Dalla tv al cinema, il passo a volte è davvero breve e soprattutto quasi una conseguenza inevitabile. Vale ad esempio per America Ferrera, da tutti conosciuta per essere stata Betty Suarez e Amy Sosa sul piccolo schermo, insieme ad altri ruoli cinematografici comunque riconoscibili come in Quattro amiche e un paio di jeans, prima di fare il salto definitivo nel fenomeno del momento che ha colorato il cinema di rosa, ovvero Barbie di Greta Gerwig (qui la nostra recensione), ora in sala con Warner Bros. Ferrera risultava presente nei numerosi character poster usciti qualche tempo fa durante la massiccia promozione della pellicola, con la definizione di "umana". Ora che abbiamo visto il film ne sappiamo molto di più sul suo personaggio e l'attrice ha saputo ancora una volta sorprenderci.
N.B.: Attenzione agli spoiler sul film, se proseguite nella lettura.
Io soy America Ferrera
America Ferrera è stata la prima attrice latina a rivendicare il proprio posto nello star system hollywoodiano, e di strada da quel 2007 ne è stata fatta, anche se altrettanta c'è ne ancora da fare. I risultati da lei ottenuti finora non sono però di poco conto, se pensiamo che dopo essere stata lanciata dal film Le donne vere hanno le curve, mostrando quindi una donna non solo di origini honduregne (nata a Los Angeles) ma anche curvy, ha ottenuto il successo a livello mondiale grazie al ruolo di Betty Suarez nella dramedy al femminile di ABC Ugly Betty, che voleva provare a raccontare in tv, con maggior sensibilità ed inclusività, quanto era già stato fatto nel film Il diavolo veste Prada sul mondo spietato ed ingrato della moda. Una ragazza che non rispondeva ai canoni di bellezza spiattellati sulle riviste e negli spot pubblicitari ma che non per questo era meno meritevole di considerazione ed attenzione. Grazie al ruolo, che la vedeva "imbruttirsi" con parrucca e apparecchio ogni giorno per diventare la Betty La Fea dell'originale telenovela colombiana, vinse l'Emmy, il Golden Globe, il SAG e il TCA, il primo per un'attrice latina nella categoria Miglior Attrice Protagonista in una Comedy.
Il suo discorso di ringraziamento quando vinse il Golden Globe ci doveva già anticipare la sua bravura e il suo talento con i monologhi: in quel caso ringraziò per aver dato voce ad una bellezza che è dentro di noi e non solo fuori, oltre che per aver dato il coraggio a molte ragazze di poter essere qualsiasi cosa vogliano nella vita. Sentirsi meritevoli, amabili, sentire di avere da offrire più di quanto pensano al mondo. Un discorso che raccolse numerosi consensi e applausi non solo per l'onestà e la sincera commozione ma per come parlasse a tutte le donne, di qualsiasi etnia, forma, età. Una rivincita non da poco per l'attrice, che raccontò in occasione degli Emmy Awards di quell'anno, del primo provino da sedicenne dove la casting director le chiese di rifare la scena sempre in inglese ma accentuando l'accento latino (come se non lo sapesse parlare bene, tra le righe, insomma).
Barbie, le opinioni della redazione
Da Betty a Barbie
A proposito di rivincite, non dovrebbe quindi stupire più di tanto ritrovarla 16 anni dopo tra i protagonisti del film Barbie, che sta battendo record su record facendo parlare di sé non solo per la trama e per il messaggio che porta con sé ma per come sta riunendo incredibilmente dopo gli anni della pandemia (anche in Italia) le persone in sala in una sorta di rito collettivo colorato di rosa. Il cast della pellicola di Greta Gerwig è ricchissimo e ognuno ha una propria ragione per essere nella storia ma quello di America Ferrera è tutt'altro che secondario - ora seguiranno spoiler dal film, fate attenzione.
L'attrice è praticamente una co-protagonista accanto alla Barbie di Margot Robbie e al Ken di Ryan Gosling, che fanno un viaggio da Barbieland nel mondo reale perché la Barbie stereotipo inizia ad avere una crisi esistenziale e "pensieri di morte" e crede che questo derivi dal fatto che la bambina che gioca con lei nel mondo reale, complice l'arrivo dell'adolescenza (Sasha, interpretata da Ariana Greenblatt), inizi a mettere in discussione qualsiasi cosa insieme alla propria identità di giovane donna.
Bene, in realtà scopriamo presto che ad averla recuperata dagli scatoloni in soffitta e ad aver (ri)giocato con lei è stata la madre, Gloria, a cui presta il volto proprio Ferrera. Una donna che ha ricominciato a giocarci perché sentiva che la propria vita le stava scivolando via, insieme al rapporto con la figlia, che si sta facendo sempre più distaccato. Anche perché sul posto di lavoro, la Mattel (proprio la casa produttrice della bambola Barbie), i suoi capi sono tutti uomini e non capisco appieno cosa voglia dire essere donne e quindi poter vendere prodotti adeguati a quel target. A quel punto il gruppo scopre che a Barbieland la situazione si è ribaltata dopo che Ken ha scoperto il patriarcato nel mondo reale, trasportandolo (a modo suo) nel mondo dei giochi: per riportare le cose al "loro posto" - anche se il messaggio finale del film sarà che non esiste un genere superiore, ma che bisogna imparare a trovare il proprio posto nel mondo, tanto le donne quanto gli uomini - occorre "deprogrammare" le Barbie a cui è stato fatto una sorta di lavaggio del cervello dai Ken.
Barbie: Greta Gerwig, la Mattel e una missione (quasi) impossibile
La palla passa così a Gloria ed America Ferrera si cimenta in un intenso monologo in cui le donne non potranno non sentirsi chiamate in causa, anche in una sola sua parte. Il testo esprime tutte le contraddizioni, le sfaccettature, gli abusi, le preoccupazioni e le incertezze delle donne (non solo latine) oggi e il loro dover accontentare tutti senza poterci ovviamente riuscire mai, e senza accontentare alla fine nemmeno se stesse. Un grande momento per l'attrice, una grande rivincita che in fondo c'era già stata con la serie ABC e proseguita con il ruolo di Amy Sosa in Superstore, in cui aveva dato voce e corpo alle donne "ordinarie" che non sempre avevano ambizioni oppure che non sempre riuscivano a raggiungerle, soprattutto lavorando in un grande ipermercato locale. Che in tutto questo l'attrice si chiami America, rende tutto ancora più (meta)affascinante.