Un piedipiatti a Beverly Hills - Axel F, recensione: lo streaming non è il posto adatto per un poliziotto cult

Detroit, lo humour che manca e il coinvolgimento misurato con l'algoritmo: se tutto è cambiato, il quarto capitolo di Beverly Hills Cop non rende giustizia al personaggio cult di Eddie Murphy. Un piedipiatti a Beverly Hills - Axel F è in streaming su Netflix.

Eddie Murphu è di nuovo Axel Foley

Chissà cosa avrebbe pensato Axel Foley se, nel 1984, gli avessero detto che la sua quarta avventura sarebbe arrivata direttamente in televisione (o peggio, sui cellulari) e non al cinema. Probabilmente si sarebbe fatto una delle sue risate, rese iconiche tanto da Eddie Murphy quanto - in Italia - da Tonino Accolla, celebre voce dell'attore. A conti fatti, quello di Axel, è un ritorno atteso da anni, dato che l'idea era in piedi fin dall'uscita del terzo capitolo, diretto da John Landis. Poi, come solitamente accade, non se ne fece più nulla. Almeno fino all'accordo del 2019, stipulato tra Paramount e Netflix, che distribuisce il film. Ora, i paragoni sarebbero spietati, ma non possiamo nemmeno girarci troppo intorno, essendo Un piedipiatti a Beverly Hills - Axel F a tutti gli effetti parte di una saga cult (e quindi da rispettare): Mark Molloy, all'esordio (di fuoco), non è né Landis né tantomeno Tony Scott o Martin Brest, e il 2024 non è (purtroppo o per fortuna) il 1984.

Un Piedipiatti A Beverly Hills Eddie Murphy Film Netflix
Eddie Murphy nei panni di Axel Foley

Avremmo da ridire qualcosa anche su Eddie Murphy, ma al netto di una fisiologica stanchezza, sembra ce la metta tutta a rendere (di nuovo) vibrante Axel. Già perché Un piedipiatti a Beverly Hills - Axel F (titolo italiano che rompe la tradizione: perché?) sembra un film incredibilmente scollato dal suo sfavillante passato, con una sceneggiatura ed una regia che non reggono il peso del personaggio, né del retaggio pop che porta con sé il marchio, arrotato in anni ed anni di visioni, revisioni e battute imparate a memoria. Questione di adiacenza, questione di eredità, questione di un cambiamento produttivo e narrativo che non coincide con quello di quarant'anni indietro, ora intestardito su formule algoritmiche che poco si legano ai miti del (nostro) passato.

Il ritorno di Axel Foley

Eddie Murphy And Joseph Gordon Levitt In Beverly Hills Cop Scena Film
Joseph Gordon-Levitt ed Eddie Murphy

Certo, fa effetto ritrovare Axel, e fa effetto ritrovarlo ancora a Detroit (almeno all'inizio) invece che a Los Angeles. Sommessamente, Molloy pare voglia mostrarci il lato vero dell'America, lontano dalle vetrine e dal sole. Un lato che dura poco, perché Axel viene contattato da Billy Rosewood (Judge Reinhold, contenti di averlo rivisto), avvisandolo che sua figlia Jane (Taylour Paige), che fa l'avvocato, si è messa nei guai, andando ad intaccare l'intricato sistema di corruzione che imperversa all'interno del Dipartimento di polizia di Beverly Hills. È il momento per Axel di tornare dove tutto è iniziato (come accaduto nei precedenti film), determinato a difendere sua figlia (i rapporti non sono dei migliori) e ad indagare su un circuito di riciclaggio, omicidi e soldi sporchi, orchestrato dal Capitano Grant (Kevin Bacon). Ad aiutarlo, tra le strade di Beverly Hills, quello che sarebbe dovuto essere l'erede di Axel, ovvero il metodico Detective Bobby (uno sprecato Joseph Gordon-Levitt), che ha alle spalle una relazione con Jane.

La strada dello streaming non è adatta ad Axel Foley

Beverly Hills Cop Axel Scenea Film
Il sorriso di Eddie Murphy

A proposito di strada: la peculiarità di Beverly Hills Cop era proprio l'atmosfera urbana in cui sguazzava Axel. Non c'erano filtri e, complice una libertà maggiore (oggi è mozzata), i film osavano nel linguaggio, nel tono, nell'umorismo. Ripetiamo, inutile fare paragoni, ma è chiaro che qualcosa si sia rotto in fase di scrittura, snaturando il profilo di Axel e di conseguenza depotenziando il suo retaggio. Se il concetto di "ritorno a casa" è chiaramente indotto in ogni sequel legacy, quello di Axel non coincide con le aspettative del pubblico, che sia cresciuto con lui o che lo stia scoprendo per la prima volta grazie a Netflix. Del resto, Axel è un performer, ma in Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F manca il palcoscenico giusto, con la narrazione che prova a farsi matura seguendo il rapporto padre-e-figlia (niente di originale), o rendendo la storia una specie di buddy movie (nel finale Axel si affianca a Bobby, come in una sorta di Arma Letale al contrario), intanto che il celebre tema musicale di Lorne Balfe prova a farsi largo, riecheggiando quelle atmosfere mitiche che in questa quarta avventura sono praticamente invisibili.

Un Piedipiatti A Beverly Hills Scena Film Netflix
Eddie Murphy e Taylour Paige nel quarto capitolo di Beverly Hills Cop

Anzi, lo script, a volte stiracchiato per arrivare al fatidico timing di poco meno di due ore, pare addirittura simile a quello di Bad Boys: Ride or Die, in cui Axel (come Will Smith e Martin Lawrence) si ritrova inseguito dalla polizia corrotta. Se Kevin Bacon prova ad alzare il volume, il resto appare avulso dal concetto di Beverly Hills Cop, come se fosse una sorta di sequel apocrifo, sbilanciato, pre-costruito. Il punto, abbastanza palese, che il mondo è cambiato (lo dice lo stesso Axel), e pare non avere più tempo né spazio per i profili che appartengono ad una memoria cinematografica fondata sulla semplicità, l'intrattenimento e la freschezza (un po' il leitmotiv delle produzioni Don Simpson e Jerry Bruckheimer), anteponendo la standardizzazione che garantirebbe una canonicità senza correre rischi (ed è assurdo, essendo Foley un personaggio che ha sempre rotto le regole). Insomma, la strada (dello streaming) non è più un posto per Axel Foley. E alla fine, finito il film, non resta che l'amara voglia di sfogliare il catalogo Netflix per ricominciare proprio dal 1984, quando i film erano film e non algoritmi senza anima.

Conclusioni

Funziona poco questo nuovo Beverly Hills Cop, che in Italia esce con il fuorviante titoli Un piedipiatti a Beverly Hills: Axel F (perché non mantenere il marchio?). Funziona poco perché il mito del personaggio sembra inadatto a convivere con le regole dello streaming, tra l'altro inserito in una sceneggiatura che non rende onore alla saga, né ai suoi principi. Arrivando stanco al finale, il film gira e rigira in una storia poco originale, sfiorando addirittura la noia. Nemmeno il mitico tema musicale di Lorne Balfe e la presenza di Joseph Gordon-Levitt riescono a salvare una quarta avventura che, forse, non meritavamo.

Movieplayer.it
1.5/5
Voto medio
4.0/5

Perché ci piace

  • Il tema musicale iconico.
  • La presenza di Joseph Gordon-Levitt...

Cosa non va

  • ...sprecata in uno script che sembra tracciato con l'algoritmo.
  • Poca adiacenza alla saga.
  • Eddie Murphy ci prova, ma il suo Axel è a tratti irriconoscibile.
  • Una sceneggiatura che non rende giustizia ai personaggi.