Il tema dei migranti è sicuramente tristemente attuale e sembra quasi una coincidenza (ma non sarà tale, Lost ci insegna) che poche settimane dopo l'arrivo al cinema di Io, Capitano di Matteo Garrone Sky Italia proponga sulle proprie frequenze Unwanted - Ostaggi del mare, la serie in otto episodi dal 3 novembre su Sky Atlantic e in streaming su NOW. Pur ispirandosi a Bilal, il libro-inchiesta del giornalista Fabrizio Gatti che intraprese un viaggio sotto copertura lungo le rotte del Sahara, non solo coi migranti che dall'Africa vogliono arrivare in Europa ma anche con chi lucra sulla loro disperazione, il serial per mano di Stefano Bises fa incontrare una lussuosa nave da crociera degna del Titanic, la Orizzonte con ben 5000 persone a bordo, con un gruppo di 28 migranti ripescati dal mare.
Indovina chi viene sulla nave
La recensione di Unwanted parte proprio da qui, da questo incontro-scontro pieno di contraddizioni e spunti narrativi e di riflessione sociale. Una serie dal respiro internazionale fin dalle lingue usate - inglese, italiano, tedesco, francese e diversi dialetti africani, consigliamo infatti la visione in lingua originale - e anche nella doppia lingua di scrittura e regia, dato che dietro la macchina da presa di tutti e otto gli episodi è stato chiamato Oliver Hirschbiegel, regista tedesco conosciuto per La caduta - Gli ultimi giorni di Hitler, Diana con Naomi Watts e il film vincitore del Sundance Film Festival nel 2009 L'ombra della vendetta - Five Minutes of Heaven. La sua regia, solida e puntuale, ci fa sentire tutta la claustrofobia di essere girata quasi interamente all'interno di un'immensa nave da crociera (qui Sky ricorda la HBO come sforzo produttivo) ma allo stesso tempo tutta l'apertura e la paura che rappresenta l'immenso mare aperto per i passeggeri e per i migranti. Anche il cast internazionale coinvolge più lingue e nazionalità per essere il più realistico possibile: a capo della Orizzonte (e del cast) c'è Marco Bocci che torna a Sky dopo Romanzo criminale - La serie per interpretare il Capitano Arrigo Benedetti Valentini, un uomo che si trova sulla nave non per i motivi che dice inizialmente e che sa di non meritare totalmente quel ruolo, a dispetto del suo comandante in seconda, responsabile della sicurezza, Edith (Jessica Schwarz), che si vede continuamente rubare il posto solo perché è una donna.
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Un cast internazionale e variegato
A bordo tra i passeggeri troviamo due coppie che hanno fatto amicizia sulla nave (un classico): quella benestante, rodata ma annoiata composta da Franco (Francesco Acquaroli, finalmente non un villain) e Silvia (Cecilia Dazzi), e quella ancora piena di passione che cerca disperatamente di avere un figlio composta da Nicola (Marco Palvetti, l'ex Salvatore Conte di Gomorra), carabiniere casertano e Diletta (Denise Capezza), parrucchiera. Quest'ultima si affeziona soprattutto alla neonata arrivata col "carico" inaspettato, proprio per il suo desiderio di maternità, mentre Nicola per il proprio mestiere è più distaccato e disilluso verso di loro - emblematica la sua battuta "Io non sono razzista, sono carabiniere". Completano il quadro le due coppie straniere formate da Klaus (Sylvester Groth) e Hannelore (Barbara Auer), due tedeschi lui irreprensibile lei depressa che sta tentando il suicidio proprio quando avviene l'avvistamento in mare, e William (Clive Riche) e Fiona (Victoria Chapman), due inglesi che hanno portato con sé la nipotina Mary (Nuala Peberdy), solitaria e taciturna che farà inaspettatamente amicizia con uno dei migranti.
I migranti, invece, capitanati da Tareq (Dada Bozela), un uomo dal passato misterioso che non dice tutta la verità, comprendono tra gli altri: Ibrahim (Hassan Najib), che vuole disperatamente arrivare dalla propria famiglia in Italia, i fratelli Joseph (Amadou Mbow) e Daniel (Jason Derek Prempeh), la neomamma Marem (Reshny Massaka), che ha partorito durante la fuga, la silenziosa e più traumatizzata di tutti Sophia (Onyinye Odokoro), il tassista del deserto Ousmane (Edward Asante Apeagyei) che ha lasciato indietro due mogli e sei figli a carico. E poi c'è Elvis (Samuel Kalambay), nero albino che si è sempre sentito dire dalla madre quanto fosse speciale e unico per la sua carnagione, energico ed estroverso nonostante tutto ciò che ha passato. Questo è il loro primo pensiero arrivati sulla nave: provare a contattare le loro famiglie, ovunque esse si trovino. Proverà ad aiutarli Jurgen (Jonathan Berlin), un cameriere tedesco timido e gentile che si offre di occuparsi dei migranti quando nessuno vuole farlo e ha dei familiari a bordo che gli hanno fatto una sorpresa, forse non gradita. Al contrario di Carl (Scot Williams) irremovibile membro della security della nave che guarda con diffidenza ai nuovi arrivati.
Una nave che rappresenta la società
Questo "piano di sopra" e "piano di sotto" della Orizzonte che ricorda Downton Abbey (e un po' la società tutta) ci mostra non solo le differenze di classe tra i vari personaggi ma anche il loro approccio spesso antitetico con questo gruppo di persone letteralmente non previsto e arrivato a bordo - come dirà il responsabile di crociera (l'ex sceneggiatore di Boris Massimo De Lorenzo): "Non vogliamo che gli ospiti si sentano a disagio, loro vengono in crociera per vivere un sogno, la vita reale la vogliono lasciare a casa". L'idea funzionale di Stefano Bises è stata quella di unire l'inchiesta di Gatti, traendo spunto per le storie dei 28 migranti che diventano degli episodi monografici di lostiana memoria, alle storie dei passeggeri che si intersecheranno inevitabilmente tra loro, mostrandoci come forse siamo molto meno diversi di quanto pensiamo, e il dolore dovrebbe unirci piuttosto che dividerci.
Il racconto, sempre ispirato alla struttura lostiana, è intervallato da flashback che raccontano appunto il background degli "ospiti indesiderati" come da titolo e come sono arrivati in mezzo al Mar Mediterraneo, e ad alcuni flashforward che mostrano degli interrogatori di un'indagine successiva, dandoci un punto di arrivo e un obiettivo come spettatori a cui aspirare durante la visione. Ciò che creerà soprattutto attrito è il fatto che la nave da crociera - guarda caso, sempre intuizione felice di Bises - si diriga proprio verso Tunisi e la Libia, da dove i migranti sono partiti e dove non vorrebbero tornare a nessun costo, piuttosto la morte. Forse non tutte le interpretazioni convincono, non tutte le lingue si amalgamano in modo fluido e le storyline abbozzate nei primi due episodi sono estremamente introduttive e servono proprio a spiegare i meccanismi narrativi di Unwanted nella maniera più semplice possibile, ma secondo noi la serie funziona e abbiamo curiosità per il prosieguo delle puntate e per la sua risoluzione.
Conclusioni
Concludiamo la recensione dei primi due episodi di Unwanted – Ostaggi del mare sottolineando come, per quanto siano molto introduttivi, danno un soddisfacente quadro generale dei personaggi, della loro caratterizzazione e delle dinamiche messe in atto sulla nave al centro della storia tra equipaggio, passeggeri e ospiti. Non tutti gli interpreti sono al loro meglio e c’è un effetto vintage nel montaggio dei vari registri linguistici, ma c’è anche curiosità per ciò che verrà.
Perché ci piace
- L'idea di partire dal libro di Gatti per raccontare un incontro tra culture attraverso il simbolo dell'essere benestanti come una nave da crociera.
- Usare la semplicità per presentarci personaggi e situazioni.
- Gli episodi monografici.
- I flashforward degli interrogatori che danno un punto di arrivo alla trama…
Cosa non va
- … che però non sono sufficientemente chiari.
- Alcuni attori non convincono nelle loro interpretazione.
- Il montaggio non convince appieno.
- Ci sono molti personaggi e storyline a cui stare dietro inizialmente e questo potrebbe destabilizzare qualcuno.