Tre accordi di chitarra. Un uccellino su un ramo. E una segheria. Queste sono le prime immagini di Twin Peaks su cui il pubblico americano posò lo sguardo, accompagnata dalla musica celestiale e inquietante di Angelo Badalamenti. L'8 aprile del 1990 il canale americano ABC mandava in onda il pilot di Twin Peaks, la serie firmata da David Lynch e Mark Frost. Da noi sarebbe arrivata nel gennaio del 1991, ogni mercoledì sera su Canale 5. Il giovedì, a scuola, al lavoro, nei negozi, non si parlava d'altro. Dopo i titoli di testa, avremmo visto un impacciato Pete Martell (Jack Nance, l'attore feticcio di David Lynch) uscire per andare a pesca e trovare, sulla riva del lago, il cadavere di una ragazza. "È morta, avvolta nella plastica" le sue prime parole. Quella ragazza si chiamava Laura Palmer, e quel nome sarebbe rimasto nella nostra testa come un tarlo per mesi. In realtà è rimasto per sempre. Ora, in occasione dei 30 anni della serie, vogliamo andare a vedere che cosa c'è stato prima di Twin Peaks, da dove arrivavano la storia di Laura, dell'agente Cooper, di Audrey e degli altri.
Da Eraserhead a Twin Peaks
Tutto arrivava dalla mente di un'artista fuori da ogni schema. Oggi lo sappiamo tutti, si chiama David Lynch. Ma, all'epoca, pochi conoscevano quel "James Stewart venuto da Marte", come lo definì Mel Brooks, ci riporta Ferdinando Camon in un interessante saggio allegato a una rivista uscita in occasione dell'arrivo in Italia di Twin Peaks. David Lynch arrivava a una serie tv - oggi i grandi del cinema lo fanno tutti, ma allora era una rarità - dopo una serie di alti e bassi. Un coraggioso film indipendente, Eraserhead - La mente che cancella, del 1977, che aveva colpito Mel Brooks che gli aveva affidato il suo progetto, un film classico e poetico, ambientato nell'era vittoriana come The Elephant Man. David Lynch, che era stato in procinto di dirigere quello che allora era il terzo film della saga di Guerre stellari, Il ritorno dello Jedi, si scontrò con la difficoltà dell'adattamento cinematografico di Dune, che si rivelò un insuccesso. La sua poetica si rivelò poi completamente in Velluto Blu, del 1986. Il film, che ha lo stesso protagonista di Twin Peaks, Kyle MacLachlan, anticipa proprio il discorso della serie. Nella scena iniziale, in cui vediamo un mondo idilliaco e un prato fiorito, ma, addentrandoci, scorgiamo gli inquietanti insetti tra l'erba, c'è tutta la poetica di Lynch, che è alla base di Twin Peaks: un mondo dorato, tranquillo, perfetto, sotto il quale si celano oscuri segreti. Una metafora della provincia americana e del Sogno Americano. Guardando Twin Peaks lo avremmo capito subito: non c'era solo l'assassinio di Laura Palmer da scoprire. Ma tutto un vaso di Pandora da scoperchiare, i segreti di una comunità che si celavano dietro alle case borghesi, a quegli ottimi caffè e alle torte di ciliegie.
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David Lynch e Mark Frost: Marilyn Monroe prima di Laura Palmer
A David Lynch, che arrivava da Velluto blu (la cui messa in onda su Italia 1, in prima serata, un paio d'anno dopo l'uscita, non lasciò indifferente il pubblico) si affiancò il talento di Mark Frost, artefice del poliziesco Hill Street giorno e notte. I due furono messi insieme dalla Warner Bros che intendeva realizzare The Goddess, un progetto dedicato a Marilyn Monroe. Non sarebbe andato in porto, ma i due si sarebbero trovati a raccontare la storia di un'altra bionda bella e tormentata, Laura Palmer (Sheryl Lee). Nel frattempo, nel 1987, lavorarono a un altro progetto, il leggendario One Saliva Bubble, la storia di una bolla elettrica che si forma in un computer e scoppia sopra la città mutando la personalità degli abitanti. Il protagonista avrebbe dovuto essere Steve Martin. Non verrà mai realizzata, così come la sit com The Lemurians. Lynch considerava la TV un medium orrendo. Eppure lui e Frost ascoltarono le richieste della ABC, che voleva creare qualcosa di mai visto in televisione. I due si presentarono con un'idea piuttosto generica: l'immagine di un corpo avvolto nella plastica e trasportato dalla corrente sulla riva di un lago. Chi avrebbe potuto immaginare che non solo quell'immagine si sarebbe fissata per sempre nel nostro immaginario, ma che avrebbe portato con sé altre mille storie. Il progetto, a sorpresa, piacque, e si decise di svilupparlo come un mix tra soap opera e poliziesco.
Le ossessioni di David Lynch: il doppio e gli anni Cinquanta
Ma è stato subito chiaro che I segreti di Twin Peaks non sarebbe stato solo questo. La storia di Laura Palmer e della comunità di un immaginario paese del nord ovest degli Stati Uniti era il pretesto per mettere in scena tutte le ossessioni di Lynch. La prima è quella per il doppio. Tutto, in Twin Peaks, si rifà a questo aspetto: dalle "cime gemelle" che danno il nome alla cittadina, alle due cascate che si vedono nella sigla, a Josie Packard (Joan Chen) che si riflette in uno specchio (e con uno specchio si chiuderà anche la stagione 2, con una delle sequenze più celebri e scioccanti). A Twin Peaks ogni personaggio ha un lato nascosto. La doppia vita di Laura Palmer è il caso più evidente, ma ognuno ha almeno un segreto. L'altra, grande ossessione di Lynch è quella per gli anni Cinquanta, un'epoca lontana e "ideale". I Fifties sono ovunque, in Twin Peaks: nei pullover, nelle gonnelline a quadri e nelle scarpe bianche e nere di Audrey Horne (Sherilyn Fenn), nel Double R, il diner di Norma, nell'Harley Davidson e nel look di James Hurley (James Marshall). Proprio questa ossessione per gli anni Cinquanta contribuisce all'atmosfera di Twin Peaks, a quella sua aura fuori dal tempo: in teoria siamo nel 1989, ma gli elementi rétro sono così tanti che veniamo trasportati in un'era sospesa, indefinita. Il che aumenta il senso di straniamento e di incanto.
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Siamo in una soap opera?
E, in fondo, cosa c'è di più Anni Cinquanta di una soap opera? Il genere nasceva in America proprio in quegli anni. Ma è a una soap degli anni Sessanta, I peccatori di Peyton Place, a cui si sono ispirati Lynch e Frost. Le scene in interni, le relazioni amorose, molte delle sottotrame di Twin Peaks devono la loro ispirazione a questa soap. Mark Frost descrisse il pilot di Twin Peaks come "Velluto blu che incontra Peyton Place". E che ci si trovi in questo mondo David Lynch non smette mai di ricordarcelo, anche con quella soap nella soap che è Invito all'amore, immaginario programma che scorre sulle tivù dei personaggi e di tanto in tanto irrompe nella narrazione principale. E spesso anticipa qualcosa che sta per avvenire nella storia di Twin Peaks.
Il Passaggio a nord-Ovest di Mark Frost e David Lynch
Quello di Frost e Lynch nella cittadina ai confini con il Canada è a tutti gli effetti un Passaggio a nord-ovest. Proprio partendo dal titolo del film di King Vidor, i due artefici della serie hanno cominciato a immaginare luoghi e atmosfere. Ce lo suggerisce Ferdinando Camon, nel saggio di cui sopra, in cui cerca gli altri riferimenti al mondo dei noir, l'altra grande componente di Twin Peaks. Laura Palmer prende il nome dal personaggio di Gene Tierney in Vertigine di Otto Preminger, che in originale è intitolato proprio Laura, ed è una donna che è già morta all'inizio del film. Madeleine, la cugina di Laura che compare all'improvviso, si chiama come il personaggio di Kim Novak ne La donna che visse due volte (Vertigo) di Alfred Hitchcock, e non a caso per molti è Laura che vive una seconda volta. Il bordello al centro della vicenda si chiama One Eyed Jacks, come il titolo originale del film con Marlon Brando I due volti della vendetta. Da Viale del tramonto (Sunset Boulevard) di Billy Wilder arriva invece il nome di Gordon Cole, il personaggio che David Lynch ha scelto di interpretare personalmente, un agente dell'FBI.
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Tornare a Twin Peaks oggi
Tornare a vedere il pilot di Twin Peaks oggi è sempre affascinante. La prima volta di Lynch nell'immaginaria cittadina del nord-ovest americano oggi colpisce per il ritmo ipnotico e per l'incedere ossessivo: un ritmo molto particolare già a quei tempi, ma ancora più originale oggi se confrontato con quelli altissimi delle serie odierne. E per la luce di quelle immagini, ovattata, seppiata, quasi dorata. Nata per dare alla serie una patina d'epoca al tempo, ed è rimasta, vista oggi, la luce di un classico. Colpisce per quell'insistenza sul pianto: tutti, dal poliziotto Andy, al preside della scuola, non appena chiude il microfono, oltre ovviamente ai genitori di Laura e l'amica Donna, piangono a dirotto, senza freni, portando all'eccesso uno degli stilemi della soap opera.
Twin Peaks è rimasto nel nostro immaginario per quel poliziotto così particolare, l'agente Dale Cooper (Kyle MacLachlan) diverso da tutti quelli che avevamo visto sul grande schermo, con la passione per il caffè e le crostate di ciliegie, che entra in scena parlando con un registratore decantando le bellezze del posto. Si rivolgeva a Diane: una collega, una segretaria, il registratore stesso? Lo avremmo scoperto solo 25 anni dopo, nella terza stagione di Twin Peaks. Ma è tutto, in Twin Peaks, a essere messo in scena per creare straniamento. Dalla signora Ceppo, che entra in scena tenendo in mano un pezzo di legno, a Nadine Hurley, moglie di "Big Ed", il benzinaio del posto, che porta una benda nera sull'occhio e ha la passione per le tende. Da quella luce che viene e va sul tavolo per le autopsie nell'obitorio, creando un effetto stroboscopico, a quella testa impagliata di cervo che si trova all'interno della banca, nella sala per aprire le cassette di sicurezza. No, non avevamo mai visto niente di simile in tivù.
Le sequenze cult: l'assenza e lo sguardo
Ci ha commosso e straziato ancora la sequenza in cui a scuola tutti si rendono conto che Laura non c'è più. La polizia arriva e parla con l'insegnante. Una ragazza, in cortile, scappa urlando. Non sappiamo se è per quello. Ma è un presagio. Donna rivolge uno sguardo al posto dov'è seduta abitualmente Laura, e vede la sedia vuota. È una sequenza che è stata paragonata a quella di M, il mostro di Dusseldorf, con il posto a tavola della bambina, vuoto anch'esso, che ci fa capire che è scomparsa. Nell'aula della scuola di Laura, James capisce tutto e spezza una matita. Mentre il preside dà l'annuncio, e noi, per un attimo, percorriamo con la mdp i corridoi vuoti e sentiamo la notizia dalla voce meccanica degli altoparlanti.
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L'altra sequenza da ricordare è quella dell'ultimo pomeriggio di Laura. Un picnic all'aperto, con la sua amica Donna e, poi lo scopriremo, James. Non vediamo direttamente quella scena, ma attraverso le immagini registrate, sgranate, imperfette, di una registrazione amatoriale. Immagini di un attimo ormai perduto, ma che può rivivere decine e decine di volte. Può essere rivisto con rimpianto, da chi ha passato quei momenti con Laura. Può essere vivisezionato con accortezza, per chi indaga e crede di trovare qualcosa. Un fermo immagine fissa - come in quella foto posata che la vede come reginetta del liceo nella bacheca della scuola e a casa - per l'ultima volta il sorriso di Laura. E un altro fermo immagine scruta nel suo occhio per cercare un indizio. Si vede una moto, e una dissolvenza ci porta dall'indizio all'immagine della vera moto di James. Proprio la sequenza di quel picnic, la presenza magnetica di Sheryl Lee di fronte alla telecamera, convinse Lynch che quell'attrice non dovesse fermarsi solo a quei fotogrammi, ma essere presente nello show. E così pensò per lei il personaggio di Madeleine. Nel ruolo di Laura, tornerà nel film prequel Fuoco cammina con me. Ma questa è un'altra storia.
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