Nel nuovo film di Guido Chiesa, Una notte da dottore (in sala dal 28 ottobre) sono la strana coppia che la notte romana fa incontrare per un caso fortuito: un rider un po' bambino, con poca autostima e tanti chilometri da macinare, ed un medico burbero, solitario e acciaccato da un perenne mal di schiena che lo costringerà a chiedergli di sostituirlo nel giro di visite. Lo scambio di identità innesca una serie di rocambolesche disavventure di cui Frank Matano e Diego Abatantuono sono i bizzarri protagonisti; gran parte dei siparietti comici viene dai loro malintesi verbali, tra auscultazioni a distanza e un variegato parterre di pazienti.
La video intervista con Guido Chiesa, Frank Matano e Diego Abatantuono
Guido Chiesa e la commedia
Il film è il remake della commedia francese Chiamate un dottore! e nel lungo viaggio di Guido Chiesa nel mondo della commedia, iniziato subito dopo Il partigiano Johnny, si colloca "in una fase finale", precisa il regista, "ho voglia di fare altri film e penso sia arrivato il momento". Ad averlo convinto ad accettare è stato "uno spunto iniziale molto divertente, ma con personaggi poco sviluppati. Quando fai un remake hai il pregio di capire dove poter lavorare e fare di più. Diego e Frank mi hanno supportato tanto e in particolare Diego ha insistito molto che il suo personaggio andasse fino in fondo e non rimanesse solo in superficie". Quando glielo proposero il Covid non era ancora arrivato, "poi quella del rider e del dottore sarebbero diventate figure iconiche di questa stagione", protagonisti di una narrazione che però nulla ha cambiato a livello di sceneggiatura. "Abbiamo discusso anche con i distributori se ambientarlo prima, durante o dopo la pandemia e abbiamo preferito lasciare che la storia si sviluppasse in un mondo senza Covid", dice Chiesa.
Una notte da dottore, recensione: La strana coppia
L'alchimia tra Frank Matano e Diego Abatantuono
La storia di Una notte da Dottore gli ha dato inoltre la possibilità di affrontare temi molto interessanti come "la solitudine, l'empatia, il rapporto padre-figlio", che prende vita in questa specie di apprendistato durante il quale Frank ha imparato molto da Diego "già in fase di lettura del copione". "Non mi era mai successo di lavorare così tanto sulla sceneggiatura e fare tantissime letture, che ti permettono di buttare dentro un'idea o capire se una cosa è troppo esagerata o troppo poco. Diego ha un radar per le cose inautentiche, ha una grande immaginazione", ci racconta. "Mi accorgo quando una cosa sembra bella in scrittura, tutti si euforizzano, ma poi una volta in scena non viene così come ci si aspetterebbe. - gli fa eco Abatantuono - Bisogna rendere realistica la motivazione, ciò che succede e la reazione che ne deriva. Cosa che non succede ad esempio nei film francesi, semplicemente perché sono diversi; ridono fuori tempo. Una volta mi capitò di fare un film in cui una mamma, che si era scocciata del figlio, rideva alla notizia che l'areo su cui viaggiava il ragazzo fosse caduto. In un film italiano non funzionerebbe, non potresti mai vedere una mamma contenta che il figlio si sia schiantato al suolo. Il neorealismo lo abbiamo inventato noi e quindi è più probabile che sul realismo siamo più ferrati". Una coppia di supereroi, una sorta di Batman e Robin della notte romana, anche se per il comico milanese "i supereroi sono quelli che vedevo da bambino alzarsi alle quattro del mattino per andare in fonderia in bicicletta o per vendere una cassetta di limoni".