È servito quel miracolo chiamato C'è ancora domani per impedire a Un mondo a parte di essere il film italiano più visto del 2024: se infatti il film di Paola Cortellesi è stato premiato per il secondo anno consecutivo, primo caso della storia, ecco che il titolo di Riccardo Milani è lì, al secondo posto del podio, a testimoniare la grande risposta di pubblico che ha avuto nel corso del suo cammino in sala. Un percorso fatto di tante anteprime accompagnate dal cast in giro per l'Italia, per ricevere il meritato abbraccio di un pubblico che ha risposto con calore alla storia di resistenza della scuola del piccolo dentro abruzzese di Rupe, nome di fantasia della reale Opi, dove il nuovo arrivato insegnate interpretato da Antonio Albanese lotta insieme alla vicepreside a cui dà il volto Virginia Raffaele.
Il pubblico e l'abbraccio a una comunità protagonista
Ne abbiamo parlato con il regista in occasione delle Giornate Professionali di Cinema di Sorrento, dove il film è stato premiato con il Biglietto d'Oro, ricordando insieme la presentazione in quel di Pescasseroli che ha iniziato il cammino del film.
A noi era parso subito chiaro che Un mondo a parte fosse capace di creare un ponte tra la storia che racconta, i suoi personaggi, e il pubblico, ma a che punto è stato chiaro anche a loro quanto gli spettatori stessero rispondendo alle emozioni che si raccontano? "Lo abbiamo capito andando avanti. Ho sempre avuto una grande passione per questo film, perché sapevo di raccontare una storia importante che in qualche modo avrebbe riguardato tutti" ci ha detto Riccardo Milani, "ma non pensavo così, perché è un film molto piccolo che racconta una realtà molto piccola. Però ho sempre guardato a queste realtà con grande attenzione, con rispetto, nel senso che da queste comunità vengono spesso lezioni etiche importanti. Questa cosa ha colpito più di quanto sperassi."
Non si è limitata a essere d'insegnamento, la comunità abruzzese che ruota attorno a Pescasseroli e Opi, ma vera protagonista di Un mondo a parte, con i tanti suoi esponenti che appaiono nel cast accanto ai due mattatori Antonio Albanese e Virginia Raffaele. "Devo dire che la partecipazione diretta di quelle comunità, degli abitanti di questi paesini, è stata il vero valore aggiunto del film. Penso che abbia toccato veramente la testa e il cuore delle persone questo raccontarsi in questo modo, questo sapere alla fine del film che chi avevano visto come personaggio era in realtà un falegname, un macellaio o un genitore di un bambino."
Un mondo a parte e la passione di Riccardo Milani
È sicuramente uno degli aspetti che ha contribuito al successo di Un mondo a parte, ma un altro è relativo alla passione con cui tutto questo è stato raccontato, che si percepisce in tante delle sequenze del film. Una passione che forse in tanti altri progetti manca? "Non lo so, io ho sempre fatto questo mestiere cercando di riempire il film che ho fatto di quei contenuti che mi piace vedere anche come spettatore, cercando di intercettare qualcosa di importante all'interno di una storia. Questo è un mestiere strano, però da sempre ho cercato di incontrare il pubblico. Penso di averne avuto rispetto, penso di voler continuare a averne rispetto, ma di raccontare sempre storie che mi appassionino molto e che siano fortemente legate alle cose della vita, quindi al mio paese, ai territori."
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Dal particolare all'universale
Un'attenzione per il pubblico, un'onestò, che Milani ha intenzione di mantenere anche in futuro: "Anche il prossimo film sarà questo, cioè una storia che parte da una piccola realtà, da un piccolo angolo del nostro paese, dove spesso però avvengono cose che sono omologabili a tutto." Partendo quindi dal particolare per arrivare all'universale, che è spesso il modo migliore di parlare di grandi temi, concentrandosi sulla loro applicazione quotidiana, tangibile.
"L'unico elemento certo che ti posso dare è la mia passione e la mia sincerità nel raccontarle queste cose. Non so se è una passione civile, umana, etica, non so bene cosa sia, però so che è una cosa che ho dentro dalla mia formazione, da quando avevo 16 anni ed ero adolescente e non l'ho più mollata." E si vede dalle storie che racconta e come sceglie di metterle in scena. "Questo può essere anche un limite, però..." conclude, ma noi crediamo proprio di no.