Recensione L'ultimo squalo (1981)

Le somiglianze con il film di Spielberg sono diverse, ma Castellari gioca con lo spettatore inserendo elementi nuovi in grado di far passare in secondo piano alcuni dialoghi francamente ingenui.

Uno squalo italiano

L'ultimo squalo (1981) si può considerare a tutti gli effetti un tentativo di ripercorrere il successo del film Lo squalo di Steven Spielberg, uscito nel 1975. Il cinema italiano ha spesso utilizzato questa strategia di riciclaggio in diversi modi, da titoli ispirati e dalla falsa continuità (ad esempio il bellissimo Zombi 2 di Fulci che non ha niente a che vedere con Zombi di Romero) fino alla ripresa quasi totale della trama vera e propria.

Il plot del film di Enzo G. Castellari è molto simile a quello del precedente film di Spielberg: uno squalo bianco inizia a mietere vittime nelle acque di una cittadina californiana. I primi a rendersi conto della minaccia sono lo scrittore Peter Benton (James Franciscus) e il pescatore Ron Hamer (Vic Morrow), ma i loro tentativi di mettere in allerta la comunità sono ostacolati da William Wells (Joshua Sinclair), potente politico locale e organizzatore della regata di windsurf per i festeggiamenti del centenario della cittadina. Nonostante alcune precauzioni come l'uso di reti
antisqualo il mostro bianco riuscirà comunque a uccidere decine di persone seminando il panico tra i bagnanti, e Peter decide quindi di uscire in mare per ucciderlo, aiutato da Ron.

Le somiglianze con il film di Spielberg sono diverse: i personaggi di Vic Morrow e Joshua Sinclair ricalcati fedelmente su quelli di Robert Shaw e Murray Hamilton, l'iniziale incredulità dei cittadini di fronte a una minaccia che sembra impossibile, la spedizione per uccidere il mostro e la fine dello squalo stesso. Castellari però gioca con lo spettatore inserendo elementi nuovi come la ricerca nella grotta subacquea, scena girata ottimamente e di buona tensione narrativa, in grado di far passare in secondo piano alcuni dialoghi francamente ingenui.
James Franciscus interpreta il ruolo di protagonista con convinzione, ma il punto forte del film è Vic Morrow, capace di reinventare (sotto alcuni punti di vista) un personaggio che Robert Shaw aveva interpretato in modo perfetto; il pescatore perde infatti quella sicurezza e quel sarcasmo tipici del Quint di Spielberg, e viene presentato come un uomo risultato di esperienza ma anche
insicurezza di fronte a un pericolo quasi innaturale. Ron diventa fin dall'inizio il naturale antagonista dello squalo, ruba la scena a Franciscus e, nonostante sia sicuramente meno divertente e meno simpatico rispetto a Quint, si scosta dall'originale abbozzando un tentativo di riscrittura del personaggio complessivamente riuscito.

La sceneggiatura scritta da Vincenzo Mannino non è però particolarmente ispirata (in particolare nella struttura degli eventi), alcuni passaggi sono forzati e si procede con una certa stanchezza verso la soluzione finale. La mano di Castellari quindi si nota eccome, il regista (tra i suoi film migliori Il cittadino si ribella -1974-, Keoma -1976- e Quel maledetto treno blindato -1977-) confeziona un film abbastanza compatto, divertente e girato con esperienza; la scena in cui lo squalo strappa le
gambe a Joshua Sinclair che si aggrappa all'elicottero, ad esempio, è simbolo di un regista di grandi qualità e capacità visive.
Belle le musiche di Guido De Angelis e Maurizio De Angelis, mentre la fotografia di Alberto Spagnoli carica di tonalità tenui anni 70 il paesaggio di Malta, luogo scelto dalla produzione di Maurizio Amati per le riprese.
Il budget non è certamente quello delle grandi occasioni, durante la prima parte del film lo squalo ci viene presentato con spezzoni di documentari, mentre, quando viene mostrato il mostro meccanico si rimane inevitabilmente delusi: lo squalo praticamente non si muove, le fauci escono dall'acqua e ci ritornano dopo pochi secondi (piuttosto inopportuni i versi da animale inferocito), ma nonostante questo, il film è apprezzabile nel tentativo (riuscito) di creare un prodotto di puro intrattenimento, con atmosfera e toni tra l'horror e l'avventuroso. Non si tratta solo ed esclusivamente di riproporre un film di grande successo (e grandissima qualità) come Lo squalo, Castellari lascia perdere momenti di attesa e dialogo (la scena in cui Quint racconta il suo primo incontro con squali affamati durante la guerra, monologo ormai nella storia del cinema) e punta sull'azione, sulla spettacolarità
e, nonostante effetti non entusiasmanti e una sceneggiatura con poca continuità riesce a divertire lo spettatore centrando il bersaglio del puro intrattenimento.

Il riscontro del pubblico fu molto positivo: negli Stati Uniti L'ultimo squalo venne premiato da incassi record (alcuni sostengono addirittura superiori a quelli de Lo squalo), e la Universal ottenne (dopo una causa per plagio) che le copie del film fossero ritirate in tutto il paese. Tutto questo ha finito per pubblicizzare il film, che ha continuato a incassare cifre di tutto rispetto nel mondo, ma è evidente che il paragone con il capolavoro di Spielberg è superfluo e inutile; L'ultimo squalo non nasce con eccessive pretese ma rimane un film affascinante, prova di un cinema realizzato con pochissimi mezzi ma molte idee, in grado di regalare emozioni al pari di grandi produzioni americane.