Recensione Oliver Twist (2005)

Un cinema fatto di piani e campi, pensato e sentito da un autore dalla sensibilità e dalla padronanza non comune, oltre che sorretto dalle intense interpretazioni dei suoi protagonisti, da affascinanti ricostruzioni scenografiche e da una fotografia plumbea e ricca di fascino.

Twist in dark

Decisamente positivo e fruttuoso l'incontro tra uno dei più grandi narratori che la letteratura dell'800 può annoverare come Charles Dickens e Roman Polanski, regista dal talento e dall'importanza indiscutibile. Dopo il trionfante e superbo Il pianista il regista polacco si confronta di nuovo con il cinema in costume, di ricostruzione storico-letteraria, raccontandoci, con una fedeltà al testo assoluta, i trascorsi dello sfortunato orfano Oliver e la Londra di inizio '800 a trentacinquenne anni dall'ultima trasposizione cinematografica del celebre romanzo di Dickens.

È un film necessario ed importante questo Oliver Twist, non solo bello. Animato da uno spirito "politico", nella sua urgenza di fare del cinema senza orpelli e scorciatoie (volontà riaffermata con forza dal regista stesso, anche durante l'incontro con la stampa), Polanski griffa un opera apparentemente tanto semplice, quanto difficile allo stesso tempo, riuscendo in pieno a restituire lo spirito illustrativo delle pagine di Dickens, la sua esemplare cura dei particolari, la pungente ironia, come anche la sua durezza, senza mai rinunciare al potere evocativo e drammaturgico del mezzo cinematografico. Quale che sia l'intenzione del regista polacco, state tranquilli, il rischio di trovarsi di fronte ad un racconto di formazione dagli intenti pedagogici è completamente scongiurato in una pellicola dalla messa in scena calibratissima, equilibrata e di grande eleganza e rigore formale.

Classicismo: è questa d'altronde la parola magica che fa di Oliver Twist, un film potente, asciutto e dall'alto tasso emotivo, in virtù di una narrazione essenziale e mirata all'empatia e allo scambio con il pubblico. Un cinema fatto di piani e campi, pensato e sentito da un autore dalla sensibilità e dalla padronanza non comune, oltre che sorretto dalle intense interpretazioni dei suoi protagonisti , da affascinanti ricostruzioni scenografiche e da una fotografia plumbea e ricca di fascino. Molto probabilmente il suo appeal sarà inferiore a quello de Il pianista, per ovvi motivi tematici, come è lecito purtroppo immaginare che non ci sia attualmente un pubblico di massa per un film così fieramente classico, al quale non si può fare altro che augurare comunque tutte le migliori fortune.