Una manciata di minuti di ritardo e poi, uno dopo l'altro, ecco lì, regista e protagonisti, salire sul palco del The Aster di Hollywood per la conferenza stampa mondiale di Una battaglia dopo l'altra. Il primo a prendere parola, ovviamente, non poteva che essere Paul Thomas Anderson. "Ho rimuginato su questa storia per anni. Avevamo la nostra premessa, i personaggi, la storia, ma doveva esserci spazio. Non puoi semplicemente uscire e sperare e incrociare le dita di trovare qualcosa. Ma avevamo trovato una base sufficiente. Doveva esserci un lavoro emotivo sulla trama, per farla poter girare".

Una battaglia dopo l'altra, al cinema dal 25 settembre, è tratto da Vineland, firmato da Thomas Pynchon. Al centro del film Bob Ferguson, interpretato da Leonardo DiCaprio, ex attivista che torna in azione quando la sua famiglia è minacciata da un gruppo di suprematisti bianchi. Nel cast anche Regina Hall, Teyana Taylor, Chase Infiniti, Benicio Del Toro e Sean Penn. "Il protagonista, Bob, è incredibilmente imperfetto", interviene Leo DiCaprio, rivolgendosi alla stampa. "Una figura umana che si evolve man mano che il film va avanti, spingendoci fino al punto drammatico puntando a decisioni prese sul momento. Come quando arriva Benicio Del Toro. Insieme abbiamo preso strade inaspettate. Bon è un eroe in grado di risorgere, che protegge la sua famiglia. È stato fantastico intraprendere il viaggio con lui, scoprendolo scena dopo scena".
Una battaglia dopo l'altra e i personaggi "per cui tifare"

Per Paul Thomas Anderson, al suo secondo confronto con Pynchon dopo Vizio di forma del 2014, Una battaglia dopo l'altra è una questione di personaggi "per cui tifare". Dall'altra parte, c'è anche una forte dose action, dovuta anche alla presenza del compianto produttore Adam Somner. "Lui sapeva come fare certe cose, sapeva come muovere gli spazi. In fin dei conti per quanto sia grande un film siamo sempre noi a farlo. Una telecamera, c'è un fonico, ci sono attori, e tutto si riduce a questo. Dopo aver girato una scena action non sai cosa ti aspetta, ma sai poi che in sala di montaggio tutti tutti i pezzi si uniranno, emozionando il pubblico. È come mettere insieme dei Lego. Devi fidarti dei tuoi collaboratori, degli stunt. Devi metterti in disparte e farli lavorare".
Leo DiCaprio e le ispirazioni
Leonardo DiCaprio, poi, a metà conferenza, si sofferma su quanto sia stato liberatorio interpretare un personaggio come Bob Ferguson, prendendo tra i riferimenti alcune icone cinematografiche, "Il mio è un padre disastroso con sua figlia, ma poi una circostanza selvaggia lo porta a cercare di salvarla. Mentirei se non citassi il Drugo del Grande Lebowksi come influenza, oppure Al Pacino in Quel pomeriggio di un giorno da cani". E prosegue, "Con Chase Infiniti, che interpreta mia figlia Willa, abbiamo letto molte volte insieme le parti, creando una certa chimica. Dovevamo cavalcare il divario generazionale. Bob è disconnesso dal mondo moderno, non capisce sua figlia. I workshop ci hanno quindi aiutato a consolidare i nostri personaggi, senza che Paul li raccontasse per ciò che sono davvero. Lui crea un ecosistema sul set, ci ha fatto sentire una squadra, lasciandoci la proprietà dei personaggi. Non accade spesso".
La musica di Jonny Greenwood
In qualche modo, secondo DiCaprio, Una battaglia dopo l'altra è un film generazionale. "Il passato di Bob torna a perseguitarlo, e viene trasmesso alla prossima generazione. Un vero e proprio trauma. Penso allo splendido finale, che illumina ciò che le nuove generazioni dovranno affrontare". Poi, un richiamo al potere della sala. "Il film è fatto per far sì che avvenga quell'esperienza teatrale comunitaria. È girato in VistaVision, le location sono splendide, la colonna sonora, il suono. Questo fa la differenza in un'epoca in cui siamo in un certo senso inondati da ogni tipo di contenuto. Spero che la gente sostenga davvero questa pellicola, vivendola in un cinema".
A proposito di tecnica e musica, Una battaglia dopo l'altra segna un'ulteriore collaborazione tra Paul Thomas Anderson e Jonny Greenwood. "Lavoriamo insieme da molti anni. Ha avuto la sceneggiatura per molto tempo. Con il cast, guardavamo i giornalieri e potevamo riprodurre la musica che stava scrivendo insieme alle immagini, così tutti iniziavano a cogliere il senso, comprendendo il tono, capendo quale sarebbe stata la tensione. Un brano di riferimento per la colonna sonora è stato Dirty Work degli Steely Dan. È sempre utile avere qualcosa come la musica a cui aggrapparsi. È parte integrante di ogni film. Qui è particolarmente acuta, ma sempre unica e speciale".