Un altro piccolo favore, recensione: matrimonio a Capri con omicidi (e stereotipi)

La black comedy di Paul Feig ambientata in Italia è il sequel del film del 2018. A fronte di una location mozzafiato e un grande cast, su tutti Anna Kendrick e Blake Lively, tutto è troppo sopra le righe e gli stereotipi sono irritanti. Su Prime Video.

La locandina di Un altro piccolo favore

L'importante è esagerare. Paul Feig lo aveva già fatto nel primo film del 2018, Un piccolo favore, ora ha pigiato ancora di più l'acceleratore con il sequel, Un altro piccolo favore. Perché la principale caratteristica della black-comedy appena approdata in streaming su Amazon Prime Video, è proprio quella di andare sempre e comunque sopra le righe, sia per spunti narrativi che per look, costumi e interpretazioni.

Un Altro Piccolo Favore Anna Kendrick Capri
Anna Kendrick in una scena di Un altro piccolo favore

Ma anche se volutamente esagerato e consapevole del proprio non-sense, il problema di Un altro piccolo favore è quello di non riuscire a limitarsi. Se il primo film era basato sul romanzo omonimo di Darcey Bell, stavolta le quotate sceneggiatrici Jessica Sharzer e Laeta Kalogridis hanno avuto briglia sciolta e forse è questo il principale neo di una commedia nera che come vedremo di difetti ne presenta parecchi, pur vantando un cast di assoluto livello.

Matrimonio in Italia tra mafia e cadaveri

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Uno dei tanti costumi stravaganti che appaiono nel film

Piccola premessa sul film del 2018, perché qui va ricordato almeno che Emily (Blake Lively) e Stephanie (Anna Kendrick), conosciutesi attraverso l'amicizia tra i loro figli, poi sono diventate acerrime nemiche: Emily aveva finto la propria morte ma in realtà era viva e aveva ucciso la gemella, e a smascherarla sui social era stata proprio Stephanie, che aveva così aumentato la propria fama sul web. Veniamo al presente: in Un altro piccolo favore Stephanie ha appena scritto un libro sugli eventi passati, quando riappare sulla scena Emily, uscita con un espediente legale dal carcere, che con un ricatto costringe Stephanie ad andare come damigella d'onore al suo matrimonio.

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Michele Morrone nei panni del mafioso Dante Versano, qui assieme alla promessa sposa interpretata da Blake Lively

Emily infatti è in procinto di sposarsi con un ricco imprenditore italiano a Capri (location non casuale, lo stesso regista Feig ha ammesso di andarci in vacanza da tanti anni). Stephanie, che trema al pensiero di una vendetta di Emily, è costretta ad accettare. A Capri si rivela che il ricco italiano è Dante Versano (Michele Morrone), leader di una famiglia mafiosa, ma al matrimonio è invitato anche Sean (Henry Golding), l'ex marito di Emily con cui Stephanie aveva avuto una relazione. Durante la festa delle nozze due omicidi in sequenza aprono un giallo e le colpe all'inizio cadranno proprio su Stephanie.

Volgarità, trash, stereotipi irritanti e un grave handicap

La prima osservazione è che Un altro piccolo favore presenta un chiaro handicap. Come avete letto, anche nella trama abbiamo dovuto ricordare cosa successe nel film di sette anni fa, per il semplice motivo che i riferimenti a quella vicenda sono tantissimi e fondamentali per la trama. Eppure in questo sequel non si sente il minimo bisogno di dare una piccola informazione allo spettatore che fosse capitato qui per caso, senza sapere niente di Un altro favore. Spettatore che si sentirà inevitabilmente spiazzato e senza punti di riferimento.

Un Altro Piccolo Favore Scena
Allison Janney ed Elizabeth Perkins sono rispettivamente la zia e la madre di Emily

Ma il problema di Un altro piccolo favore non è solo questo. Il mix tra thriller e commedia confezionato da Paul Feig sbanda paurosamente fino al turpiloquio e al trash, dando vita inoltre a un vero festival degli stereotipi sugli italiani e in particolare su Napoli, la polizia e la mafia. Strafalcioni e luoghi comuni davvero irritanti per l'abuso che se ne fa. Il tutto aggravato da doppiaggi altamente caricaturali. E se pensiamo al luogo meraviglioso in cui si svolge la storia, l'incoerenza narrativa, l'esagerazione sopra le righe e la saga della volgarità stonano ancora di più. E per raddrizzare la baracca non basta una Capri da cartolina e non serve infilarci tante canzoni italiane (da Noemi all'immancabile L'italiano di Toto Cutugno fino ad Angelina Mango) o utilizzare perfino le melodie di C'era una volta il West di Ennio Morricone a corredo dello sfarzoso matrimonio.

Un altro piccolo favore, intervista a Paul Feig: "Amo l'Italia: Capri è il mio posto del cuore" Un altro piccolo favore, intervista a Paul Feig: 'Amo l'Italia: Capri è il mio posto del cuore'

Un buon cast per tanti personaggi grotteschi

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Una scena di Un altro piccolo favore

Peccato perché il cast è di prim'ordine e il suo lo fa, a partire dalla sempre simpatica e divertente Anna Kendrick all'ambigua Blake Lively: il rapporto tra le due è interessante per come mette in mostra due tipi di femminilità diverse con un'indubbia chimica che sfocia addirittura in una tensione erotica. E a proposito di omosessualità, perfino i capi delle famiglie mafiose rivali non ne saranno esenti, ma in questo guazzabuglio il film ci infila anche elementi incestuosi oltre a ridicoli agenti FBI, zie malefiche e madri sciroccate.

Oltre alle due protagoniste troviamo Elena Sofia Ricci nei panni della madre dello sposo, poi la sempre brava Allison Janney nei panni della zia di Emily, mentre nei panni della sua sciroccata madre c'è Elizabeth Perkins. Tutti volutamente sopra le righe, a parte la Kendrick. Oltre al cast si salvano qualche momento ironico e divertente, la location mozzafiato, gli incredibili ed esagerati costumi indossati da Blake Lively e, tutto sommato, anche il plot twist finale. Al quale ci si arriva però dopo una sceneggiatura zoppicante infarcita, oltre che dei citati stereotipi, anche di eventi improbabili, dialoghi surreali, incoerenze narrative e personaggi grotteschi. Va bene che l'importante è esagerare, ma il troppo storpia.

Conclusioni

Per essere un sequel, Un altro piccolo favore si dimentica di dare a un eventuale nuovo spettatore un minimo di background, considerati i troppi e importanti riferimenti al film del 2018. Inoltre, pur vantando una location da cartolina come Capri, un’ottima coppia di protagoniste e un valido cast, la black-comedy di Paul Feig abusa di irritanti stereotipi sugli italiani, oltre a peccare di incoerenze narrative e una costante e ostentata volontà di andare sempre sopra le righe.

Movieplayer.it
2.0/5
Voto medio
2.0/5

Perché ci piace

  • L’alchimia fra Blake Lively e Anna Kendrick e il valore del cast.
  • La location mozzafiato di Capri.
  • Qualche momento divertente e un discreto plot twist finale.

Cosa non va

  • Un insopportabile abuso di luoghi comuni su italiani, Napoli e mafiosi.
  • Tutto è costantemente sopra le righe.
  • Troppi riferimenti al prequel senza fornire un appiglio a uno spettatore nuovo.
  • I personaggi grotteschi non sono un difetto, ma quando è troppo è troppo.