Recensione Wallace & Gromit - La maledizione del coniglio mannaro (2005)

Il film procede sulla base di un equilibrio perfetto e convincente tra la creazione di un mondo fantasioso e comicamente paradossale e la parodia post-moderna, compiuta attraverso un reticolo di citazioni.

Un vero horror vegetariano

Eccezionale appuntamento di apertura del Future Film Festival 2006 di Bologna, Wallace & Gromit: La maledizione del coniglio mannaro rappresenta la summa della filosofia e dell'arte dell'animazione in stop motion straordinariamente realizzata della Aardman Animation negli studi di Bristol. Candidato ai prossimi - imminenti - Oscar insieme a un altro capolavoro dell'animazione in stop motion come La sposa cadavere di Tim Burton, il film scritto e diretto da Nick Park (il creatore originale di Wallace & Gromit) e Steve Box segna il ritorno - questa volta in un lungometraggio - dei mitici personaggi in plastilina, già protagonisti di diversi pluri-premiati cortometraggi, a partire da Una fantastica gita del 1989 (candidato all'Oscar) e proseguendo con I pantaloni sbagliati del 1993 e Una tosatura perfetta del 1995, vincitori della famosa statuetta. Se Wallace è lo sbadato inventore in panciotto e farfallino ghiotto di formaggio, Gromit è il suo sensazionale cane-assistente e soprattutto è il migliore amico che un umano potrebbe mai desiderare di avere al suo fianco. Silenzioso e taciturno, Gromit esprime i suoi pensieri e i suoi sentimenti attraverso la forza e l'intensità dei suoi sguardi e dei suoi gesti. Spesso occhi al cielo per i guai che combina Wallace, Gromit è davvero sveglio e intelligente, certamente più del suo padrone. Questo è uno dei tanti elementi del film in cui lo stato precostituito della realtà si rovescia completamente, giocando con le aspettative dello spettatore e quindi generando un universo finzionale carico di ironia.

Wallace e Gromit insieme formano la squadra "Anti Pesto" che, dotata del più strambo ma efficiente equipaggiamento, va in soccorso degli ortaggi e delle verdure degli abitanti di Tottington, villaggio della campagna inglese dove l'evento centrale è rappresentato dalla Fiera dell'Ortaggio Gigante, promossa ogni anno - come vuole la tradizione - dall'aristocratica Lady Campanula Tottington (Helena Bonham Carter nella versione originale), amante della natura e degli animali. Ma se l'Anti Pesto di solito si occupa di fermare dispettosi coniglietti golosi dall'assaggiare i preziosi orti del paese, Wallace e Gromit non si aspettano di dover affrontare un enorme coniglio mannaro che compare improvvisamente nelle notti di luna piena a turbare il sonno della popolazione, divorando tutto ciò che incontra senza la minima pietà. Vedendo la fiera in serio pericolo, Lady Tottington incarica i due protagonisti di catturare il "mostro" con metodi non violenti, anche se in agguato c'è il suo viscido pretendente, il cacciatore Victor Quartermaine (nella versione originale la voce è di Ralph Fiennes), il quale vorrebbe uccidere la bestia e assicurarsi in un colpo solo la fama di eroe locale e la mano della ricca Lady Tottington. Per i nostri eroi non sarà un'impresa facile venire a capo del mistero, primo perché Wallace complica ulteriormente la situazione invaghendosi di Campanula Tottington, secondo perché lo sbadato inventore potrebbe essere la causa scatenante di tutti i suoi guai, avendo deciso di sperimentare su di se la nuova macchina Mind-O-Matic, capace in teoria di influenzare la psiche dei roditori modificandone i gusti alimentari.

Cinque anni di lavorazione, 250 persone coinvolte e 30 set allestiti contemporaneamente per riprese e test: freddi numeri per descrivere un impegno che mette, invece, in campo sudore e passione, considerando la meticolosità e la lentezza che richiedono i processi realizzativi di un live action "in miniatura" come può definirsi a tutti gli effetti La maledizione del coniglio mannaro: un'operazione che fonde la sensibilità interpretativa dell'animazione tradizionale ottenuta con una plastilina ultraresistente, brevettata non a caso col nome di "aardmix", e gli sviluppi del digitale portati dalla The Moving Picture Company (MPC), la società inglese specializzata nella produzione di effetti speciali (tra i suoi lavori ricordiamo Harry Potter e Il calice di Fuoco e il prossimo attesissimo Il Codice Da Vinci). L'integrazione fra due tecnologie diverse e distanti come la stop motion e l'animazione computerizzata rappresenta senza dubbio l'orizzonte più interessante e innovativo che la pellicola lascia in eredità al panorama cinematografico attuale. The Moving Picture Company è intervenuta sul piano degli effetti visivi, riproducendo la nebbia, il fumo e l'acqua, ma soprattutto creando ex novo i divertenti coniglietti che vengono catturati dalla macchina ispiratrice dell'Anti-Pesto, la Bun-Vac 6000, dai giardini di Lady Tottington. L'eccezionale caratteristica di questi animaletti computerizzati è la loro aderenza allo stile estetico che ha reso celebre la Aardman nel mondo: in questo caso, infatti, non sono state eliminate le imperfezioni lasciate dalle impronte degli animatori sui modelli in plastilina ed è stata replicata digitalmente quella tenera ruvidezza che connota il materiale principe della stop motion.

La maledizione del coniglio mannaro procede soprattutto sulla base di un equilibrio perfetto e convincente tra la creazione di un mondo fantasioso e comicamente paradossale e la parodia post-moderna, compiuta attraverso un reticolo di citazioni ascrivibili agli horror della Universal, dalla serie di Frankenstein all'Uomo lupo, e soprattutto al mito di King Kong, riportato quest'anno sotto i riflettori da Peter Jackson.