Tutti a bordo, la recensione: I bambini ci guardano

La recensione di Tutti a bordo, il film di Luca Miniero che farà tornare bambino anche l'adulto più disincantato. Una commedia scatenata, ma implausibile in più di un'occasione.

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Tutti a bordo: una sequenza del film

"I bambini sono la gioia della vita, ma non sul mio treno", dirà un cattivissimo controllore con il volto sadico di Carlo Buccirosso. Prosegue quella corrispondenza d'amorosi sensi tra Luca Miniero e la commedia francese, cominciata con uno dei suoi più fortunati remake, Benvenuti al Sud: non fa eccezione questa sua ultima incursione nel genere, Tutti a bordo, in sala dal 29 settembre (350 copie per Medusa) e basato su Attention au départ! di Benjamin Euvrard. Quello che proveremo ad analizzare nella recensione di Tutti a bordo è una storia completamente adattata al contesto e al costume italico, una commedia per famiglie con qualche trovata slapstick, non sempre plausibile ma con l'onesta intenzione di strappare qualche risata. E in parte ci riesce, soprattutto grazie a un cast di giovanissimi che stupisce per tempi comici e verità e a una compagnia di adulti che è la migliore rappresentazione dell'arte del comico nel cinema italiano (Carlo Buccirosso, Stefano Fresi, Giovanni Storti).

Una commedia per famiglie

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Tutti a bordo: Stefano Fresi, Giovanni Storti in una scena del film

Adulti destinati a rincorrere i più giovani, affaticati e disorientati nell'Italia del post Covid. La storia di Tutti a bordo si potrebbe riassumere in questa immagine che in fondo è anche una metafora generazionale: da un lato bambini e adolescenti sempre più scaltri e consapevoli, dall'altro i grandi che forse hanno dimenticato cosa voglia dire giocare a nascondino con gli adulti e farla franca a bordo di un treno, che almeno per un po' li porterà lontano ad assaporare il gusto dell'indipendenza.

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Tutti a bordo: una scena del film

A metà tra lo slapstick dei classici toons Warner e la commedia on the road, il film percorre tutto il paese da Torino a Palermo. L'occasione è la vacanza studio a cui parteciperanno Juri, dieci anni, e il suo scalmanato gruppo di amici dopo mesi di isolamento dovuto al lockdown. L'idea è venuta a suo padre Bruno (Stefano Fresi) che nel frattempo è riuscito a convincere anche una moglie scettica come Chiara (Giulia Michelini) che un viaggio è quello che ci vuole dopo un anno di pandemia per far ritrovare ai bambini il sapore del mondo fuori e della socialità. Ma Bruno non sa, salvo scoprirlo qualche ora prima, che a causa di un inconveniente sarà lui ad accompagnarli fino in Sicilia e per di più non sarà da solo: in stazione ad aspettarlo troverà l'insopportabile padre Claudio (Giovanni Storti), invitato di nascosto dal nipote Juri.

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Tutti a bordo: Helena Antonio, Stefano Fresi, Giovanni Storti in una scena del film

A complicare le cose ci si mette un imprevisto non da poco: alle prese con l'ennesimo litigio il treno parte senza di loro e con i bambini a bordo. Bruno e Claudio restano a terra, insieme a un adolescente di poche parole, "il peso morto" Milo arrivato in ritardo all'appuntamento. Allo strambo trio non resterà che iniziare una corsa contro il tempo, un viaggio rocambolesco a bordo di mezzi di fortuna (in sella a un asino, sopra un elicottero, alla guida di un' Ape Piaggio o sul pulmino di un improbabile gruppo di convinti vegani) nel tentativo di riacciuffare il treno in corsa e arrivare alla meta senza che nessuno si accorga del madornale errore. Anche i ragazzini non avranno vita facile con una coppia di controllori guidata dallo zelante Mario (Carlo Buccirosso), che farà di tutto per scoprire se sono rimasti incustoditi.

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Tutti a bordo: Carlo Buccirosso in una scena del film

Due viaggi paralleli abitati da una umanità turbolenta in un film che costringe lo spettatore a riappropriarsi della propria parte più fanciullesca, anche se spesso è difficile credergli nonostante le scelte di regia di Luca Miniero riescano a far dimenticare qualche implausibilità di troppo. Così il linguaggio da fumetto, il sapore da favola dark (i bambini occultano persino il cadavere di una nonna), le corse a perdifiato per sfuggire al villain della storia, le guerre a colpi di polpette atomiche e moci minacciosi, rendono più digeribile una scrittura spesso priva di appeal.
I riferimenti a cui il regista si ispira senza farne mistero sono le commedie americane degli anni '80 e '90 da I Goonies a Mamma, ho perso l'aereo, con lo scopo di farci tornare bambini come del resto succederà all'imbranato Bruno. Il mondo degli adulti visto dai bambini del resto non è un granché, come fa notare una delle piccole protagoniste alla ricerca disperata di una coppia di genitori da spacciare per loro custodi: "è difficile trovare dei buoni genitori oggi". Già perché "si amano troppo", "sono troppo perfettini", "litigano troppo" o non sanno giocare.

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Tutti a bordo: Stefano Fresi, Giovanni Storti in un momento del film

Il cast è il punto di forza su cui fare leva, dal gruppo di giovanissimi alla coppia inedita composta da Stefano Fresi e Giovanni Storti, al cattivo e nerissimo capotreno interpretato da Carlo Buccirosso, capace di mettere in scena un personaggio che sembra arrivare direttamente da una commedia nera. I più piccoli si divertiranno, gli adulti probabilmente per farlo dovranno rispolverare l'ultima volta che sono stati bambini.

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Conclusioni

Come ribadito nella recensione di Tutti a bordo, il film di Luca Miniero è una commedia per famiglie ben diversa dall’originale francese a cui si ispira e completamente adattata al costume e alla società italiana post Covid. In scena due mondi a confronto: adulti e bambini protagonisti di una folle corsa che percorrerà il paese da Torino a Palermo a bordo di un treno. Nonostante una scrittura poco plausibile in più di una situazione, il regista riesce a coinvolgere lo spettatore trascinandolo in un viaggio rocambolesco, che ha il sapore degli scatenati film d’avventura degli anni ‘80 da I Goonies a Mamma ho perso l’aereo.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
3.9/5

Perché ci piace

  • Una rocambolesca commedia per famiglie con qualche trovata slapstick e il sapore del viaggio on the road.
  • L’inversione di ruoli: bambini che diventano adulti e genitori smarriti come ragazzini.
  • Carlo Buccirosso nei panni del cattivissimo capotreno.

Cosa non va

  • Molte situazioni implausibili e una sceneggiatura non abbastanza solida.
  • La parte della storia relativa agli adulti funziona meno e si rivela molto più debole rispetto a quella parallela sulla scalmanata “baby gang” in fuga dal mondo dei grandi.