Recensione Craj (Domani) (2005)

Con questo grande, frammentato eppure organico affresco, il regista riesce a fondere istanze tipicamente popolari a una visione del cinema come contaminazione di generi e forme estetiche (il documentario, la musica, la poesia) per uscirne con un film che va fruito in modo immediato e istintivo.

Un affresco in musica della terra di Puglia

E' un'opera teatral-musicale di Teresa De Sio, scritta insieme a un nome storico del rock italiano come Giovanni Lindo Ferretti (ex cantante dei CCCP - Fedeli alla Linea e dei CSI, attualmente voce dei PGR), la fonte di ispirazione di questo Craj (Domani), sorta di documentario in musica che porta lo spettatore nel "cuore" musicale della Puglia, attraverso una ricostruzione fatta di interviste a musicisti popolari alternate a spezzoni di loro esibizioni, il tutto tenuto insieme da una traccia narrativa basata sul viaggio. E' infatti proprio il viaggio del principe Flordippo (interpretato da Ferretti) insieme al suo servo Bimbascione (a cui dà il volto la De Sio) a costituire l'ossatura principale del film: un viaggio che muove da un sogno del principe in cui la visione della taranta, il ragno il cui "pizzico" costringe le donne a ballare, spinge l'uomo verso la terra dalla quale la leggenda ha avuto origine, il Salento. In mezzo, una serie di incontri che modificheranno gradualmente il carattere ombroso di Flordippo, insegnandogli l'importanza della musica e del confronto con gli altri.

Per la trasposizione cinematografica dell'opera della De Sio e Ferretti, il regista Davide Marengo ha scelto di alternare la parte più propriamente narrativa, in cui vediamo i due protagonisti attraversare la Puglia in sella al cavallo Toledo, con spezzoni del concerto ispiratore e interviste ai musicisti con cui i protagonisti, nel loro viaggio, vengono a contatto. Si parla di personaggi come i Cantori di Carpino, Matteo Salvatore e Uccio Aloisi, che rappresentano testimonianza importante della sopravvivenza di una tradizione popolare antica. Ripresi nelle loro case, in situazioni di quotidianità, e sul palco durante le loro esibizioni, contribuiscono con le loro parole e la loro musica a creare un affresco, quello della terra pugliese, di indubbia suggestione. Alla loro presenza, e alle loro canzoni, si unisce la sottile e divertita ironia della De Sio, in un ruolo da lei creato e "indossato" con estrema naturalezza, e il magnetismo di Ferretti: nonostante l'evidente mancanza di esperienza nel campo della recitazione, il leader dei PGR riesce a ipnotizzare lo spettatore in modo quasi sovrannaturale ogni volta che inizia a declamare uno dei suoi versi, o si lancia, come nel finale, nell'interpretazione di una delle sue canzoni. Un personaggio anch'esso pensato e studiato appositamente per colui che lo interpreta, con un'affinità (colta soprattutto da chi conosce la sua musica) che dona ad esso spessore e credibilità.

Con questo grande, volutamente frammentato eppure, nel suo complesso, organico affresco, il regista riesce così a fondere istanze tipicamente popolari a una visione del cinema come contaminazione di generi e forme estetiche (il documentario, la musica, la poesia) per uscirne con un film che va fruito in modo immediato e istintivo, così come la musica che ne costituisce l'anima. Cinema che può coinvolgere anche chi è digiuno di nozioni (o magari di semplice interesse) sul suo contenuto, proprio per la sua capacità di far sentire allo spettatore l'immediatezza e la carica autenticamente popolare di cui è permeato.

Movieplayer.it

3.0/5