Inutile girarci intorno ma partiamo subito da quel finale di episodio che sembra aver spiazzato un po' tutti: possibile che il Detective Velcoro sia veramente morto? Possibile che Colin Farrell, una delle tante chiacchierate star di questa seconda stagione, ci saluti dopo appena due episodi? Non abbiamo visto ancora il terzo episodio e quindi non possiamo darvi una risposta definitiva, ma se dovessimo scommettere al 99,9% vi diremmo "No, non è veramente morto" e questo nonostante i due colpi di fucile ravvicinati non facciano certo sperare per il meglio.
Sul perché di questa nostra convinzione pesano diversi fattori, in primis l'aver visto nei mesi passati tanto materiale promozionale che vedeva lo stesso Farrell in azione con gli altri protagonisti, tutte scene ancora non mostrate in questi primi due episodi. Ma non solo, da un punto di vista narrativo si tratterebbe di una scelta troppo rischiosa, visto che anche in questo secondo episodio, Night Finds You, il personaggio di Ray Velcoro continua ad essere l'unico vero punto di incontro tra i vari personaggi.
Un cliffhanger a vuoto?
Quando diciamo di non credere a questa morte shock lo facciamo però con non poco dispiacere, e non perché siamo sadici e ormai abituati dalla HBO (vedi Il trono di spade) a salutare protagonisti con grande facilità, ma perché una vera dipartita del personaggio di Farrell (salvo flashback ovviamente) rappresenterebbe in questo momento quell'elemento di rottura, quel coraggio, quella sfrontatezza, di cui la seconda stagione di True Detective sembrerebbe tanto aver bisogno.
La settimana scorsa, commentando il primo episodio, vi avevamo promesso di limitare il più possibile gli inutili e controproducenti confronti con la stagione precedente e vogliamo mantenere questa promessa; ma anche senza ridursi al rimpiangere Rust & Marty dobbiamo ammettere che questo secondo episodio su cui avevamo riposto tante speranze ci ha deluso perché è vero che abbiamo avuto un primo assaggio della nuova strana coppia di detective (il Ray di Farrell e la Ani di Rachel McAdams, mentre Woodrugh/Taylor Kitsch continua ad essere sempre più solitario) ma siamo ancora molto lontani dal poterci dire avvinti e coinvolti da un plot ed un mistero che si fa sempre più (inutilmente?) complesso, oscuro e sinceramente anche difficile da seguire.
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A svegliarci (se non letteralmente poco ci manca) sono appunto quei due improvvisi colpi di fucile, quella inquietante figura con una maschera di corvo (già intravista nel primo episodio) e la possibilità che tutto quello che abbiamo visto finora possa in realtà essere spazzato via con questa morte apparentemente senza senso. Nel caso dovesse trattarsi solo di un cliffhanger senza un seguito all'altezza, come dicevamo in apertura, cosa rimane di questo secondo episodio?
Detective (e criminali) in cerca di autore
Quello che rimane, a nostro avviso ovviamente, è la volontà di continuare ad indagare soprattutto sull'animo di questi detective che in fondo, almeno finora, non dimostrano di essere all'altezza del compito a loro assegnato. Anzi, è proprio per questo motivo che il compito sembra essere stato loro assegnato. Questo potrebbe essere forse l'aspetto più interessante di tutta la vicenda, questa necessità di ritrovare se stessi, di scoprire in loro dei "true detectives".
Nic Pizzolatto probabilmente sa il fatto suo e continuiamo ad aspettare fiduciosi che emergano in pieno le sue qualità, perché per il momento capiamo quello che vuole fare, ne apprezziamo l'intento ma il risultato non è all'altezza non solo di quanto fatto in passato ma anche dell'ambizione che trasuda da questi due teleplay. Un'ambizione che però è un'arma a doppio taglio, come dimostrato dall'interessante ma imperfetto monologo in apertura del Frank Semyon di Vince Vaughn: fin dal primo episodio il suo personaggio ci ha in qualche modo ricordato un altro atipico villain visto recentemente sul piccolo schermo, quel Wilson Fisk, interpretato da Vincent D'Onofrio nel Daredevil di Netflix. Ma anche in questo caso, per il momento almeno, il confronto sarebbe impietoso.
Sesso e ossessioni
Nonostante tutto, Velcoro continua ad essere il personaggio meglio caratterizzato, sia attraverso i (brevi) duetti con gli altri protagonisti sia in solitario, e a lui spetta anche la frase "Abbiamo il mondo che ci meritiamo" su cui la HBO ha costruito l'intero battage pubblicitario. La Bezzerides da parte sua aggiunge qualche elemento del suo (tragico?) passato e della sua ossessione per i coltelli e la necessità di difendersi dagli uomini, ha un paio di battute più o meno memorabili (e più vicine al vecchio Rust Cohle di chiunque altro) come "Non faccio differenza tra buone e cattive abitudini".
Il Paul Woodrugh di Taylor Kitsch continua ad essere il vero elemento misterioso e indecifrabile: solitario e silenzioso, con un passato enigmatico e doloroso, un rapporto difficile con il sesso (potrebbe essere un gay latente? Diversi indizi sembrerebbero far pensare proprio questo) e con le donne in generale (non solo la compagna, ma anche la fin troppo appassionata madre); il suo personaggio potrebbe rappresentare davvero la sorpresa e la svolta per l'intera stagione, ma al momento si tratta soltanto di una speranza.
Di certo sappiamo che il sesso è presente in modo sempre più ossessivo anche in questo nuovo ciclo e gli ultimi minuti potrebbero rappresentare, per più motivi, il vero punto di partenza di una serie che sta facendo incredibilmente fatica a decollare.
Movieplayer.it
3.0/5