Tutte le donne di Gianni Di Gregorio

Presentato stamattina a Roma Gianni e le donne, il nuovo film del regista Gianni Di Gregorio, che dopo il successo de Il pranzo di Ferragosto, torna a raccontarci la sua vita da trasteverino doc e il suo bizzarro rapporto con l'universo femminile, nelle sale da venerdì 11 febbraio distribuito da 01Distribution con 150 copie.

Non fatevi ingannare dal titolo o dalla locandina, Gianni e le donne lungi dall'essere una commediola romantica che narra le avventure di un latin lover di mezz'età. Il secondo film di Gianni Di Gregorio, seguito ideale della sua opera prima, il divertentissimo Pranzo di Ferragosto, è sì una commedia leggera, ma come il suo predecessore è anche una riflessione amara e lancinante su come lo scorrere inesorabile del tempo e l'affacciarsi alla soglia dei sessant'anni, possa rappresentare un passaggio traumatico nella vita di un uomo che si rende conto di essere diventato praticamente invisibile per l'altro sesso. Gianni è un baby-pensionato, uno che passa le sue giornate tra le vie del quartiere di Trastevere cercando di facilitare la vita di tutti per riuscire a dare un senso alla sua. Il tutto senza ricevere la benchè minima gratificazione. Quando il suo amico Alfonso gli fa notare che deve darsi una svegliata con le donne, Gianni realizza di essere completamente succube e devoto nei confronti di tutte le rappresentanti del gentil sesso che lo circondano, senza che queste lo prendano minimamente sul serio. C'è l'anziana mamma spendacciona che vive nella villa di famiglia sperperando la pensione tra lo stipendio della badante e bottiglie di champagne per le amiche del poker, c'è la polemica e annoiata moglie che ormai non condivide neanche più il letto con lui, una figlia adolescente cui non riesce mai a dire di no, un'affettuosa giovane vicina che lo ama platonicamente solo perchè le compra della deliziosa frutta fresca e le porta a spasso il gigantesco San Bernardo e tante, tantissime altre...
Il film prodotto dalla BibiFilm in collaborazione con RaiCinema, è stato presentato stamattina alla Casa del Cinema di Villa Borghese dal produttore Angelo Barbagallo, dal regista, co-sceneggiatore e interprete Gianni Di Gregorio, soprannominato il Jacques Tati di Trastevere, dalla strepitosa Valeria De Franciscis ('scoperta' dal suo ex-vicino di casa Matteo Garrone) che torna per la seconda volta nei panni della mamma, da Alfonso Santagata, Elisabetta Piccolomini e dalla figlia del regista Teresa Di Gregorio.
Gianni e le donne, girato tra Trastevere, Ara Pacis, Villa Borghese e Caracalla, è stato selezionato insieme a Qualunquemente di Antonio Albanese per rappresentare l'Italia all'imminente 61ma edizione del Festival di Berlino (nella sezione Panorama Special) nonché venduto in Francia, in Svizzera e in Olanda.

Signor Di Gregorio, quanto è studiata questa sua comicità così naturale, questa quasi mancanza di dialoghi, questo suo essere così vero nella sua comicità che potremmo definire passiva?

Gianni Di Gregorio: Non c'è niente di costruito in quel che vedete, è solo frutto della passività dell'individuo, una passività che molto mi appartiene e che a quest'età è un po' diminuita ma che, vi assicuro, mi ha attanagliato la vita. Al cinema racconto le cose come lo farei a voce, è questo il mio modo di narrare le storie, anche perchè francamente non sarei in grado di affrontare certi temi 'sul serio'. Vi confesso che è questo il mio modo di essere, forse scaturito dall'educazione formale che mi hanno dato i miei genitori, sono cresciuto tipo Dracula in una casa con le tende scure, a otto anni già leggevo Leopardi, e la cosa non mi ha aiutato granchè (ride). Cerco quindi sempre di sdrammatizzare ogni cosa che mi capita, da sempre la mia reazione è stata buttarla sul ridere, cerco di dire le cose sempre con una battuta, la sofferenza in sé, nuda e cruda, mi spaventa e ci devo sempre girare intorno alla mia maniera.

Gianni e le donne è intriso di una una malinconia di fondo pazzesca, il suo rapporto con le donne com'è nella realtà?
Gianni Di Gregorio: La malinconia c'è, il tempo passa davvero purtroppo, hai voglia a riderci su. Per questo ho fatto un film sul tempo che passa, quando arrivi a questa età ti sembra che le donne ti guardino come si guarda a un divano, a una poltrona, a un lampadario antico. Mi è capitato spesso di prendere l'autobus, e qualche anno fa in quei dieci minuti mi guardavo attorno e c'era spesso qualche donna che ricambiava un sorriso, uno sguardo. Ora è un disastro, uno può pure darsi fuoco e morire a due metri di distanza ma non c'è verso di attirare la loro attenzione. Ci sono molti momenti malinconici in questo film, forse più che nel primo, e ci tengo moltissimo perchè ritengo che rappresentino il motore del film che è costruito per far ridere ma che poggia le fondamenta su una grande tristezza di fondo.

Pensa di completare una sorta di trilogia con il suo prossimo film sulle sorti di Gianni?
Gianni Di Gregorio: Da una parte mi piacerebbe uscire da me stesso, e cambiare del tutto argomento ma forse c'è ancora qualcosa da esplorare, forse alla fine questa trilogia si farà, anche perchè questa mamma riemerge sempre (ride, guardando la signora Valeria seduta al suo fianco). Pensate che quasi non c'era nel film il personaggio della mamma quando ho cominciato a scrivere la sceneggiatura, poi la mamma è diventata sempre più grande fino a invadere tutta la storia. Ora ho capito che non me la leverò più di torno. Pensate che la mia vera mamma è morta da undici anni, ma Valeria l'ha sostituita alla grande, e ora non ne posso fare più a meno. Ricordo che cinque minuti dopo che l'ho conosciuta mi trattava già come mi ha sempre trattato la mia vera mamma. E io ho voluto raffigurare questa mamma sperperatrice perchè per anni ho avuto questo peso, ho avuto una mamma che mi ha lasciato un sacco di debiti perchè nella sua vita si è molto divertita a spendere, c'è sì una punta di scherzosa presa in giro ma anche tanta verità in questo film.

Il suo rapporto con le donne com'è nella vita?
Gianni Di Gregorio: Il mio rapporto con le donne è di grande devozione, di sudditanza forse, ognuno poi lo vede a modo suo, io sono un gentiluomo, un uomo di indole buona e dolce, ho anche una forte autocritica e un grande senso della realtà.

A proposito di realtà, il tema torna di grande attualità in questo momento visto che nel film vediamo finalmente donne belle e giovani che si comportano come tali voltando le spalle, elegantemente, a uomini più maturi e soprattutto vediamo uomini sessant'anni che si comportano come uomini di sessant'anni...

Gianni Di Gregorio: Ho capito che stava succedendo qualcosa quando sono venuto a conoscenza degli scandali che rischiavano di mandare all'aria tutto il nostro sistema politico. Avevo paura che il film potesse sovrapporsi pericolosamente alla realtà, che venisse strumentalizzato ma il tutto è nato molto tempo fa, in tempi non sospetti. La verità è che ci sono modi e modi di pensare alle donne, è normale che una ragazza giovane e bella ti volti le spalle quando hai una certa età, è normale che tu ti limiti a portarle a spasso il cane e a comprarle la frutta. Più di quello non si può fare, bisogna entrare nell'ottica, è automatico, è umano, è una cosa che ti scatta dentro, come i freni quando uno guida. E' una cosa naturale, o almeno dovrebbe esserlo.

Quanto è provocatorio il suo film in un Paese governato da un uomo che insegue con ogni mezzo un sogno di bellezza per lui ormai irraggingibile?
Gianni Di Gregorio: Non ho pensato a questo, la contemporanetà è del tutto casuale, mi avrebbe messo in ansia lavorare in questo momento ad un film come Gianni e le donne, lo ammetto. Posso dirvi che l'eccezione in questo Paese sembra essere diventata la regola, io non l'ho fatto apposta a parlare di queste cose ma vi dico anche che se il film risulta provocatorio sono proprio contento (ride). Quello di Gianni è un altro modo di vedere il mondo, per fortuna.

Il film sarà a Berlino, proprio nei giorni in cui in Italia le donne manifesteranno contro lo sfacelo etico, morale e economico di un paese alla deriva...
Angelo Barbagallo: In questo film c'è il desiderio di Gianni di rappresentare l'insieme dell'universo femminile, un mondo che nessuno, me compreso, è riuscito finora a capire fino in fondo. L'ho sempre visto come un omaggio alle donne e mi fa piacere che esca in questi giorni in cui le donne italiane si stanno mobilitando. Noi, nel nostro piccolo, parteciperemo con questo film alla loro manifestazione nazionale.

Perchè secondo lei il film è piaciuto ai selezionatori di Berlino? Forse per via del tema 'scottante' che accomuna i due film che rappresenteranno l'Italia alla Berlinale?
Gianni Di Gregorio: Io lo dico sempre che i film a volte sono più vicini alla realtà più di quanto a volte sia nelle intenzioni del regista. Sono sicuro che in Germania la stampa mi farà domande scomode sulle vicende politiche italiane ma io cercherò nei limiti di scindere le due cose. E sono sicuro che anche Antonio Albanese farà lo stesso.

Questo film è nato come idea ai tempi di Pranzo di Ferragosto, quanto il successo l'ha influenzata nel ricreare lo stesso ambiente e lo stesso gruppo di attori? Possiamo considerarlo una sorta di sequel anche se i personaggi erano diversi?

Gianni Di Gregorio: Mi ha responsabilizzato e terrorizzato allo stesso tempo il successo che ho ottenuto con il mio primo film. Devo dire che Angelo Barbagallo mi ha dato un coraggio pazzesco nell'affrontare questa nuova sfida, si trattava di una storia sentita e molto personale, di un film ancora una volta fatto di getto, costruito sì con molto lavoro dietro, ma mosso da un'urgenza di fondo che sentivo dentro. Non fosse stato così non avrei avuto la forza e il coraggio di farne un altro subito dopo con le stesse tematiche. Non bisogna fermarsi troppo a pensare quando ci si butta in una nuova avventura artistica, bisogna seguire l'istinto, l'importante che sia un istinto onesto.

I due film sono accomunati anche dall'argomento 'denaro', una cosa di cui si parla anche qui in modo molto realistico ed efficace, in un cinema italiano in cui raramente si trattano questi argomenti...
Gianni Di Gregorio: I soldi sono stati e sono tuttora il leit motiv della mia intera vita (ride), come la presenza 'scomoda' della madre. La loro assenza mi ha sempre ossessionato, non posso e non potrò mai prescindere dal parlare di soldi.

La saggezza dell'età l'ha aiutata ad affrontare le paure di un secondo film e a guardare il tutto con più distacco e leggerezza oppure no?
Gianni Di Gregorio: Nel lavoro la saggezza e l'esperienza di tanti anni di onorata carriera di arricchiscono e ti aiutano molto, mentre nella vita no, io faccio ancora gli stessi errori che facevo a trent'anni. In questa seconda opera ho avuto le spalle coperte dal qui presente produttore Angelo Barbagallo che mi ha difeso, protetto e incoraggiato sempre. D'altronde io sono un timido, ansioso, prima di una conferenza stampa mi devo fare il prosecco per rilassarmi (ride).

Signor Santagata, com'è stata questa sua seconda volta al fianco di Di Gregorio sul grande schermo?
Alfonso Santagata: Non sono un attore di cinema, sono un attore di teatro ormai da quarant'anni e al cinema ho fatto due film, entrambi con Gianni. Sul set c'è ovviamente un clima di grande responsabilità ma anche una libertà di azione meravigliosa. Vedere lui che parte dal teatro e finisce a recitare come maschera urbana al cinema mi stringe il cuore, trovo che sia meravigliosa. Mi sono sentito l'alter ego di Gianni in questo film, un po' la sua spalla in quello che io ritengo essere il grande ritorno alla grande commedia italiana. Il cinema che fa Gianni non è la semplice trasposizione di un comico dalla tv al cinema, è cinema puro e semplice. Cè la morte, c'è la vita, mi piace il cinema che pensa e che poi fa.

Gianni e le donne è un film garbato, ha qualcosa del miglior cinema francese d'autore, è da lì che ha preso ispirazione?
Gianni Di Gregorio: Sì, amo molto Tati e Truffaut, amo tutto il cinema francese, come anche il cinema russo, la letteratura sovietica dell''800, il modo garbato di raccontare le storie del cinema francese mi affascina molto, c'è e c'è stato tanto amore per quel cinema.

Anche questo suo usare spesso i non attori a cosa è dovuto? Più ad un'esigenza di verità o al suo modo di concepire il cinema?
Gianni Di Gregorio: Se è attore o non attore poco importa quando ti rendi conto che hai davanti la persona giusta per il tuo personaggio. Ci provo comunque a coinvolgerlo, non è una cosa pregiudiziale né un'ideologia. Il regista poi spesso è portato a coinvolgere i parenti, che sia figlia o la nonna, al momento di girare non è altro che questo: uno che 'usa' le persone come vuole in modo da ottenere il risultato che ha in mente.