Malintesi verbali, gag di ogni genere e una improbabile coppia di super eroi per le strade deserte di una Roma notturna. Parte da qui la recensione di Una notte da dottore, film in sala dal 28 ottobre che dopo Il partigiano Johnny segna l'ennesima incursione di Guido Chiesa nel mondo della commedia (Lavorare con lentezza, Belli di papà, Classe Z, Cambio tutto!). E come già successo per Belli di papà o Ti presento Sofia, anche questa volta si tratta di un remake: all'origine c'è infatti il francese Chiamate un dottore!, commedia agrodolce dove la dimensione della critica sociale aveva il suo peso, e che qui il regista ridimensiona inserendo degli innesti comici a favore di un registro più leggero. Un viaggio nella notte romana, tra code alla vaccinara, cotiche e fagioli e rocambolesche auscultazioni a distanza.
Un remake fedele alla storia originale
Una notte da Dottore rimane abbastanza fedele alla storia originale e ne ripropone senza troppa inventiva quasi tutte le situazioni e i siparietti, arricchiti in questo caso da una maggiore verve comica, frutto dell'alchimia tra Frank Matano e Diego Abatantuono, per la prima volta insieme in un film. Sono infatti loro a ereditare i personaggi interpretati nella commedia francese da Michel Blanc e Hakim Jemili. Nel rifacimento di Guido Chiesa ricoprono rispettivamente i ruoli di Mario, un rider trentenne che consegna cibo a domicilio, e Pierfrancesco Mai, un dottore attempato che lavora come guardia medica notturna, senza nessuna empatia con i pazienti. Il suo unico obiettivo tra antidolorifici, qualche bicchiere di troppo e un mal di schiena cronico, è arrivare a fine turno, ma un incidente in auto che travolge Mario distruggendogli la bici, riacutizza la sua perenne sciatalgia.
Incapace di muoversi chiederà aiuto al rider che 'guidato' da lui tramite un auricolare, lo sostituirà facendo le ultime visite rimaste. L'auto servirà a fare anche le consegne a domicilio. Alla fine di una serie di rocambolesche avventure, i due impareranno a sostenersi e a fare i conti con alcune criticità: Pierfrancesco con il senso di responsabilità a cui cerca di sottrarsi da una vita, Mario con una mancanza di fiducia in se stesso che lo inchioda alla dimensione di eterno bambino. Per entrambi sarà un apprendistato, che li condurrà verso un presente più risolto e adulto.
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I personaggi: l'alchimia tra Matano e Abatantuono
L'impalcatura del film si rivela nella sostanza quella di Chiamate un dottore! compresi i ruoli di contorno seppur con connotazioni diverse, cambia invece l'ambientazione che dalla Parigi in festa nella sera della vigilia di Natale si sposta nella notte romana. La maggior parte dei momenti comici arriva dagli equivoci verbali tra Frank Matano e Diego Abatantuono o dal genuino scambio di battute tra Pierfrancesco e la proprietaria del locale dove è cliente abituale, meno dalla sequela di visite riproposte una dopo l'altra senza particolari guizzi. Funziona il cortocircuito generato dalla presenza in scena di personaggi diametralmente opposti: da un lato la figura paterna di Pierfrancesco-Abatantuono, un omone burbero, cinico, visibilmente appesantito e acciaccato da un mal di schiena che non è solo fisico, ma che diventa la trasfigurazione plastica di un ben più complesso malessere esistenziale; dall'altro il rider ingenuo e fanciullesco di Matano, privo di autostima al punto di accettare di fare consegne per qualche manciata di euro all'ora.
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Laddove il film rivela le sue fragilità è nei passaggi in cui pretende di diventare più intimo e malinconico, mentre perde completamente l'occasione di esplorare più a fondo la questione sociale suggerita dalla figura del rider. Le risate non mancheranno, ma la scrittura relega gli spunti più riflessivi a pochi sparuti momenti che risultano poco amalgamati con il resto della storia. Poco approfonditi anche i caratteri dei due protagonisti, che rimangono abbozzati su alcuni topos comici nonostante l'intesa tra i due interpreti; per tutto il tempo il film corre sul binario della gag comica e quando la dimensione più crepuscolare irrompe sulla scena lo fa in maniera sbrigativa.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Una notte da dottore ribadendo quanto il film nel complesso intrattenga lo spettatore in un viaggio spassoso fatto di malintesi verbali, gag e rocambolesche avventure per le strade della notte romana. Una storia che si regge sul più antico dei topoi comici, il doppio, abilmente messo in scena da Frank Matano e Diego Abatantuono, che sono la parte più riuscita del film. A colpi di auscultazioni a distanza e code alla vaccinara, porterà lo spettatore a incontrare una umanità varia, peccato per qualche automatismo di troppo e per una caratterizzazione dei personaggi priva di spessore.
Perché ci piace
- L’alchimia comica tra Frank Matano e Diego Abatantuono.
- Le gag derivanti dai malintesi verbali superano in alcuni momenti quelle dell’originale francese di cui il film è un remake.
Cosa non va
- Il film perde forza laddove cerca di farsi più intimo e riflessivo: i passaggi più malinconici e esistenziali irrompono sulla scena senza soluzione di continuità con il resto del film.
- La critica sociale che nell’originale aveva un peso, qui resta appena abbozzata.
- I personaggi, nonostante l’intesa dei due interpreti, non hanno lo spessore che meriterebbero.