essere represso, ma ha bisogno di reagire e di un'iniezione di fiducia. Quest'idea di essere ambiziosi e sognare in grande, abbiamo tutti bisogno di riscattarci".

Chiudono i produttori Pier Giorgio Bellocchio e Paolo Del Brocco: "Abbiamo sognato anche noi in grande con loro, un film complicato da produrre e realizzare tra Parigi, Milano e la Calabria Film Commission che dobbiamo ringraziare perché si è subito imposta come realtà nuova, ma estremamente efficace e partecipe ai progetti. I Manetti hanno sempre idee molto originali e questo film ha una forte eticità di fondo che ti fa uscire dalla sala col cuore leggero. Oggi non è scontato, si rischia di finire nella pesantezza didascalica".