Dopo La meccanica del cuore, Mathias Malzieu compie di nuovo il salto dalla letteratura al cinema, portando sul grande schermo (questa volta anche italiano) il suo nuovo romanzo; lo fa non più ricorrendo alle tecniche d'animazione ma utilizzando attori in carne e ossa. Come vedremo nella nostra recensione di Una sirena a Parigi, il film si rifà alla corrente del realismo magico, dove tutto è assolutamente ordinario e plausibile e l'ingrediente fantastico (in questo caso la sirena) svolge il ruolo di elemento di rottura per spalancare le porte a un universo di meraviglie.
La storia trae ispirazione da un fatto realmente accaduto, l'alluvione che ha inondato Parigi nel 2016 e che ha fatto straripare la Senna, sommergendo il ponte Alexandre III. Dalla vista dei pesci che valicavano le rive del fiume e nuotavano in strada è nata l'idea di una sirena che si ritrova improvvisamente catapultata in un mondo che non è il suo: la terraferma.
Una storia d'amore impossibile
Parigi, estate 2016. Una pioggia torrenziale si abbatte sulla capitale francese, la Senna straripa inondando le strade mentre un'atmosfera surreale e apocalittica cala sulla città. Una sera, mentre sta facendo ritorno verso casa, Gaspard Snow (Nicolas Duvauchelle) viene attratto da un canto ammaliante e melodioso e, seguendone il suono, si ritrova davanti una sirena ferita adagiata su una banchina della Senna. Il giovane, che lavora come cantante nel locale-chiatta galleggiante di famiglia, il Flowerburger, decide di portarla in ospedale ma il medico che tenta di curarla rimane vittima {letteralmente) del suo canto. Gaspard, allora, trasporta l'affascinante creatura marina a casa, sistemandola nella vasca da bagno. Qui scoprirà che il suo nome è Lula (Marilyn Lima) e che possiede un enorme potere: chiunque ascolti il suo canto s'innamorerà perdutamente di lei fino a morire di crepacuore. Gaspard, che ha il cuore spezzato per un amore finito male, pensa di essere immune all'incantesimo ma presto dovrà ricredersi: il giovane che non sa più amare e la sirena che non conosce l'amore, infatti, finiranno per infatuarsi perdutamente l'uno dell'altra.
Due universi che coesistono
Sebbene sia ambientato ai giorni nostri, Una sirena a Parigi ha il sapore di una commedia romantica anni Cinquanta, sia nello stile sia nella scelta dei colori. Il Flowerburger, l'appartamento di Gaspard, e il suo abbigliamento sembrano appartenere a un'epoca completamente diversa dalla Parigi moderna che vediamo sullo sfondo. È come se, nello stesso luogo, coesistessero due universi differenti: quello freddo e cupo di una città in balia degli eventi metereologici e quello luminoso e stravagante nel quale abitano i protagonisti del film. Il colore gioca un ruolo fondamentale nel rimarcare ancora di più questa separazione. Il bagno di casa di Gaspard, in particolare, sembra uscito direttamente dalla fantasia di un bambino: le pareti e i sanitari completamente blu, la vasca al centro della stanza e, tutto intorno, un esercito arcobaleno di paperelle di gomma. Anche l'interno del locale galleggiante, sembra la manifestazione di un sogno dove l'oro la fa da padrone, avvolgendo gli avventori danzanti e le loro spettacolari acconciature.
Personaggi in evoluzione
Tutti i personaggi della storia hanno una cosa in comune: ognuno di loro ha un trauma passato da affrontare per riuscire ad andare avanti con la propria vita. Gaspard, ferito da una storia passata e per questo convinto di non poter più amare, riuscirà a uscire dalla propria zona di sicurezza e a innamorarsi di nuovo. Lula mette da parte il risentimento e il desiderio di rivalsa verso il genere umano e si lascia finalmente andare a un sentimento che non si è mai concessa. Camille (Tchéky Karyo), il padre di Gaspard, è un personaggio burbero e terribilmente sincero che cerca di lasciarsi alle spalle una perdita importante e di guardare al futuro, nonostante l'età. E infine Milena (Romane Bohringer), vedova del medico rimasto vittima del canto della sirena: assetata di vendetta e con il cuore colmo d'odio, troverà il modo di riscattarsi proprio alla fine del film. Sebbene, però, l'evoluzione dei personaggi costituisca un elemento interessante all'interno della narrazione, purtroppo l'obiettivo sembra essere stato raggiunto a metà: essi perdono, a tratti, di credibilità, non riuscendo a trasmettere quell'emozione che probabilmente avrebbe dovuto permeare l'intera pellicola.
Conclusioni
Come abbiamo visto nella nostra recensione di Una sirena a Parigi, il film rappresenta un modo piacevole e non impegnativo di trascorrere 102 minuti, soprattutto grazie alle sue atmosfere fantastiche e di ispirazione retrò. A livello visivo la pellicola si rivela molto interessante, per la scelta degli stili, degli oggetti di scena e dei colori. I personaggi, invece, sebbene subiscano tutti una metamorfosi importante nel corso della narrazione, perdono a tratti di credibilità; in questo modo, lo spettatore potrebbe faticare a entrare in empatia con loro.
Perché ci piace
- La narrazione scorre piacevole.
- La pellicola è visivamente accattivante.
Cosa non va
- I personaggi perdono a tratti di credibilità.