Ragionandoci su, c'era da aspettarselo che, ad un certo punto, sarebbero entrate in scena le Olimpiadi di Parigi. All'inizio del film, arrivato su Netflix, non potevamo certo mettere in correlazione l'evento scatenante del plot con l'appuntamento sportivo dell'estate 2024. Eppure, scorrendo, il parallelo ha una sua logicità, nonostante l'opera sia qualcosa di diametralmente opposto alla razionalità. Ecco, Under Paris, diretto da Xavier Gens, asciuga ogni sospensione dell'incredulità, trasportandoci in un thriller che, al netto della buona idea, ha di contro un'eccessiva seriosità che sfilaccia l'assurdità del plot.
Under Paris, co-produzione franco-belga, teoricamente perfetto per la top 10 Netflix, sembra infatti pensato per anticipare e accompagnare le Olimpiadi parigine, portandoci a scoprire la capitale francese da un'altra prospettiva (cartolina cine-turistica? Sì, siamo da quelle parti). Chiaro, la realtà e la credibilità non vanno ricercate certo in un film, tuttavia quello di Gens non riesce (quasi mai) a farci sospendere l'incredulità, puntando fin dalla scena iniziale - lunghissima - ad un effetto artificialmente costruito, che confluirà in una parte centrale in cui si mischia tutto: action, survival, tematiche green e ambientaliste, fino alla disobbedienza sociale come legittima presa di posizione contro il potere.
Under Paris: c'è uno squalo nella Senna?!
Tra l'altro, la storia di Under Paris (firmata dal regista insieme a ben altri quattro autori, Yannick Dahan, Maud Heywang, Yael Langmann) potrebbe essere tecnicamente riassunta in mezza riga: uno squalo si aggira tra i fondali della Senna. Il punto è: come ci è arrivato uno squalo, nella Senna? Scopriamo che il carcarodonte parigino fa parte di un gruppo di esemplari già seguiti e studiati dalla dottoressa Sophia (Bérénice Bejo), prima che divorasse la sua squadra di studio, in un incidente nel bel mezzo del Pacifico. Sophia, che ha mollato le ricerche in mare lavorando in un acquario, capisce che l'enorme carcarodonte potrebbe essersi incredibilmente adattato, trovando rifugio nei canali subacquei della Catacombe di Parigi. Ad aiutare Sophia nelle ricerche c'è Adil (Nassim Lyes) della polizia fluviale, inizialmente scettico. Oltre le rimostranze degli ambientalisti, i due si troveranno ad affrontare una corsa contro il tempo: catturare lo squalo prima delle prove del triathlon delle Olimpiadi, che si terranno proprio nelle acque della Senna.
Uno spot per Parigi 2024?
Se solo l'idea di nuotare in uno dei fiumi meno limpidi d'Europa (per usare un eufemismo) può farvi accapponare la pelle, va detto che lo squalo è, da sempre, simbolo di un certo cinema ad effetto (inutile stare a ricordare Spielberg, o il trash dichiarato di Sharkando), suscitando un concettuale interesse anche in un contesto d'acqua dolce. Ciononostante, Under Paris prosegue mettendo in serie una sequela di momenti auto-compiaciuti (mostrando e dimostrando i quasi 20 milioni di budget), che girano su sé stessi, senza far progredire a dovere quello che poteva essere uno spassionato guilty pleasure. Invece, c'è un'atmosfera sussiegosa che depotenzia il film di Xavier Gens, generando un cortocircuito tra intenzioni, aspettative e risultato finale.
La tensione, di conseguenza, è palesemente artificiale, e poco incline ad una malleabilità narrativamente adattiva. Tra l'altro, sembra un pretesto la sfumatura ambientalista, per una backstory popolata da ragazzine con zuccotto e capelli colorati. Una sfumatura narrativa che, purtroppo, ragiona per didascalia piuttosto che per sostanza. Chiaro, ogni opera va contestualizzata (e quella di Gens rientra nel classico film-in-streaming da vedere senza impegni), ciononostante Under Paris pare addirittura sfuggire alla sua mission (sottintesa, e goffamente nascosta) votata all'intrattenimento, pendendo per una formalità scritta e pensata solo per illuminare la Senna di Parigi, come se fosse il pitch di uno spot pubblicitario.
Conclusioni
Uno squalo che nuota nella Senna? Possibile in Under Paris, film Netflix pronto ad imporsi tra gli utenti. Forte di un'idea interessante, il prodotto però si incastra in una sorta di approccio cine-turistico, anticipando le Olimpiadi 2024 per un pretesto narrativo che sembra essere più vicino alla spot. L'atmosfera seriosa e il messaggio ambientalista, didascalico e svogliato, non aiutano. Peccato.
Perché ci piace
- La buona idea di partenza.
- Gli scenari parigini...
Cosa non va
- ...Ripresi come se fossero uno spot.
- Il pretesto delle Olimpiadi 2024 sembra un traino pubblicitario.
- Il messaggio ambientalista, didascalico e artificiale.